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MediaTech
Ascolti Rai Sanremo, Ad Salini nel mirino: congiura contro piano industriale?
L'Ad Rai Fabrizio Salini

Mentre si avvicina, tra mille e più polemiche, il Festival di Sanremo 2020, ecco che l'Ad Rai Fabrizio Salini finisce vittima di un fuoco incrociato che coinvolge tutta la stampa, in una sorta di attacco generale ai danni del vertice del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, con sentenze di "morte" professionale più o meno esplicite, acuite dalle varie diatribe più o meno accese che hanno investito la kermesse canora ancor prima d'iniziare. 

Pur non essendo stati a nostra volta affatto teneri con Salini negli ultimi mesi, accusandolo di essere poco incisivo malgrado i grandi poteri di cui egli gode (più di qualsiasi suo predecessore), osserviamo tuttavia con una certa curiosità tutto questo improvviso "crucifige" del quale viene fatto vittima sui giornali. 

Praticamente ogni giorno, da giorni, l'Amministratore Delegato Rai viene infatti indicato come nemico pubblico numero uno di qualsivoglia partito di Maggioranza o Opposizione, nonché dato per spacciato e per dead man walking, in attesa di essere "cacciato" definitivamente dopo le elezioni del 26 gennaio. Che la sua poltrona fosse a rischio - specie con il rinvio perpetuo delle nomine, poi infine formalizzate (seppure un po' troppo tardi sulla tabella di marcia) - anche noi lo scrivevamo fin dall'ottobre scorso, come sempre prima di tutti quanti. Ma l'accanimento delle ultime settimane, più che una presa di coscienza del pericolo di destituzione, appare - pensando andreottianamente male ma forse azzeccandoci - come una sorta di mirato boicottaggio a colui che sta cercando di portare a compimento un ambizioso piano industriale

Piano industriale che va a minare benefici consolidati da decenni e che, come accade spesso in Italia, è malvisto dalle tante sacche d'interessi che fanno il bello e il cattivo tempo in Rai fin dalla notte dei tempi. L'Ad Salini non è scevro da difetti e mancanze, naturalmente, ma non è neppure questo mostro di iniquità o d'incapacità da sbattere sulle prime pagine dei giornali un giorno sì e due anche. Il troppo stroppia, per usare un trito cliché, e quando gli attacchi a un dirigente d'azienda diventano eccessivi, insistenti ed esagerati, coltivare un sano dubbio sul motivo di tale pervicacia - specie se il suddetto dirigente è in procinto di cambiare l'assetto dell'azienda stessa - diviene d'obbligo. Se intellettualmente onesti, ovviamente. 

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