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I mille volti di Veronica Gentili, da Shakespeare a “La nave di Teseo”

Figlia della mercante d’arte Netta Vespignani e del dirigente Rai Giuseppe Gentili, Veronica – ultima nata, classe ‘83 – cresce nello stimolante universo delle tecniche pittorico-visive, modus vivendi montessoriano tra dipinti, esposizioni, cataloghi e collettive; imprinting estemporaneo e formativo, vera e propria fucina che farà di lei una bimba precoce e piuttosto vulcanica. E’ una famiglia aperta quella dei Gentili/Vespignani, giacchè la madre è stata precedentemente legata a Lorenzo “Renzo” Vespignani, noto pittore, illustratore e scenografo (papà di Alessandro e Marta). Tramonti, paesaggi e dripping le aprono la mente, ma non il cuore, non è il suo amore. Lo è invece la recitazione e – in seconda battuta – il giornalismo e la conduzione. Conclusi gli studi liceali si iscrive all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma, al termine della quale debutta al Globe di Gigi Proietti con l’Otello di Shakespeare. Esperienza che, per sua stessa ammissione, sarà straordinariamente pregnante. Arene, ma anche radio, cinema e/o piccolo schermo. Interpreta ruoli variegati con e per Gabriele Muccino, Stefano Sollima, Carlo Lucarelli, Paul Haggis, e Adriano Giannini. Approda al giornalismo nel 2015, collabora con “Il Fatto” e prende parte, in qualità di opinionista, ad alcune trasmissioni di approfondimento targate La7; Piazza Pulita, L’aria che tira, La gabbia, Coffee Break e - da conduttrice, su Rete 4 - a “Dalla vostra parte” affiancando Giuseppe Brindisi e - in solitaria (alternandosi con Barbara Palombelli) - a “Stasera Italia” weekend ed estate, coadiuvata da Annalisa Corti e Alessandro Montanari, (record di 99 puntante consecutive), uno dei talk nell’access prime time più seguiti degli ultimi anni. Fenomeno pre-serale con picchi che rasentano il 7% e quasi un milione e mezzo di utenti, dando filo da torcere a vecchie glorie come l’inossidabile Gruber.   

“Mi avventuro nella selva oscura di teatro, cinema e televisione, senza mai dimenticare un taccuino invisibile su cui annotare tutto ciò che meriti la mia attenzione”

Sale in cattedra la Gentili, vuoi per quel fascino versatile, a tratti dirompente, vuoi per quell’abnegazione tipica di una rigida disciplina attoriale ove il copione è sacra scrittura a beneficio dell’improvvisazione e vuoi per quell’ultraperfezionismo maniacale, ostinato, al limite dell’irriverenza. Ambiziosa sì, ma niente è a regalo, fin dalle lontane traduzioni di greco. Legge una quantità industriale di news, libri e papers, il dubbio la assale e se sbaglia (e sbaglia!), sa chiedere venia, e pure per tabulas, dono di pochi nel battagliero circo televisivo.

Perseveranza estrema, regola base che non ammette errori, grazie alla quale vale il concetto dell’impossibile che diventa possibile, il possibile probabile e il probabile certo. Mancava qualcosa però, ed ecco che (leitmotiv; fermarsi mai!) spunta il suo primo capo-lavoro di penna nell’anno pandemico, prodotto dalla creatura fondata da Umberto Eco e diretta dall’eclettica Elisabetta Sgarbi, “La nave di Teseo”, titolato “Gli Immutabili”. 224 pagine di quarantena Covid; un diario intimo, laico, ironico, riflessivo, schietto, realistico, appassionato, di un’epoca che ci ha visto tutti, indistintamente – alla stregua dei gabbiani – balenare in burrasca. Parola chiave: alla “sliding doors” non v’è rimedio.    

Corteggiata, desiderata, ma anche un friccico mal digerita, è saltuariamente oggetto di morbosa attenzione anche da parte di alcuni “postillatori” del jet-set o della carta stampata. E’ l’inevitabile prezzo da pagare sia per essersi intrufolata (da non allineata!) nella bolgia che per essersi collocata tra le più gradevoli e spumeggianti frontwoman del panorama mediatico italiano. Tuttavia gli anticorpi non mancano; letteratura a tamburo battente, Ruben Ostlund & un po’ di Freud.   

Cupido? Guai a nominarlo, gelosissima della sfera privata. Qui emerge prepotentemente una strana misantropia. E poi fitness, cioccolata, tuta, felpa, gatto, divano, politica, politica, ancora politica e – l’altra lei - tacco, boccoli, total black, pantalone a palazzo, “mini” Missoni cangiante; outfit studiato. E’ glamour! Pur con le sue lucide imperfezioni e – come dice papà – umane debolezze! Se la gioca, sta al gioco e sa prendersi in giro. C’è spazio anche per l’autoironia. Da veterana blogger è ben consapevole che i suoi scatti esplosivi dalla terrazza romana, “salsiccia & polenta style”, mandano in tilt, meglio, in brodo di giuggiole il popolo “social-web-men”, inchiodandolo – di fatto – alla cruda e nuda realtà. Dice di sé (…) “Vivo nel mio tempo, ne sono sedotta e ne ho paura. Non credo alle interpretazioni degli eventi a compartimenti stagni, così come non credo che si possa raccontare il mondo senza prima lasciarsene permeare. Amo i collegamenti, i rimandi, le contaminazioni tra discipline”.

Ed è forse questo “contaminarsi” il suo segreto, unitamente alla paura (cui tanto teme) e alla perenne scarica di endorfine che, parimenti, sono parte integrante di un poliedrico contesto umano. L’esimio Gianni De Michelis sosteneva che le persone si dividono in due grandi categorie: i laser e i “dispersivi”. Alla prima appartengono coloro che scelgono un obiettivo e si concentrano solo su quello senza curare troppo i dettagli (in politica è un sistema efficacissimo). Alla seconda appartengono i curiosi, quelli che vanno in più direzioni e si “disperdono” e/o, alla maniera della figlia di Giuseppe e Netta, si “contaminano”. Ma è una piacevole dispersione. Il chimico, ex ministro veneziano affermava inoltre che, nel momento delle difficoltà, è più facile reggere essendo dispersivi anziché laser (riferendosi all’amico di sempre Craxi). Infatti – chiosava – “lui si è spezzato. Io no!”. La trent’ottenne timoniera, sguardo magnetico e gestualità seducente, non demorde, padroneggia temi spigolosi, sa quel che dice e incalza gli interlocutori con scenica proprietà di linguaggio. E’ lessicalmente cool. Tanto basta per far parlare di sé, dall’incomprensibile post “mistico” all’eccentrico look.

Teatro, ciak o studio non fa differenza. Da Radio 24 al Palatino passando per la drammaturgia di Stratford-on-Avon, i vicoletti di Spoleto, l’atmosfera del Silvano Toti e il sexappeal dei collant rigorosamente nero velato. E chi si frappone tra lei e la meta - statene certi – non avrà vita facile! Nuove sfide? Ella vi risponde: “mai svegliare il futuro prima del tempo o rischi di ottenere un presente assonnato”.

 

 

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    veronica gentili





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