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La banale intervista di Chiocci al Papa, un'occasione mancata per il Tg1
Intervista a Papa Francesco

Domande banali e intervistatore modesto, l'intervista al Papa del Tg1? Un'occasione mancata

Naturalmente il signor Bergoglio rilasci pure tutte le interviste che desidera, raccontando ciò che più gli aggrada, nel contempo noi raccontiamo, con la stessa libertà, non tanto lo stupore per le banalità dell’intervistato - ne siamo abituati - ma per la modestia professionale dell’intervistatore, che non sarebbe di nessun interesse se non fosse il direttore del Tg1, quindi un dirigente di un’azienda di Stato. Sconveniente perfino il modo di sedersi del direttore innanzi a quello che, evidentemente, considerava un Pontefice, a cui si è rapportato con un laico cerimoniale, del resto confacente all’ecclesiastico.

Un‘intervista che non intervistava, sia per le domande, senza alcuno spessore né interesse, sia per le risposte, di fatto insite nelle stesse domande. La prima: cosa ha provato vedendo gli avvenimenti in Israele? (R) Un’ora buia, ogni guerra è una sconfitta, una persona del settore mi ha detto che il migliore investimento è quello fatto in armi. Il direttore Chiocci: Si parla di un nuovo olocausto, Lei pensa di andare a Gaza? (R) Sposta il discorso sul martoriato popolo ucraino e sui buoni rapporti avuti con l’Ambasciata russa presso il Vaticano. Alla domanda sui migranti risponde che dei 46 milioni di argentini solo 6 possono considerarsi tali, gli altri sono emigranti.  

Prendiamo atto del paterno avvertimento per gli europei. Ancora, le donne capiscono cose che noi non capiamo; no, per ora, all’abolizione del celibato; accettare l’omosessualità. “La Chiesa deve accogliere Tutti, Tutti, Tutti”. Per il cambiamento climatico, “il mondo minimizza, ci vuole più coraggio”: il 28 novembre andrà a Dubai per i lavori della Cop 28. Dopo tanto ragionare, l’intellighenzia del Tg1 lancia la domanda delle cento pistole: Dopo di Lei ci sarà il passato o il futuro?” In termini calcistici si direbbe: che assist! Bergoglio, infatti, lo gira agevolmente in rete: “la Chiesa non deve lasciarsi andare alla malinconia del passato, deve accettare di andare avanti, crescere, in cammino”. Un vero giocatore, non a caso, l’intervista si è conclusa con la domanda Maradona o Messi? Risposta: Pelè.

A guardare i comunicati dell’ufficio stampa Rai, un’intervista da gran successo: 4 milioni 588 mila spettatori, con share del 21,7%. In un Paese a maggioranza cattolica ci sembrano ben pochi, considerando anche che il Tg1 delle 20 aveva avuto 5 milioni 036 mila spettatori, share 25,5%. Quindi, nel cambio di programma in 500 mila hanno preferito altro. Al di là dei numeri, l’intervista non è stata un bel vedere: non una domanda sulla crisi della Chiesa, non una domanda sul vuoto nelle Chiese, non una domanda sull’assoluto declino del Cristianesimo nell’occidente. Potremmo continuare, crediamo inutilmente. Del resto è stato più interessante domandargli se avesse avuto una fidanzata. Un sistema ben oliato parla una diversa lingua, a cui non importa, ad esempio, che a Berlino solo 2 cittadini su 10 si dicono cristiani, intendendo per essi tutte le possibili sfumature di un credo che fu dell’Occidente.

Che dire del liberale Camillo Benso Conte di Cavour, che 160 anni addietro tanto si adoperava per richiamare una libera Chiesa in un libero Stato, ricordando il teologo svizzero Alexandre Vinet, che aveva coniato: “Una Chiesa Libera in un Paese Libero”. Oggi ce ne sarebbe stato meno bisogno.

*Direttore Società Libera

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