Rai, caso Verro: al via indagine interna
Dodici giorni di silenzio. Tanto è passato dalla pubblicazione della lettera del consigliere Rai Antonio Verro e i primi provvedimenti di Viale Mazzini. La presidente Anna Maria Tarantola ha aperto un'istruttoria interna per appurare le responsabilità di Verro. Le parole di circostanza sono d'obbligo: si sta procedento "con estremo equilibrio e con molta attenzione, nell'intesse di tutti", ha affermato Tarantola. Si tratta però di un passo importante, perché rappresenta il primo atto formale dopo la lettera spediata dal consigliere a Silvio Berlusconi nel 2010. Verro segnalava all'allora premier programmi e personaggi sgraditi. Raccomanda "paletti e strettoie" per gestire i talk show politici (da Annozero a Ballarò); sollecita la promozione di Susanna Patruni alla guida del Tg2 e addita li direttore di Rai3 Ruffini.
La presidente Tarantola ha rilevato che, "se veritiero", il contenuto della lettera di Verro "fa emergere possibili ed eventuali profili non coerenti con le norme etiche che un componente del Cda deve avere. Considerato che è un consigliere in carica, in accordo con il presidente del collegio sindacale sono state attivate le procedure interne, quindi la commissione stabile del codice etico".
Il collegio sindacale si e' riunito, investendo della vicenda la 'commissione stabile del codice etico', con il compito di procedere all'istruttoria "per la ricostruzione 'in fatto' della vicenda: non sappiamo se la lettera sia vera o meno, se illecitamente sottratta, non sappiamo da dove arrivi. C'e' l'istruttoria della commissione stabile del codice etico, che e' in corso, e poi l'istruttoria del comitato dei presidenti". Questa prima commissione "non puo' fare una valutazione complessiva", ha aggiunto la presidente Rai, e quindi tutto l'incartamento passa ai tre presidenti di organismi interni e poi all'intero Cda "che poi e' tenuto ad assumere le conseguenti determinazioni, tra cui ad esempio la convocazione dell'assemblea dei soci al fine di adottare le misure previste dalla legge". Tarantola ha anche riferito che nella riunione del Cda di viale Mazzini del 26 febbraio scorso, il consigliere Verro ha fatto una dichiarazione dove dice di non ricordare di aver materialmente scritto la lettera in questione ma riconosce che il contenuto in essa riportato e' coerente con sue precedenti affermazioni alla stampa e in altre sedi.
Solo Gasparri e Brunetta restano dalla parte di Verro, guardando il problema da un punto di vista formale: l'indagine partirebbe da una comunicazione privata (un fax inviato da Verro a Berlusconi) pubblicato dal Fatto Quotidiano. Secondo Brunetta, "in caso contrario ci faremmo tutti complici di un atto illecito. Non e' pensabile di aprire un'istruttoria politico-parlamnetare a partire da un atto illecito. Come e' stata tutelata la privacy, la riservatezza all'interno della Rai?". E Gasparri ha sottolineato - sempre preliminarmente all'intervento di Tarantola - che "eventuali decisioni di revoca investono solo di riflesso la Vigilanza, dopo iniziativa dell'azionista che pero' non mi risulta siano state adottate". Ed ha ricordato una sentenza della Consulta che nel 2009 ha definito il confltito di attribuzione tra poteri dello Stato. "La commissione sta svolgendo un ruolo di tribunale politico?", la domanda di Gasparri.
A favore dell'audizione si sono invece dichiarati Francesco Verducci (Pd); Maurizio Rossi (Misto - Liguria Civica), per il quale "anche la commissione ha il dovere di aprire un'istruttoria e poi segnalare all'azionista Mef la situazione e procedere come reputa meglio fare", e Nicola Fratojanni (Sel), mentre Pino Pisicchio (gruppo Misto) ha evidenziato la necessita' di audire lo stesso Verro, perche' "non possiamo darlo subito per colpevole", ed Enrico Buemi (rappresentante Per le Autonomie - Psi - Maie) ha rilevato "ci concentriamo su un aspetto certamente importante di deontologia e di tutela democratica e pero' trascuriamo altri elementi molto importanti per la Rai, come la governance"