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Filippo Ligresti: "Smart-working è diventato 'main stream'. E il commercio elettronico..."

Filippo Ligresti, (VP e GM di Dell Technologies Italia): "C'è una drastica accelerazione verso una concreta digitalizzazione del business in Italia"
Da anni si parla tanto di digitale e di trasformazione digitale. Spesso è sembrato un tema da “addetti ai lavori” o comunque qualcosa riservato esclusivamente a una audience business. Poi l’emergenza sanitaria ha permesso a un pubblico più esteso di toccarne con mano il significato. Milioni di persone hanno dovuto fare i conti con lo smart-working, mentre molte aziende si sono trovate con infrastrutture ICT ancora non pronte a supportare in modo così esteso e massiccio una modalità operativa di questo tipo.
Ne abbiamo parlato con Filippo Ligresti, figura storica della tecnologia nel nostro Paese e alla guida di Dell Technologies Italia.
Ligresti, il Premier Conte ha recentemente dichiarato “il diritto a Internet dovrebbe essere messo in Costituzione”, cosa ne pensa di questa affermazione?
Non ci son dubbi sul fatto che oggi il web rappresenti uno strumento irrinunciabile per partecipare alla vita sociale ed economica nel nostro Paese e nel mondo. È un fatto. Non credo ci sia bisogno di “certificarlo” ulteriormente con atti formali, perché sarebbe come “inserire in costituzione” il diritto all’elettricità o all’acqua. C’è necessità, invece, che il Governo investa in maniera prioritaria per abilitare ulteriormente l’uso produttivo di Internet, adeguando le infrastrutture necessarie. Stiamo vedendo, in questo periodo, quanto la rete sia un asset critico e strategico per il Paese e quanto – in alcune zone – questa sia ancora lontana da livelli di adeguatezza accettabili, se sottoposta a periodi di stress eccessivo.
A che punto è il digitale in Italia?
Come Dell Technologies monitoriamo con regolarità questo tema. I nostri dati ci descrivono un Paese diviso, ma non necessariamente nella dicotomia Nord vs Sud. Il tessuto imprenditoriale italiano è fatto di grandi aziende, che dal punto divista dello sviluppo digitale sono assolutamente in linea con le best-practice delle altre nazioni, ma anche di piccole e medie imprese in situazioni di significativo ritardo, che faticano ad avere accesso alle competenze e alle risorse finanziarie necessarie. In piena era Covid-19, percepisco positivamente una drastica accelerazione verso una concreta digitalizzazione del business. Lo smart-working è diventato “mainstream”, lo spostamento verso il commercio elettronico, oggi una necessità, permarrà dopo la crisi, mentre prevedo un accorciamento sempre più spinto delle supply-chain – con il ritorno di molte produzioni vicino ai mercati di consumo – che potrà essere abilitato solo dalla disponibilità di automazione e tecnologia.
Alla luce dell’attuale emergenza sanitaria, quali sono i passi fondamentali che l’Italia dovrebbe compiere per velocizzare la propria digitalizzazione?
Riconoscere la centralità del digitale nel processo di ripresa, accelerando ulteriormente la digitalizzazione della pubblica amministrazione e la dematerializzazione dei processi, e rilasciare immediatamente agevolazioni fiscali e finanziamenti per gli investimenti in tecnologia, formazione e progetti di trasformazione digitale.
Quali sono le cose che l’Italia non può assolutamente sbagliare dal punto di vista dello sviluppo tecnologico?
Il Governo deve iniziare a farsi carico di una regia centrale che permetta al Paese di muoversi in modo coordinato e omogeneo. Abbiamo bisogno che il regolatore metta a disposizione strumenti semplici, che funzionino, riducendo al massimo la burocrazia e la complessità che troppo spesso in passato hanno contraddistinto in negativo la nazione.
Come vede la ripresa delle attività nei prossimi mesi? Cosa sarebbe necessario fare per gestire il rilancio dell’economia?
In questo momento, è estremamente difficile immaginare uno scenario ben definito. La situazione è fluida, si evolve di giorno in giorno. L’importante è evitare di muoversi in ordine sparso e guardare ai modelli che stanno funzionando, come ad esempio la Corea del Sud che grazie all’ampio uso della tecnologia sta gestendo al meglio la situazione. Ma, soprattutto, è necessario lavorare affinché le dinamiche portate dal lockdown siano solo una parentesi e non un fenomeno strutturale, usando misure davvero straordinarie di contenimento e minimizzando gli impatti sul business e sull’occupazione. La ripresa delle attività deve trovare un tessuto sociale ed economico ancora integro. Il Governo può far molto per rimuovere le barriere che frenano gli investimenti nel difficile contesto economico attuale, ed è fondamentale muoversi con la logica dell’emergenza, sovrainvestendo, nei settori con il potenziale più elevato di sviluppo e in cui è più realistico ottenere un impatto rilevante in tempi brevi. La ripresa economica è possibile per il nostro Paese: è arrivato il momento di superare la stanchezza provocata dalla crisi attuale e ritrovare la volontà di tornare, con pazienza, a ricostruire.