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Coronavirus, pubblicità: divertente e informativa, ma in linea con l'emergenza

Tra gli italiani non mancano le richieste sulla coerenza delle pubblicità rispetto all'emergenza COVID-19. Durante la quarantena la pubblicità deve essere divertente, ma allo stesso tempo informativa, a dirlo i risultati dell'indagine compiuta dal network di consulenza e ricerche Hokuto con l'agenzia di comunicazione Conic.

I risultati emersi dallo studio mostrano come sia importante per gli italiani che i marchi nelle pubblicità guardino al domani, soprattutto se con i propri prodotti e servizi offrono un contributo all'attuale situazione di crisi.

Secondo la ricerca, realizzata dal 23 al 25 marzo, secondo il 53% degli intervistati la pubblicità non sembra essere inopportuna. "Il titolo della nostra ricerca ne riassume il senso: Marche e coronavirus, una missione non diversa ma più grande. Per la pubblicità non c'è rifiuto, soltanto per una piccola quota di intervistati non è il momento adatto per comunicare. La pubblicità che porta un sorriso senza offendere è ancora benvenuta, anzi per una buona parte delle persone è un modo di ricordare le situazioni passate auspicando che ritornino presto. I notiziari, ma spesso anche l'intrattenimento e la scelta dei film, continuano a far riemergere la situazione drammatica che stiamo vivendo, la pubblicità può essere un momento per staccare", a dichiararlo il fondatore di Hokuto Simone De Battisti. "Alle marche non è richiesto di risolvere i problemi, non deve affrontare la crisi, per quello c'è il governo. Deve dare piccole soluzioni alle necessità delle famiglie, tenendo conto dei cambiamenti necessari alla situazione che stiamo vivendo. Devono continuare a mantenere il loro ruolo migliorandolo" conclude De Battisti, "la situazione sociale e psicologica cambia: le famiglie finora si sono adattate per fare la spesa, molte per lavorare a casa gestendo anche i figli. Se la situazione si prolungasse, evidentemente avrebbe ancora ricadute, stress e ansie saranno diverse e vedremo la risposta delle persone", per questo l'indagine sarà aggiornata e ripetuta.

 

Al 56% delle persone capita di divertirsi guardando gli spot pubblicitari
 

Come riportato da Italiaoggi, Il fondatore di Conic, Alberto De Martini, pubblicitario di lungo corso (Red Cell-Wpp, Ata De Martini & C, McCann Erickson, Armando Testa) ha commentato: "Far vedere persone che stanno insieme all'aperto in genere non dà fastidio. In questo momento dà fastidio il lusso, lo sfarzo ora che c'è chi deve fare i conti con i centesimi. Il resto, anche mostrare un gruppo di amici che trascorre insieme una serata, serve a fare un po' sognare, è come garantire una zona franca della pubblicità che c'è sempre stata. Però dobbiamo ancora capire se questa zona franca resisterà".

Ad essere nella giusta direzione i brand che parlano di se stessi o dei propri prodotti tenendo conto della nuova situazione. "Le persone si aspettano che le marche ci siano, che non spariscano, ma che facciano cose che migliorano la vita all'interno del loro business caratteristico", aggiunge De Martini. Per questo secondo l'indagine, una marca che fa pubblicità è "una marca che guarda al domani" e che sa adattarsi. Per il 63% degli intervistati, solo l'11% ha risposto che facendo così il brand non capisce la situazione d'emergenza.

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