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Caso Durigon, Fanpage: "Il tribunale vuole oscurare la nostra inchiesta"

Inchiesta "Follow the Money", Fanpage: il Tribunale vuole sequestrare la nostra inchiesta su Durigon e i fondi della Lega 

"Il Tribunale di Roma vuole sequestrare e oscurare i contenuti dell'inchiesta Follow The Money del team Backstair di Fanpage.it su Claudio Durigon e sui fondi della Lega. Si tratta di un provvedimento che rimanda a pratiche mai utilizzate in Italia che limita la libertà di stampa e che ci riguarda tutti. Per questo non possiamo stare in silenzio. Come giornalisti, come lettori e come cittadini".

A renderlo noto è la redazione della testata online, spiegando di aver ricevuto un decreto del Tribunale di Roma che dispone il sequestro, mediante oscuramento dell'inchiesta.

"Avevamo mostrato un video in cui l'onorevole Claudio Durigon diceva a un suo interlocutore che non bisognava preoccuparsi dell'inchiesta della procura di Genova sui 49 milioni di Euro che la Lega avrebbe sottratto allo Stato italiano perche' il generale della Guardia di Finanza 'l'abbiamo messo noi'. E' una cosa che non e' mai successa, perchè la Costituzione, all'articolo 21, dice che non si puo'".

“L'articolo 21 infatti recita: 'La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili'. Dunque il sequestro preventivo di un prodotto giornalistico, anche se pubblicato sulle pagine web di un sito informativo registrato, è consentito solo ove si ipotizzino reati, diversi dalla diffamazione".

"Non è il nostro caso. Non si può sequestrare e oscurare il contenuto giornalistico per il reato di diffamazione, come confermato da numerose sentenze della Corte di Cassazione. Non si può sequestrare e oscurare in via preventiva, prima che la verità sia accertata. Non si può sequestrare e oscurare perché non vi è più l'esigenza cautelare, in quanto il video e la notizia sono stati ripresi da più giornali, circolano in rete e sono quindi di dominio pubblico. E non si può procedere contro ignoti, come ha fatto il Pm, quando gli autori dei servizi sono noti come lo è il direttore e possono difendersi se indagati, ma non possono se non sono iscritti. Lo ripetiamo: un’inchiesta giornalistica sarà messa offline, quando il provvedimento verrà eseguito, senza alcuna condanna, alcun procedimento o accertamento e senza aver nemmeno sentito gli autori del servizio e il direttore della testata giornalistica, perché posti nell’impossibilità tecnica di farlo".

"Nei prossimi giorni - aggiunge il giornale online - potreste non vedere più alcuni contenuti di Fanpage.it, per una decisione di un Tribunale che contestiamo con forza. Quella che stiamo subendo oggi noi di fanpage.it è, a nostro avviso, una grave violazione della libertà di stampa. E un precedente pericoloso e intimidatorio che ci riguarda tutti. Come giornalisti. Come lettori. Come cittadini. Per questo non possiamo stare in silenzio".

Sul tema è intervenuto anche Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia: "Non piace questo clima, anzi fa paura. C'e', come prevede la legge, la possibilita' di fare valere le proprie ragioni in caso ci si senta diffamati. Arrivare ad oscurare e sequestrare un sito solo perche' fa ascoltare un politico che, tronfio, dice che il generale della finanza che sta indagando sul suo partito politico ce l'hanno messo loro, non va bene!". 

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