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Medicina
Guerra alle sigarette elettroniche: aumentano il rischio fumo tra i giovani

Guerra alle sigarette: all’istituto ortopedico Rizzoli stop alle sigarette elettroniche anche all’esterno

 

La guerra alle sigarette si fa sempre più dura. E mentre Macron decide di disincentivare il fumo aumentando in Francia il costo di un pacchetto di sigarette sino a 10 euro, in Italia si fanno notare anche alcune singole iniziative per fermare il vizio del fumo ormai identificato come una delle principali cause del tumore ai polmoni.

È questo il caso dell’ all’istituto ortopedico Rizzoli dove sono state resi ben visibili i segnali di divieto al fumo anche ad alcuni metri dagli ingressi delle strutture, sui ballatoi, balconcini, scale interne ed esterne, non solo però per le sigarette normali, ma anche per quelle elettroniche. L’obiettivo: abolire il fumo dentro e nelle aree limitrofe alla struttura, anche il fumo passivo.

 

Guerra alle sigarette: le sigarette elettroniche inducono i giovani al vizio del fumo

 

È di questi giorni una ricerca americana realizzata in America dal Dartmouth Institute, che dichiara come le sigarette elettroniche possono innescare il rischio del fumo tra i giovani.

I risultati hanno mostrato una forte e consistente prova di un rischio maggiore tra l'uso iniziale di sigarette elettroniche e il successivo passaggio all’uso di sigarette normali. La ragione potrebbe ritrovarsi nel fatto che le sigarette elettroniche imitino il comportamento del fumo attraverso il coinvolgimento simile di movimenti di mano e bocca, dell’ispirazione e dell’espirazione. L'aerosol della sigaretta elettronica contiene anche la nicotina, quindi l'uso di questi dispositivi potrebbe aumentare l'esposizione e l'eventuale dipendenza da questa sostanza.


Philip Morris: investe 500 mln su stabilimento nel bolognese per la produzione di iQos, è polemica


E mentre nel mondo la guerra alle sigarette si fa sempre più dura il Governo italiano esulta per l’intenzione comunicata dall’azienda Philip Morris di investire 500 mln sullo stabilimento di Crespellano nel bolognese per l'espansione della capacità produttiva dello stabilimento per prodotti senza fumo.

L'affiliata italiana di Philip Morris International Inc. (Pmi) acquisterà quest'anno 80 milioni di tabacco in foglia coltivato su 5.500 ettari in Umbria, Veneto, Toscana e Campania, coinvolgendo 800-900 imprese e 50 mila addetti. Obiettivo è migliorare la qualità, l'efficienza produttiva e la competitività del prodotto italiano, garantendo la sostenibilità dell'intera filiera e assicurando la stabilità del settore.

Lo stabilimento di Crespellano, spiega Philip Morris, è il primo della società per la produzione su larga scala di HEETS, gli stick di tabacco usati con il dispositivo di riscaldamento elettronico iQos. 
Il sitema iQos di Philip Morris si differenzia dalle comuni sigarette elettroniche per il fatto che iQos scalda il tabacco invece di brucialo. Un'invenzione che ridurrebbe la tossicità della boccata del 90%, stando alle dichiarazione dell’azienda. 

Tuttavia in Italia, gli sticks iQos sono in vendita nelle sole tabaccherie con la dicitura "nuoce alla salute e crea dipendenza" e, ad oggi, negli Stati Uniti la Fda non ha autorizzato la vendita di iQos come prodotto a rischio ridotto.

E scatta la polemica. "Da un lato il Governo dichiara di tutelare la salute pubblica e di voler ridurre l'incidenza del tabagismo. Dall'altro celebra un prodotto del tabacco nocivo per la salute della Philip Morris": questa la denuncia della senatrice del MoVimento 5 Stelle Paola Nugnes, che ha presentato insieme al senatore Castaldi una interrogazione urgente ai ministri dello Sviluppo Economico e dell'Economia e delle Finanze.

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guerra alle sigarettefumofumo passivosigarette elettronichephilip morris




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