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MediaTech
MediaMaker, quando il made in Italy incontra le produzioni televisive
Tommaso Marseglia

In cosa investirete i soldi ricavati dal finanziamento di MCC?

“I soldi ricevuti da Mcc sono finalizzati alla realizzazione di produzioni di contenuti audiovisivi nel ruolo, appunto, di produttore esecutivo. Dall’anno scorso, stiamo realizzando documentari per il rilancio di personaggi, prodotti e servizi. Al momento, abbiamo girato 56 episodi dalla durata di circa 26 minuti su personaggi italiani appartenenti alla storia, alla cultura e alla scienza. Inoltre, stiamo concludendo la prima serie di ‘Dentro il quadro’, dove vengono spiegati, tramite un lavoro di digitalizzazione, i capolavori dei più grandi artisti italiani tramite ‘l’immersione’ dello spettatore proprio all’interno dell’opera d’arte. Il finanziamento è volto a rafforzare proprio queste due linee produttive, basate sul concetto di made in Italy”.

La vostra società punta su tecnologie sofisticate per la produzione di contenuti. Ma è vero, dunque, che l’utilizzo di tali attrezzature sia quasi una formula magica per un prodotto di successo?

“No, le attrezzature non sono una formula magica per avere una serie di successo. Ma hanno comunque la loro importanza, diciamo che sono un contorno. Da un lato la tecnologia ci aiuta a velocizzare i tempi di realizzazione. Noi non parliamo, infatti, di effetti speciali ‘hollywoodiani’. La nostra società punta fondamentalmente sul ‘virtual set’, ovvero uno sfondo neutro che permette, già in fase di girato, ai produttori e attori di vedere la scenografia finale per poi potercisi immergere. Non è, dunque, un’opera di post-produzione come gli effetti speciali”.

“Comunque”, continua Marseglia, “l’utente, nel tempo, ha perso la capacità di mantenere la concentrazione e assorbire tutto ciò che gli viene offerto, ad esempio, un prodotto come un documentario. Queste tecnologie si rivelano dunque fondamentali per mantenere alta l’attenzione dello spettatore per regalargli un’esperienza, appunto, immersiva. Questa formula non è sicuramente l’unica risoluzione al problema ma reputiamo sia comunque molto attrattiva”. In ogni caso, i prezzi di queste tecnologie sono ancora piuttosto alti, data anche la scarsissima quantità di produttori globali, e possono arrivare a costare cifre che sfiorano il milione di euro.

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