Unomattina Weekly, "Annozero-Ballarò la mia palestra d’ascolto. Mi ispiro a Oriana Fallaci e..." - L'intervista a Giulia Bonaudi - Affaritaliani.it

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Unomattina Weekly, "Annozero-Ballarò la mia palestra d’ascolto. Mi ispiro a Oriana Fallaci e..." - L'intervista a Giulia Bonaudi

"Fabio Gallo è il collante perfetto, sempre pronto a creare armonia e ritmo. Lorella Boccia? Intesa naturale", la padrona di casa del mattino di Rai1 nel weekend, Giulia Bonaudi si racconta ad Affaritaliani.it

Di Giordano Brega

Unomattina Weekly? "Con Lorella Boccia intesa naturale. Mi ispiro a Oriana Fallaci per il coraggio del pensiero libero. E anche a..." - L'intervista a Giulia Bonaudi

Sei tornata per il terzo anno a Unomattina Weekly: qual è la ricetta di Giulia Bonaudi per i weekend nell’estate di Rai1?

Credo che la forza del weekend stia proprio nel suo ritmo più umano: meno frenesia, più profondità. La mia ricetta è semplice ma sincera: curiosità viva, linguaggio chiaro e una grande attenzione all’ascolto. Portare l’attualità e affrontare i temi che toccano da vicino la vita quotidiana delle persone.

Quest’anno hai trovato Lorella Boccia come new entry della trasmissione assieme a te e Fabio Gallo: com’è stata la partenza con lei in queste prime puntate?

Fantastica. Abbiamo subito trovato un’intesa naturale: lei arriva dal mondo dello spettacolo, io da quello dell’informazione, ma ci siamo incontrate sul terreno comune della passione per la televisione. E Fabio è il collante perfetto, sempre pronto a creare armonia e ritmo. È un trio che si diverte, e credo si veda.

Hai pubblicato su IG un piccolo backstage prima che si accendano le telecamere, ci racconti qualche momento divertente dei vostri dietro le quinte?

Ce ne sarebbero da raccontare… Le “prove” di conduzione con i microfoni spenti, le battute e le risate insieme agli autori e ai tecnici in studio. Sdrammatizzare prima della diretta è un nostro rito: serve a sciogliere la tensione, a ricordarci che anche in tv restare umani è il primo comandamento.

Nella tua lunga gavetta in Rai, ci sono stati momenti di vita lavorativa a Report, RaiNews, Nemo, XXI Secolo… Chi sono stati i tuoi maestri e gli insegnamenti più importanti che ti hanno dato?

A XXI Secolo ho imparato a lavorare sull’equilibrio tra notizia e narrazione. La sfida era raccontare l’attualità in modo accessibile, senza rinunciare alla profondità. A RaiNews24 l’urgenza del racconto mi ha insegnato che bisogna essere tanto veloci quanto attenti ai contenuti. E a Nemo, invece, ho imparato che il giornalismo può – e deve – farsi carne viva. È lì che ho capito quanto sia potente l’incontro diretto con le persone. I maestri? Chi mi insegnato a non smettere mai di farmi domande e che il buon giornalista non è mai il protagonista ma è colui che rende il suo interlocutore il vero protagonista.

Tra i grandi giornalisti del presente o del passato a chi si ispira maggiormente Giulia Bonaudi?

Enzo Biagi per aver incarnato un giornalismo che non cercava l’effetto, ma il senso. Oriana Fallaci per il coraggio del pensiero libero e per le sue interviste con la Storia. Ma anche volti contemporanei come Roberto Inciocchi, La sua autorevolezza non è mai imposta, ma conquistata con la coerenza, con lo stile sobrio e con una rara eleganza nel racconto.

Raccontavi in qualche intervista che sei cresciuta guardando cartoni animati e serie tv prima e talk show poi. Quali sono quelli che porti maggiormente nel cuore e perché?

I cartoni di Miyazaki, perché dentro ci trovi l’anima del mondo. Le serie come Breaking Bad per la costruzione perfetta dei personaggi, per quel modo chirurgico di raccontare la trasformazione umana, anche nelle sue zone più oscure. Ma anche Lost una serie che ti spinge a cercare sempre un filo invisibile tra gli eventi. E i talk show politici come Annozero, Ballarò, erano la mia palestra d’ascolto: osservavo come si costruiva un’intervista, come si dosavano le emozioni. Lì è nato il mio mestiere, inconsapevolmente.

Un sogno impossibile: il programma che vorrebbe condurre Giulia Bonaudi

Il programma che vorrei condurre è un format di reportage e racconti dall’estero, che unisca l’immediatezza del racconto sul campo alla profondità del linguaggio documentaristico. Un viaggio dentro le storie, non sopra. Mi piacerebbe un programma capace di sporcarsi le scarpe nei luoghi, di ascoltare lingue diverse, culture complesse, tensioni geopolitiche e umane. Con uno stile dinamico, visivo, coinvolgente, che parli a chi ha voglia di capire cosa succede fuori dai confini, senza semplificare. Un racconto del mondo, ma con passo narrativo e sguardo empatico: questo sarebbe il mio sogno editoriale.

Un sogno possibile, il programma che un giorno condurrà Giulia Bonaudi

Un programma di attualità che sappia parlare anche alle nuove generazioni, senza perdere profondità. Un programma che abbia lo sguardo dei trentenni, che racconti il presente senza presunzione, ma con tanta verità.

Chiudiamo l’intervista in musica: le canzoni che ti porti nel cuore, la colonna sonora della tua vita e quella di quest’estate 2025

Amo profondamente la musica brasiliana, dalla bossa nova, al samba, al pagode, al funk. Tutto ciò che è ritmato da percussioni mi accende immediatamente. Quest’estate ancora non so… Attendiamo il nuovo tormentone!