Twitter, un complemento alla diplomazia

La diplomazia ha una arma in più: Twitter. Come tutte le armi, però, va usata con cautela, soprattuto quando si parla di affari di Stato. L'arrivo di John Kerry alla segreteria di Stato Usa segna un punto di rottura. Se il suo predecessore, Hillary Clinton, è sempre stata lontana dai cinguettii, Kerry si dimostra più aperto all'uso dei social network.
Il Dipartimento di Stato ha annunciato che ambasciate e diplomatici sono titolari di circa 300 account Twitter, seguiti da 3 milioni follower, di 400 profili Facebook e di 185 canali YouTube ."Vogliamo partecipare alle conversazioni che si svolgono in tutto il mondo ogni giorno", ha detto Victoria Esser, responsabile per l'Agenda digitale per il Dipartimento di Stato.
L'immediatezza del mezzo nasconde però alcune insidie. Un diplomatico non può permettersi commenti leggeri. E' il caso, ad esempio, di un piccolo incidente tra Pechino e Washington: la Cina non ha gradito i tweet di alcuni diplomatici americani. L'ambasciatore Usa in Italia, David Thorne, resta però convinto che sia "un buon mezzo di comunicazione. Credo che abbiamo bisogno di esplorare questa via e prendere per quanto possibile. Ma diffondere messaggi e interagire è prima di tutto una sfida". Una sfida da vincere, perche "Twitter e altri social network possono essere un complemento molto interessante alla diplomazia".