La società parla attraverso la musica. Dai Cani ai Ministri: gioventù alla deriva - Affaritaliani.it

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La società parla attraverso la musica. Dai Cani ai Ministri: gioventù alla deriva

Difficile trovare tempi più bui di quelli che stiamo vivendo in questo sciagurato secondo decennio del nuovo millennio, specie nel nostro paese dove la crisi finanziaria ha determinato un deserto tale da annientare il futuro di intere generazioni. Come sempre accade, è la musica a farsi interprete di questo disagio, e in questi anni sono numerose le proposte particolarmente efficaci e suggestive che si sono inoltrate nella catastrofe, a volte per reagire audacemente, altre volte per gridare la collera condivisa, altre volte ancora invece per venirne a patti.  
Se la popular music ha spesso avuto la tendenza di occultarla la catastrofe, è anche vero che in diverse occasioni, come è prerogativa dell’arte matura, essa ha offerto formule di “accettazione” che possono diventare opportunità di emancipazione e speranza per il mutamento. Musica dei tempi bui, di Alessandro Alfieri, propone una classificazione filosofica di alcune delle realtà musicali italiane più significative emerse negli ultimi anni, dai Teatro degli Orrori alle Luci della Centrale Elettrica, dai Cani ai Pan Del Diavolo, dagli Offlaga Disco Pax ai Ministri, per evidenziarne le differenti modalità di risposta alla catastrofe, che resta sempre ben presente sullo sfondo di tutte le loro produzioni; in tutti questi artisti, in un modo o nell’altro, la catastrofe si declina nella crisi delle relazioni interpersonali, nella necessità della fuga, nel timore del sopraggiungere della fine, nel tentativo di rifugiarsi nel passato oppure nella volontà di immergersi in questi tempi bui, nella consapevolezza che l’unica forma sensata di speranza, soprattutto oggi, è quella di chi non ha più alcun futuro.

Nel nuovo libro si racconta la società di oggi attraverso la musica, come mai questa idea?

Si tratta di un approccio che ha una lunga e consolidata tradizione, tanto nel rapporto musica/società, quanto in quella più generale arte/società; si tratta non tanto, come sostiene certa sociologia, di studiare la società per comprendere la musica, ma come sosterrebbe Theodor W. Adorno (un filosofo a cui faccio spesso riferimento nel libro) studiare il fenomeno musicale per comprendere la società, perché in un determinato brano musicale troviamo inscritte le tensioni e le dinamiche che caratterizzano il mondo esterno (spesso in maniera implicita). Oggi, questo è particolarmente vero quando ci si occupa di popular music, dato che quelle tensioni sociali riguardano nello specifico le giovani generazioni, quelle più colpite e compromesse a causa della crisi economica.

Dalle luci della centrale elettrica ai Ministri per riflessioni ben più ampie… che cosa rappresenta in sintesi ogni musicista citato?

Ho tentato un'operazione di “classificazione filosofica”, partendo dal pensiero del noto filosofo contemporaneo Slavoj Žižek, di quelle che ritengo siano le realtà più interessanti della scena della popular music italiana degli ultimi anni; ognuna di queste band offre un diverso approccio nei confronti della catastrofe storica, sociale, economica, e quindi esistenziale, che stiamo vivendo. Se per esempio Il Teatro degli orrori e gli Zu esprimono la catastrofe attraverso la categoria della collera, Le luci della centrale elettrica e I Cani optano per una “romantizzazione della catastrofe”, con la quale, trasfigurata poeticamente, si viene a patti divenendo malinconicamente affascinante. Dal canto loro, i Pan del diavolo, gli Offlaga disco pax e i Ministri rappresentano le tre modalità di matura “accettazione” della catastrofe, i primi attraverso la promozione del ritmo e perciò della dimensione corporale, i secondi nella mitizzazione di un passato che è anche promessa di rivoluzione, e i terzi nell'immersione consapevole e sofferta nel cuore della catastrofe e delle sue implicazioni nella vita quotidiana.

Quale condizione sociale viene rappresentata da questi autori o brani?

E' la condizione di una generazione alla deriva, per la quale i valori di stabilità e crescita professionale – e perciò stesso psicologica ed esistenziale -, trasmessi dalle generazioni precedenti, sono stati completamente compromessi e ridotti in polvere; è la condizione di “sospensione” di qualsiasi azione concreta, per la paradossale ragione che la catastrofe è sempre anche non-catastrofe, dal momento che cantare la catastrofe, o pensare a essa, significa attestare contemporaneamente che la catastrofe stessa non ha ancora raggiunto il suo punto di disfacimento definitivo; è la condizione per la quale ognuno di noi può attestare come la crisi economico-finanziaria si sia riversata dall'esterno all'interno, ovvero dal mondo all'anima, perché ha annientato ogni capacità progettuale, ha riplasmato le nostre categorie di giudizio ma persino i nostri sentimenti, riflettendosi per esempio nell'incapacità di sostenere relazioni durature.

Chi la rappresenta meglio?

Come detto, il libro ha una struttura “progressiva”, nel senso che alla fine della fenomenologia dei vari gruppi ritengo che proprio i Ministri sia la band che con maggiore lucidità e incisività abbia espresso in musica il nostro presente catastrofico; questo soprattutto a partire dal fatto che qui ci si sta occupando di popular music, di musica rock, che nel suo stesso concetto rivendica un principio di udibilità, di comunicabilità, di coinvolgimento empatico, e tuttavia i Ministri esprimono la consapevolezza stessa che essi hanno di tale necessità senza compromettere significati e messaggi. Nella musica dei Ministri si raggiunge la piena consapevolezza della nostra condizione grazie alla trasfigurazione musicale, e piuttosto che cedere all'ingenuità di proporre una musica propositiva e positiva, lascia all'ascoltatore il momento di una reazione dopo che esso ha preso coscienza del suo stato (che mentre lo si vive resta indeterminato e imprescrutabile).

Qualche aneddoto che riguarda la stesura di questo libro?

Posso dirti quale sia stata una delle difficoltà maggiori nello scriverlo: occuparsi del presente nonché dei fenomeni della popular culture (compito al quale secondo me la filosofia non può sottrarsi) implica un continuo stato di snervamento! Mi spiego: queste sono band o artisti che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono in attività, ed è perciò complicato stare al passo con le uscite discografiche. Come pensavo di aver terminato, tac! Usciva il disco nuovo di qualcuno di loro! Dopo aver inseguito inutilmente le loro uscite, ho deciso di mettere un punto e chiudere il saggio comunque, anche se sono ben consapevole che molti di loro abbiano pubblicato o stiano pubblicando la loro ultima fatica proprio in questo periodo!

Da un punto di vista artistico come sarà ricordata questa epoca?

Noi siamo segnati da uno strano destino, potrei dire persino da una condanna, che caratterizza lo spirito della nostra cultura: proprio nelle fasi più drammatiche della nostra storia siamo sempre stati capaci di reagire alla catastrofe attraverso produzioni artistiche di grande livello, quasi che la catastrofe diventasse fonte di ispirazione, perché chiama in causa da subito l'universo delle forme per essere testimoniata, raccontata, affrontata. Ritengo che, dinanzi alla catastrofe odierna (diversa da quelle passate, inedita, epocale) sia stata proprio la popular music la modalità espressiva più efficace e significativa.