Harvie-Watt (Havas Media): "Diritti di negoziazione? Parliamone"
Dalla moda ai centri media. E' il percorso di Isabelle Harvie-Watt, Ceo di Havas Media Group. "Nel momento in cui il digitale stava segnando un cambiamento importante nel mondo della comunicazione, ho colto l'opportunità di essere al centro di tale cambiamento, poichè le aziende della moda mostravano delle resistenze", racconta ad Affaritaliani.it. Lo domostra il fatto che "solo il 40% delle aziende italiane alto di gamma hanno un sito di e-commerce".
Oggi Harvie-Watt è a capo del nono centro media italiano. Ha tra i propri clienti Hyundai, Kia, il Gruppo Mediobanca, e anche molti clienti nel settore del lusso. Ma, al di là dei settori, "il focus è sul digitale. Chi nasce nell'off line deve integrarsi con l'online". I dati di Havas Media lo confermano: "L'Italia è ancora tele-centrica, ma internet avrà sempre più importanza. Nei nostri media planning pesa per un 15%. Nel 2012 era al 6%. Ma il 30% dei ricavi arriva già dal web". Scelte che hanno portato l'azienda a crescere del 10% nel 2013. Peccato che le imprese italiane hanno "la tendenza a non prendere rischi. Sono spesso follower. Ma qualcosa si sta muovendo".
Negli ultimi anni i centri media hanno perso il 30% del billing. Sono in crisi d'identità? "Non credo. Oggi le aziende hanno bisogno di noi. E neppure il real time bidding è una minaccia". Si parla di diritti di negoziazione. "Se vogliamo cambiare questo sistema dovremmo sederci tutti intorno a un tavolo. Potremmo seguire l'esempio francese (dove le overcommission sono vietate, ndr). Ma i clienti devono anche riconoscere il nostro valore. Non siamo solo intermediari".
Formazione anglossassone e da oltre vent'anni in Italia. Come vede il nostro Paese? "Un grande difetto: l'Italia non sa fare marketing di se stessa. Il pregio è la grande creatività e il talento".
Nell'immediato futuro "il settore non riuscirà a chiudere il 2013 con segno positivo. E per il prossimo anno è atteso un -3%". Ma se c'è un settore su cui puntare, Harvie-Watt non ha dubbi: "E' l'anno del mobile. Si dice da un po' ma credo sia il momento l'anno giusto".
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