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Manuela Moreno: “Non ho bisogno di un uomo sul lavoro, ma nella vita privata…”

Non mettetevi troppo comodi è il suo mantra: stiamo parlando di Manuela Moreno, la giornalista che sta scalando le classifiche degli ascolti tv con Tg2 Post, il programma di approfondimento quotidiano di Rai2. Contenuti di qualità, ospiti d'eccezione e un carattere spigliato che le permette di condurre la puntata con un ritmo incalzante che conquista i telespettatori.

Da un selfie in palestra a un lunghissimo piano negli immensi paesaggi americani, dalle votazioni in Usa al royal wedding inglese, dalle spiagge italiane ai vicoli di Cuba, Manuela Moreno è sempre all'altezza della situazione, in grado di indossare i tacchi negli studi di Rai 2 o le sneakers da "donnavventura". Affaritaliani.it l'ha intervistata per scoprire il segreto del suo successo. 

Manuela, i nostri lettori hanno apprezzato la tua descrizione di giornalista anti-Gruber. Tu ti vedi così?

No, la competizione tra donne è un classico che appassiona sempre e accende molte fantasie, ma è una competizione rispetto agli spazi, non alle colleghe che li occupano. Io non mi considero antagonista di nessuno, sono al servizio del pubblico e provo e raccontare agli spettatori i fatti senza la presunzione di saperne di più: le loro domande sono le nostre domande. Poi il caso vuole che nella fascia di access prime time siamo tutte donne, ma la competizione è più con me stessa che con le altre.

 

 

 

 

 

 

Ma ormai devi confrontarti con pezzi grossi dei talk come lei, appunto.

Quando lavoravo al Tg1 come precaria, c’era Lilli Gruber che era già La Gruber, mentre io è solo un anno e mezzo che conduco Tg2 Post: ma gli ascolti ci premiano e io vado per la mia strada.

E Barbara Palombelli? È innegabile che il tuo ritmo incalzante è un punto forte che a lei manca.

Sia Palombelli che Gruber hanno più spazio, un’ora di tempo, io solo venti minuti: per questo dico “non vi mettete troppo comodi”, perché i tempi sono strettissimi. Devo cercare di dare risposte a tutte le domande in venti minuti, che non è semplice, avendo anche tre o quattro ospiti su temi di attualità, che è densa. Il ritmo incalzante è il mio modo di essere, il mio carattere, mi racconta bene, ma è anche una necessità. In più non sempre i miei ospiti sono abituati a ritmi così serrati e allora capita di doverli pungolare.

Fare i conti con tempi così stretti è limitante?

È una sfida, ma d’altra parte abbiamo il vantaggio di essere in diretta, che ci rende sempre aperti sull’attualità. Come è accaduto con l’attacco a Capitol Hill, quando siamo andati avanti per 3 ore a raccontare live cosa succedeva. Con la diretta la scaletta non è mai davvero chiusa, è un canovaccio di massima che si aggiorna continuamente, e sappiamo quello che va in onda solo quando è finita la puntata.

Parliamo di un’altra tua collega, Veronica Gentili. Secondo alcuni utenti dei social, il regista indulge troppo sulle sue gambe come espediente per aumentare l’audience del programma: tu sei d’accordo?

In realtà non lo so perché io e Veronica siamo in onda nello stesso momento e non riesco mai a vederla. Ma oltre che collega è una grande amica, quindi posso dirti che è una bellissima ragazza, con delle bellissime gambe e se il regista ha fatto questa scelta è perché l’ha identificato come suo punto di forza. Ma conosco bene Veronica e ti assicuro che ne ha tanti di punti di forza, non solo le gambe.

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Parliamo invece dei tuoi colleghi uomini. Ce n’è uno con cui vorresti lavorare?

Preferisco lavorare con le teste che con i generi, non faccio distinzione di genere sul lavoro, anche se ammetto che lavoro molto bene con le donne. Ma in verità sono un cane sciolto, nella mia storia da inviata per il mondo ho sempre girato da sola e sono abituata a muovermi in solitudine, quindi mantengo un po’ quello stile. Non ti so fare un nome… sto bene da sola, non ho bisogno di una spalla maschile. Mi basto, anche perché in venti minuti... c'è poco spazio (ride, ndr).

A proposito della tua vita da inviata: ne senti la mancanza?

Moltissimo. Ma l’ho abbandonata all’inizio della pandemia quindi è stata anche una scelta obbligata e mi ha pesato meno perché sapevo che non ci si poteva muovere in ogni caso. Sentivo l’importanza di tenere il contatto col pubblico, raccontargli cosa succedeva col coronavirus e in quel momento tragico e particolare essere in studio era un po’ come essere sul campo.

Passiamo al tuo futuro: confermi i rumors secondo cui ti daranno più spazio o magari un altro programma?

Di idee ce ne sono tante, di progetti concreti nessuno. Si chiacchiera molto anche sulla scia di quello che è stato un grande successo di questo Tg2 Post che in un anno e mezzo è cresciuto tantissimo, forse come neanche noi ci aspettavamo. Ma per ora lavoriamo sul quotidiano e non chiudiamo le porte a nulla.

Ma ti piace l’idea di continuare con Tg2 Post o vorresti avere più spazio altrove?

Vanno valutate a mano a mano le proposte che arrivano, e ne sono arrivate nel corso di questo anno, ma avendo iniziato un’avventura così importante non mi è sembrato corretto lasciarla e neanche giusto, perché quando si inizia un percorso si deve portarlo a termine, che sia un termine temporale o di ascolti, bisogna comunque chiudere un cerchio e questo cerchio ancora non è chiuso. Anzi, all’inizio avevamo difficoltà a trovare gli ospiti mentre ora non sappiamo più dove metterli, vogliono venire tutti in redazione. È una scommessa con il direttore Sangiuliano, che mi ha dato tantissimo spazio e autonomia e ha creduto molto in me, ma c’è un impegno quotidiano di crescita a cui lavoriamo tutti i giorni, e tutti i giorni si riparte da un foglio bianco.

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A proposito degli ospiti, come li scegli?

Cerchiamo di scegliere gli ospiti migliori in base all’attualità, anche se non sempre si riesce a trovare la persona giusta per quella precisa giornata. Cerchiamo di coprire l’attualità soprattutto politica ed economica ma andando sempre un po’ oltre. Ci sono delle spinte che muovono le società e il mondo, che delle volte sono impercettibili ma segneranno il futuro, e siccome il nostro obiettivo è la qualità, cerchiamo di captarle, di anticipare i risvolti della notizia, guardando avanti, senza fermarci al racconto della giornata ma provando ad andare in profondità e anche in proiezione.

Cambiamo argomento. Prima hai detto che sul lavoro non hai bisogno di un uomo: è così anche nella vita privata?

No no, qualcuno c’è (ride, ndr). Ho un compagno che però non vive a Roma e quindi riusciamo a vederci solo nei weekend. Cerchiamo di recuperare durante le vacanze, che per altro spero arrivino presto.

Dove ti vedremo questa estate?

Al mare sicuramente, lo amo molto, è rigenerante: tra casa mia a Viareggio e la Puglia dove vado a godermi un po’ di mare di quello serio.

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