Il bitcoin crack fa il bis: Dopo Mt.Gox hackerata anche Flexcoin
E due. Dopo Mt.Gox, un'altra piattaforma di scambio di bitcoin fa crack. Si tratta di Flexcoin, vittima, lo scorso 2 marzo, di un attacco hacker. Ancora una falla nella sicurezza, che ha permesso di rubare 896 bitcoin, l'equivalente di 600 mila dollari.
La piattaforma "non ha risorse sufficienti per coprire la perdita" e per questo ha deciso di chiudere gli scambi. Resta la speranza solo per gli utenti che hanno depositato il proprio portafoglio digitale nel "cold storage", cioè fuori dai server online presi d'assalto. Per gli altri, non c'è niente da fare. Addio bitcoin. E nessun risarcimento in vista. Nel breve comunicato in cui Flexcoin annuncia il furto, s'impegna a fare il possibile per recuperare le monete virtuali. Ma sono parole di circostanza. Perché, poche righe dopo, l'unico consiglio dato agli utenti è di "guardare le condizioni di servizio". Cosa dicono? "Abbiamo preso tutte le precauzioni per difendere i vostri risparmi da hacker e/o intrusi. Tuttavia Flexcoin Inc non è responsabile dei bitcoin memorizzati nel sistema".
Nero su bianco. Chiunque si sia iscritto ha accettato queste condizioni. E pensare che, il 25 febbraio, mentre Mt.Gox stava implodendo, Flexcoin aveva assicurato che "i suoio utenti non avevano perso nulla".