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Libri & Editori
Luca Ward da camionista in Iraq a doppiatore: “Non hai la scintilla, dicevano”

Luca Ward, il talento di essere nessuno: l’autobiografia in libreria

Prima di diventare il re, anzi, il gladiatore dei doppiatori nonché attore di teatro, cinema, tv, 'the voice' Luca Ward si è misurato con parecchi mestieri, facchino, bagnino, bibitaro, restauratore, attrezzista e pure camionista ad alto rischio, assaltato da una banda locale quando, in stile Manuel Fantoni con il suo “cargo che batteva bandiera liberiana” nel verdoniano ‘Borotalco’ trasportava, ma per davvero, bulloni in Iraq. 

La voce di Russel Crowe, Pierce  Brosnan, Hugh Grant, Samuel L.Jackson, lo  racconta nella sua autobiografia Luca Ward, il talento di essere nessuno in libreria dal 31 marzo, edito da  Sperling & Kupfer, ricca di aneddoti e curiosità che l'attore-doppiatore anticipa  all’Agi
“Ho cominciato a lavorare  a 14 anni, come facchino, per portare soldi in famiglia dopo la morte prematura di mio padre Aleardo, attore come mia madre Maria Teresa Di Carlo, scelta anche da Fellini nel suo Satyricon”, chiarisce Ward, 60 anni, spiegando di aver cominciato a muovere i primi passi attoriali da bambino: “Sandro Bolchi chiedeva a mio padre “me lo presti Luchino per una parte da ragazzino?”. 

Ward: “Per incoscienza o per soldi ho fatto anche corse in moto clandestine”

Nonostante il debutto precoce ha però cercato, finché ha potuto, di tenersi fuori dal mestiere di famiglia (il nonno però era proprietario di una compagnia di navigazione commerciale, colpito dalla febbre gialla e gettato a mare dal suo equipaggio spaventato dal contagio e ammutinato ma questo è un altro filone della sua vita da film, raccontato in apertura del libro).     
Fieramente "coatto" di Ostia come rivendica spesso nell'autobiografia curata da Mariano Sabatini, “per incoscienza e per soldi” a un certo punto si è dedicato anche alle corse clandestine in moto: “I miei sono stati attori talentuosi ma sfortunati, che facevano fatica ad arrivare a fine mese, per questo ho cercato di stare lontano dal mondo dello spettacolo - argomenta - perché il tuo destino è eccessivamente nelle mani degli altri: la bravura di un chirurgo o di un restauratore è un fatto concreto, quella di un attore dipende troppo dal giudizio degli altri”.

Gli esordi da doppiatore, poi Pulp Fiction e Il gladiatore

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