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Libri & Editori
Karine Tuil premiata a Venezia per "Le cose umane"

"Un romanzo magistrale che descrive il graduale deterioramento delle relazioni tra uomini e donne e l’imprevedibilità della sessualità.” Le Nouvel Observateur 

“Un romanzo che ricorda Balzac, marchiato con il ferro del progresso. Karine Tuil cattura lo spirito dei tempi con una delicatezza di pizzo.” Le Point 

“Le cose umane risveglia il pensiero, scuote, esplora le contraddizioni della nostra epoca.” France Inter 

Le cose umane vince il premio Kinéo Arte e Letteratura, consegnato al Lido di Venezia alla scrittrice francese Karine Tuil, già Prix Interallié e Prix Goncourt des Lycéens. In corso di traduzione in 12 lingue, e oltre 350 mila copie vendute solo in Francia, è appena uscito in libreria per La nave di Teseo. Da questo romanzo il regista Yvan Attal ha tratto l’omonimo film con Charlotte Gainsbourg, Pierre Arditi e Mathieu Kassovitz, appena presentato nella selezione ufficiale della 78° Mostra del Cinema di Venezia. Oltre all’autrice, all’evento sono intervenuti il direttore generale ed editoriale Elisabetta Sgarbi, il presidente della Nave di Teseo Mario Andreose e la presidente del Premio Rosetta Sannelli. 

La consegna del premio con la motivazione di Elena Stancanelli

Nelle faccende umane il nodo del bene e del male è inestricabile. Basta avvicinarsi, osservare con maggiore attenzione: ognuno ha le sue ragioni. Buone, ottime, confutabili, di mediocre utilità… una montagna di ragioni possibili governa ciascuno dei nostri gesti. Il romanzo di Karine Tuil racconta con esattezza di questo nodo. E lo fa a partire dal luogo dove, per eccellenza, le ragioni devono essere prodotte: un processo. Le prime pagine non sembrano neanche appartenere a un romanzo. La sua aderenza ai fatti che vediamo svolgersi, i riferimenti alla realtà,  producono l’impressione che si tratti di un’inchiesta.

La giovane Claire Farel, che ritroveremo una ventina d’anni dopo come una delle protagoniste, è stagista alla Casa Bianca insieme a Monica Lewinski – non ho bisogno di spiegarvi chi è – e Huma Abedin, che sarebbe diventata la più stretta collaboratrice di Hillary Clinton e moglie di quel Anthony Weiner che bruciò la sua carriera politica per il vizio di mandare foto di erezioni alle sue amanti. Questo è il calco, da qui, da questo big bang dell’Occidente si origina la vicenda de Le cose umane.

Tutto esplode a partire da un unico detonatore: il sesso. Claire diventa madre di Alexandre, Alexandre si mette nei guai per quello che la vittima denuncia come uno stupro. Intorno le famiglie si disintegrano e l’eros è padrone. “Al sesso e alla lusinga della devastazione, al sesso e al suo impulso selvaggio, tirannico, irrefrenabile, Claire aveva ceduto come gli altri, buttando all’aria in un colpo di testa, in uno slancio irresistibile, tutto ciò che aveva pazientemente costruito, cioè una famiglia, una stabilità emotiva, un punto fermo durevole.”
Il romanzo, sul cui sfondo scorre ovviamente la cultura del #Metoo, guarda e non giudica, inventa e incastra storie di uomini e donne travolti dal desiderio da una parte e dalla paura dall’altra. Immobili, sotto la spinta di due correnti opposte. Credibile fino al dolore di una nostra deforme immagine riflessa nello specchio, che vorremmo dimenticare, Le cose umane ha dentro Philip Roth e George Bataille, l’angoscia dell’invecchiare, l’ottuso rifugiarsi nella claustrofobia dei riti anche religiosi, l’ossessione della solitudine, ma è soprattutto un romanzo appunto dell’umano, nella sua declinazione contemporanea: scomposta, fragile finale.

“Si era spesso delusi dalla vita, da se stessi, dagli altri. Si poteva tentare di essere positivi, qualcuno avrebbe finito con lo sputarti in faccia la sua negatività e la positività si annullava. Di quell’equilibrio mediocre si crepava, ma lentamente, a singhiozzo, con pause rassicuranti che offrivano una breve euforia: una gratificazione qualunque, l’amore, il sesso... dei flash, la certezza di essere vivi. Era nell’ordine delle cose. Si nasceva, si moriva. Tra l’alfa e l’omega, con un po’ di fortuna, si amava, si era amati. La cosa non durava, prima o poi si finiva con l’essere sostituiti. Non c’era da ribellarsi, era il corso invariabile delle cose umane.”

Tuil Le cose umane
 

Il libro I Farel sono una coppia di potere. Jean, rispettato giornalista, presenta da oltre trent’anni un famoso programma politico alla televisione; Claire è un’intellettuale nota per il suo impegno femminista. Il figlio, Alexandre, frequenta una prestigiosa università americana. Tutto sembra funzionare alla perfezione per loro. Ma un’accusa di stupro sconvolgerà questa impeccabile costruzione sociale.
Il sesso e la volontà di distruzione sono il cuore di questo romanzo che mette a nudo le dinamiche impietose della macchina giudiziaria e indaga il mondo contemporaneo, i suoi impulsi, le voglie e le paure. Chi è davvero sicuro di non finire un giorno preso in un simile ingranaggio?

KARINE TUIL

E' nata nel 1972 a Parigi. Con L’invenzione della vita (2015), finalista al premio Goncourt, e candidato al premio delle Lettrici di “Elle”, al Prix des Libraires e al Prix Interallié, ha avuto uno straordinario successo, affermandosi come una delle voci più interessanti della narrativa di oggi. Nel 2016 ha pubblicato L’incoscienza (La Tartaruga, 2019), selezionato per numerosi premi tra cui il Prix Goncourt, il Prix Interallié e il Grand Prix du Roman de l’Académie française. Si occupa anche di teatro e cinema e collabora con diverse riviste, tra cui “Le Monde 2” e “Livres Hebdo”. Le cose umane è il suo undicesimo romanzo; vincitore del Prix Interallié e del Prix Goncourt des Lycéens 2019.

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