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'Yes we Trump', Donald tra coronavirus e presidenziali Usa 2020

 

"Il Presidente Trump è negativo".
La notizia rimbalza immediatamente sui maggiori media internazionali e nazionali. Finalmente dopo essersi rifiutato al tampone, ha preso (forse) coscienza, e così ha tranquillizzato anche tutti quelli che sono parte del suo Staff. A ben vedere, lui come altri esponenti politici di altri Paesi, ha preso sin dal suo sorgere, un pò sottogamba il problema di questo terribile Coronavirus, non dando immediati segnali di voler mettere in sicurezza gli Stati Uniti. Poi, ha cambiato idea. Piano piano, ma sempre con il suo fare "un pò maldestro", ha iniziato a pensare di chiudere alcune realtà di aggregazione, fino al punto, pochi giorni fa, di determinare lo stato di emergenza. Chi ha pensato lo abbia fatto per cautela, per non allarmare, e chi per mero interesse economico. Questo non ci è dato sapere. Ma l'America è un Paese strano, da nord a sud, tutti Stati diversi tra loro, ognuno con propri Governatori e Sindaci, che seguono le sue direttive, ma prendono anche decisioni a seconda del loro sentire. vedi la California, che ha chiuso scuole e centri commerciali da tempo. E persino New York, immensa metropoli, ha iniziato a sentire questa pericolosità, ma ancora lontana da prendere la decisione di chiudere tutto, come da noi, in Italia, seppure Di Blasio, il Sindaco, si è ben espresso in questi termini.
L'economia americana si basa sulle entrate, sul lavoro, su tutta una filiera che se si ferma, sono guai seri. Serissimi. E allora tergiversano, mente gli ospedali sono già in crisi per i ricoveri da Covid-19.
And, The Donald, che farà? Come gestirà questo terribile momento che per il mondo politico segnerà ben più di una campagna alle prossime presidenziali?  Un Presidente definito " ingombrante", Trump, sia nel modo di porsi rispetto sia la politica, che nelle relazioni. "Anche dovuto alla mole, non proprio da passare inosservato. Un gigante di due metri e più di 115 kg. Di lui, delle sue peculiarità e della sua ascesa in politica fino a diventare il Presidente americano, che ha segnato un'epoca per il " dopo Obama", ne parla molto chiaramente Luca Marfé, nel suo libro di prossima uscita " Yes we Trump", parafrasando il famoso slogan obamiano. Edito da Paesi Edizioni, con prefazione di Federico Rampini e post fazione di Giulio terzi di sant'Agata, due massimi conoscitori della politica americana, questo saggio vuole rispondere alle tante domande che tutto il mondo si pone da quando "The Donald" è al potere politico statunitense. Forse l'unico tassello che gli mancava, alla sua vita di già influente e ricchissimo investitore e manager americano. 
Marfé, giornalista professionista e corrispondente dagli USA per il Mattino, ma voce anche di VanityFair, ha vissuto vent'anni in America, consta di una carriera brillante fatta da centinaia di reportage sul mondo americano, sulla cultura italiana esportata negli Stati Uniti e sulla politica americana, dentro e fuori la White House. Luca adesso vive nuovamente in Italia, ma non rinuncia a seguire per professione ed interesse gli United States. Chi meglio di lui può darci delucidazioni sulle questioni che animano la politica americana, dall’impeachment all’immigrazione, e oggi, di questo nuovo grande problema da gestire che determinerà, bene o male, la prosecuzione del mandato di Trump da Presidente? "Questo libro, al di là del titolo, che è evidentemente provocatorio, vuole essere una narrazione oggettiva di un personaggio che è stato viceversa raccontato in una unica direzione, cioè quella della critica feroce. Non significa, con questo, sia un libro di parte, ma una analisi seria, e anche critica quando occorre, di fronte ad un fenomeno, nel senso letterale del termine. Fenomeno diverso, storico, che rimarrà marchiato a fuoco nella storia degli Stati Uniti quello di Trump. A partire dalla comunicazione: 15 mila tweet da Presidente, quasi una sorta di Influencer della politica pari alla Chiara Ferragni americana"
- Un libro che parla dell'uomo o del presidente?
“Il libro è un'analisi dettagliata, dal personaggio politico, all'uomo Trump. Cosa mangia, come vive, come si muove, sia in politica che negli spazi, essendo un gigante (fisicamente parlando). Alla figura del Presidente: la sua riforma fiscale, che ha messo di fatto (che lo si ammetta o meno) il turbo all'economia americana, dato il dimezzamento delle tasse, e che in questo quattro anni ha fatto sì che aumentasse i suoi consensi. Il motivo? Salvare soprattutto la classe media. Che, non a caso, ha scelto Trump, ed è pronta a sceglierlo ancora".
-E poi, sua moglie Melania. Quante domande sarebbero da fare...
“ Si, a cui ho dedicato un intero capitolo che merita per il personaggio che è".
Un politico che, a livello mondiale, ha fatto sentire la sua presenza, dalla stretta di mano, che ricorderemo, con l'omologo nordcoreano Kim Jong-un, alle relazioni con la Corea del nord, e quella complicata con la Cina, e il fascino che in lui hanno tutti gli uomini forti. Fino ad arrivare all'Impeachment, termine inglese traducibile come messa in stato di accusa, col quale si prevede il rinvio a giudizio di titolari di cariche pubbliche qualora si ritenga che abbiano commesso determinati illeciti nell'esercizio delle loro funzioni”
- Saga che sappiamo iniziare già la notte delle elezioni, quando viene eletto a Presidente, per cercare di inchiodarlo alla croce dalla sinistra americana, per farlo naufragare. 
“ Ma fallisce, con un pugno di mosche in mano. Adesso c'è questo grande problema, l'emergenza nazionale appena annunciata riguardo la pandemia da Coronavirus, che lo metterà davvero a dura prova, rispetto la parte contrapposta".
-  Marfé e l'America. Che rapporto è?
“ Le stelle e le strisce sono diventate una parte importante di me. Sono un giornalista, non un semplice fotografo. I miei ritratti mostrano la realtà, non la vanità. E questo libro, che ho visto onorare da due grandi, è il risultato di tanto lavoro, per chiarire molti dubbi e aspetti di questo Presidente. Ripeto: non sostegno, nè dito puntato. Ma analisi seria».
Questo uno dei suoi motti principali, lo stesso che lo ha spinto, mesi fa, in un viaggio all’interno dell’hinterland americano, in stati come il New Hampshire e il Maine, per ascoltare la voce di chi Donald Trump non si pente di averlo votato e che, anzi, alle elezioni 2020 è pronta a riconfermarlo. «Ho incontrato i piccoli imprenditori, gli operai e i contadini che, ad un anno esatto dalle elezioni, mi hanno raccontato l’entusiasmo con cui vedono questo Presidente».

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