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In libreria la nuova edizione di "Hyperion e Endymion" di Dan Simmons

 In libreria “I canti di Hyperion” di Dan Simmons

A trent’anni dalla prima pubblicazione, Mondadori ripropone “Hyperion” ed “Endymion” in due splendidi volumi

Borges non sarebbe stato d’accordo nel parlare di fantascienza, in quanto parola che non significa nulla, un errore di traduzione, un’assurdità. Science fiction è un’espressione inglese composta che andrebbe tradotta come “finzione scientifica”. Anche questa definizione, tuttavia, risulterebbe un po’ stretta per l’epico lavoro di Dan Simmons, scrittore americano incredibilmente prolifico ancora in attività, vincitore di innumerevoli riconoscimenti letterari (premi Hugo, Nebula, Locus, Bram Stoker). Tra le sue opere ricordiamo i cicli de “I canti di Hyperion”, “Ilium”, “Joe Kurtz”, “Elm Haven” e decine di altri romanzi tra cui “The terror”, dal quale è stata tratta l’omonima serie televisiva.

L’universo de “I canti di Hyperion” è una finzione dall’architettura complessa, una costruzione che non poggia su basi puramente immaginarie, bensì su teorie scientifiche, filosofiche, poetiche, storiche, teologiche e letterarie. È un immenso affresco dell’universo, dipinto con i colori vivaci della poesia, della scienza, della filosofia, della storia, dell’arte. Insomma, è una rappresentazione dell’umanità attraverso il tempo e l’immaginazione. L’opera appare quanto mai articolata, profonda, ricca di spunti di riflessione, tuttavia la lettura è piacevole e la prosa scorrevole. Dan Simmons è un maestro nel tagliare e cucire le vicende di decine di personaggi, attraverso un flusso di eventi che molto spesso non rispetta nessuna legge del tempo o dello spazio.

I due tomi pubblicati da Mondadori ,“Hyperion” ed “Endymion”, sono Titan Edition: volumi ben curati, con una copertina morbida ma leggermente gommata, una notevole qualità della carta e della stampa, nonché un’originale impaginazione a due colonne.

“Hyperion” prende il nome dall’incompiuto poema epico di John Keats, che tratta la caduta dei Titani a causa dei propri figli, gli dei dell’Olimpo. Il tema di fondo dell’Hyperion di Simmons è proprio questo, ovvero il rapporto tra creatore e creato, nei suoi diversi aspetti e sfaccettature: Dio e l’uomo, genitori e figli, essere umano e intelligenza artificiale, terra e umanità. D’altra parte, Keats non è presente solo nel titolo o nei molti richiami: la sua figura permea l’intero romanzo, tanto che l’audacia di Simmons lo fa diventare un personaggio vivo, reale. Così, Keats viene qui trasformato in un ibrido dotato di corpo umano e intelligenza artificiale, ricostruita sulla vita e sull’esperienza sensibile del poeta dell’800. La struttura del romanzo richiama quella de “I racconti di Canterbury”: pellegrini in viaggio raccontano la propria storia. E’ proprio attraverso le vicende narrate da questi sette personaggi, apparentemente sconosciuti gli uni agli altri, che il lettore si immerge nell’articolato, profondo universo di Simmons.

“Endymion” riprende e sviluppa le vicende dei primi due volumi del ciclo, ma è ambientato trecento anni dopo “La caduta di Hyperion”. Qui la voce narrante è quella del protagonista Raul Endymion, intrappolato in un asteroide-prigione, allo stesso tempo morto e vivo secondo il celebre paradosso quantistico del gatto di Schrödinger.

Anche “Endymion” riprende il titolo da un poema epico di Keats. Il mito racconta che Selene, divinità lunare, si fosse perdutamente innamorata di un uomo bellissimo, Endimione, fino al punto da pregare Zeus affinché concedesse al mortale un’eterna giovinezza. Il padre degli dei esaudì il suo desiderio, così Endimione sprofondò in un sonno eterno e immutabile; finalmente Selene poté fargli visita ogni notte per ammirarne la bellezza. I temi principali attorno ai quali ruotano le vicende del romanzo di Simmons sono allora proprio quelli dell’eternità, dell’evoluzione, della vita e della morte intese come parti inscindibili della stessa esistenza.

L’umanità, infatti, ha raggiunto una sorta di immortalità, ma per fare ciò ha inconsapevolmente dovuto pagare un prezzo altissimo: la vita eterna si è presto trasformata in immobilismo ideologico, in drastico controllo delle nascite, in ottusa e timorosa adorazione di falsi idoli, in perdita della consapevolezza di far parte di una realtà enormemente più grande ed importante di tutti noi. L’evoluzione, secondo Simmons, è quindi la capacità della vita di poter scegliere, di seguire strade diverse, di provare, tentare e scegliere ancora. La paura della morte, il sistematico sottomettere o distruggere ciò che è diverso e infine lo sfruttamento delle risorse senza mai preoccuparsi delle conseguenze, è, secondo l’autore, qualcosa di estraneo all’evoluzione stessa, oltre che alla vita in generale.

 Citando il famoso antropologo Ernest Becker: “Il carattere individuale si forma essenzialmente attorno alla negazione della morte, questa negazione è essenziale componente per il funzionamento del mondo e questa armatura-maschera oscura la conoscenza di sé. Gran parte del male nel mondo nasce come conseguenza della negazione della morte”. Forse il messaggio di Simmons sta tutto qui.

Romanzi illuminanti, coraggiosi, ben scritti e terribilmente attuali.

 

 

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