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Salute, il futuro si chiama intelligenza artificiale. La competizione Usa-Cina

Ormai è chiaro a tutti che il futuro di molte delle nostre attività sarà l’Intelligenza Artificiale. Essa è già presente nelle nostre vite nell’ambito dell’assistenza medica e chirurgica, della salvaguardia ambientale e delle piattaforme di entertainment. Ma la quinta generazione delle comunicazioni mobili, il 5G di cui tanto si parla, consentirà un’ulteriore accelerazione nella sua applicazione alla nostra quotidianità. Non mancano i dubbi, dal momento che ancora non riusciamo a immaginare del tutto le regole e meccanismi di controllo condivisi nell’applicazione di queste tecnologie, ma la strada sembra decisamente segnata e da questo punto di vista va notato che il dibattito e i governi sono piuttosto in ritardo rispetto allo sviluppo tecnologico, che è tumultuoso.

Al di là dei timori per scenari fantascientifici alla Philip Dick, in cui le macchine prendono il controllo del mondo, ad oggi la prospettiva più realistica è quella di computer che sostituiscano l’uomo nei compiti più pesanti e ripetitivi e ci aiutino - grazie alla disponibilità di enormi volumi di dati - nelle attività a maggior valore aggiunto, in cui tuttavia l’elemento umano rimane centrale.

A ottobre 2018 si è conclusa l’asta per l’assegnazione delle frequenze 5G per un valore complessivo di 6,5 miliardi di euro, somma ampiamente superiore alle attese, tanto da far dubitare gli stessi operatori assegnatari sulla possibilità di rientrare in tempi ragionevoli dall’investimento. Vero è che il 5G non è la mera evoluzione delle attuali generazioni di reti, ma una rivoluzione tecnologica con un impatto notevole su tutta la nostra vita.

Il 5G infatti non sarà finalizzato solo alla comunicazione tra persone, ma anche al cosiddetto “Internet delle cose”, grazie al quale vari dispositivi wireless comunicano direttamente sfruttando onde elettromagnetiche di elevata frequenza che richiedono l’installazione di numerose antenne. Ed è proprio la proliferazione di antenne a sollevare qualche preoccupazione circa i possibili rischi per la salute. Per questo sarà fondamentale che l’introduzione di questa tecnologia sia affiancata, senza inutili allarmismi, da un attento monitoraggio dei livelli i esposizione e dei possibili effetti a lungo termine.

Ma al di là di questo caveat, possiamo dire che la combinazione di Intelligenza Artificiale e 5G sarà il motore di un futuro fatto di servizi altamente innovativi, specie nella sanità.

L’Unione Europea, con il programma Horizon 2020, ha investito 20 miliardi tra pubblico e privato per sviluppare l’Intelligenza Artificiale in settori fondamentali come la sanità, rafforzando i centri di ricerca europei e incentivando la sperimentazione. L’approccio europeo vede l’Intelligenza Artificiale non come un obiettivo in sé, ma come un mezzo per aumentare il benessere individuale e sociale attraverso un impiego etico della tecnologia e rispettoso dei diritti della persona, in cui la protezione dei dati (con norme come la GDPR) sarà uno snodo delicato e decisivo.

Come si muovono le grandi potenze su questo terreno?

La Cina ha una strategia che promuove infrastrutture, formazione di competenze e industrializzazione dei risultati della ricerca, appoggiandosi ai propri campioni IT nazionali (Alibaba, Huawei, ecc.) per conquistare la leadership tecnologica. Negli USA è invece il settore privato a guidare gli investimenti, anche se l’amministrazione Trump ha fatto la sua parte con oltre 6 miliardi di dollari.

In ballo c’è l’egemonia tecnologica. E che vi sia uno scontro in corso è testimoniato dalle recenti chiusure protezionistiche degli USA e dalla richiesta di Trump di sottrarre le infrastrutture americane (essenziali allo sviluppo delle tecnologie digitali) dalla dipendenza da società cinesi come Huawei.

Nella Sanità su scala mondiale al momento sono centinaia le applicazioni/brevetti già in circolazione. Li possiamo raggruppare per grandi famiglie.

La prima riguarda l’automazione dei processi amministrativi e radiologici. È il caso della statunitense Arterys, una piattaforma per le immagini radiologiche che ottimizza la qualità e accelera l’analisi delle immagini migliorando e velocizzando i tempi della diagnosi. Sempre negli Usa è nata Enlitic, un’applicazione che integrandosi con i sistemi di archiviazione e trasmissione d’immagini radiologiche, permette d’interpretare un’immagine diagnostica con una risposta diecimila volte più veloce rispetto alla attività tradizionale del radiologo.

La seconda famiglia di applicativi è quella che riguarda più da vicino il rapporto con i pazienti. Parlo dei servizi di telemedicina specialistica che permettono, per esempio, la televisita da parte del medico, che in tempo reale interagisce a distanza con il paziente, al quale può prescrivere farmaci o cure. È il caso di Hearthlogic, un software statunitense - ormai introdotto anche in Europa - che permette il monitoraggio a distanza del pacemaker nelle persone che hanno superato un arresto cardiocircolatorio. Al cambiare di alcuni parametri l’applicazione invia un’allerta al centro medico di riferimento. Presso il Centro Oncologico dell’ospedale Santo Stefano di Prato si sta inoltre sperimentando l’Ambulatorio Virtuale, che semplicemente utilizza Skype per le visite a distanza.

Infine la terza famiglia di applicativi modifica radicalmente il concetto di cura e il modello organizzativo sanitario. Babylon Health è un software che aiuta il paziente a interpretare i propri sintomi, a consultare la propria storia clinica e a prendere appuntamento con il medico. In Israele hanno anche inventato DreaMed Diabetes, un “advisor virtuale” per i pazienti affetti da diabete ai quali rileva i livelli di glucosio e sulla base di questi adatta le dosi di insulina.

A questo si aggiungono applicazioni dal sapore avveniristico. Una di queste è la Capsula Elettronica per il monitoraggio del tratto gastrointestinale ideata al MIT di Boston. Una pillola grande come un’aspirina, da ingoiare per monitorare la salute di stomaco, piccolo intestino, colon, fegato e pancreas. La pillola, al momento in fase di test sui suini, comprende due parti, una sigillata ermeticamente con la componente elettronica di lettura, l’altra contiene i batteri probiotici in grado di percepire il sanguinamento gastrointestinale.

Sono solo alcuni esempi per dare ai lettori di Affari Italiani un’idea della direzione in cui stiamo andando. L’Europa sta giocando al momento un ruolo minore rispetto a Usa e Cina, ma non possiamo permetterci di essere indietro o addirittura fuori da questa partita. Non solo perché la tecnologia è la frontiera in cui si gioca la competizione internazionale, ma anche perché presto o tardi bisognerà scrivere le regole e definire la governance del “nuovo mondo” che ci attende. E si sa che quando non sei tu a scrivere le regole, vuol dire che le subisci.

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