Cina, la lunga marcia del lusso: consumi e tech cambiano il marketing
Avere un punto vendita in Cina non basta. La rivoluzione dei cosumi sta mettendo alla prova i grandi marchi del lusso. Replicare le formule occidentali non funziona come un tempo. Per la prima volta, i consumi in fatto di lusso sono calati (anche se solo dell'1%). La spesa globale va a gonfie vele (+10%). Tradotto: i turisti cinesi, sempre più numerosi, comprano quando sono all'estero. In patria è un'altra storia. Lo hanno capito i grandi marchi, approntando strategie di marcheting sempre più sofisticate e (novità assoluta) sobrie.
"In Cina è passato il tempo dell'ostentazione. Il mercato si sta normalizzando", ha affermato a Le Figaro il direttore delle vendite di Hermes, Florian Craen. La strategia, quindi, cambia. Con "un solo negozio per città"
Anche Gucci e Lv stanno seguendo la stessa strada. Hanno sì superato i 50 punti vendita, ma inizieranno ad aprirne altri più funzionali e in linea con i nuovi consumi, chiudendo gli store meno profittevoli. Le prossime aperture saranno più curate, eleganti. A partire da quella di Prada a Shangai.
E poi c'è l'altra grande rivoluzione, quella tecnologica. Anche se il bavaglio del governo su internet resta ben allaccaito, l'accesso alla rete e servizi di messaggistica istantanea come WeChat stanno cambiando le abitudini. E i nuovi clienti iperconnessi pongono nuove sfide. In tutto il mondo. Anche in Cina.