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Medicina
Sclerosi multipla: Merck presenta nuovi dati su evobrutinib

30 maggio 2020 - Giornata mondiale della Sclerosi Multipla

 

I nuovi dati presentati durante l’European Academy of Neurology indicano evobrutinib come il primo inibitore della tirosina chinasi di Bruton [BTK] a dimostrare efficacia e sicurezza nella Sclerosi Multipla nell’arco di 108 settimane

Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, ha annunciato i dati relativi al profilo di efficacia e sicurezza a lungo termine del farmaco sperimentale evobrutinib, inibitore orale, altamente selettivo della tirosina chinasi di Bruton (BTK) in pazienti adulti con Sclerosi Multipla Recidivante (SMR).

I recenti risultati dello studio di estensione open-label di Fase II (OLE, open-label extension) sono stati presentati durante il Congresso virtuale dell’European Academy of Neurology (EAN) 2020.

"Questi dati dimostrano come evobrutinib abbia un impatto elevato e sostenuto sul tasso di ricaduta annualizzato nell'arco di 108 settimane", ha dichiarato Luciano Rossetti, Head of Global Research & Development per l’area di business  Biopharma di Merck. "La maggiore efficacia è stata chiaramente associata all'occupazione di BTK, e questo rafforza ulteriormente la validità della nostra scelta di dosaggio nel programma di fase III. E’ inoltre particolarmente incoraggiante l'ampiezza dei dati di sicurezza di evobrutinib, compreso il fatto che non si segnala nessun aumento di infezioni gravi in più di 1.200 pazienti fino a due anni."

I risultati relativi al tasso di recidiva annualizzato (ARR, Annual relapse rate) nella fase in doppio cieco dello studio sono stati mantenuti nel corso dell'estensione open-label, con i pazienti che hanno ricevuto evobrutinib 75mg BID (due volte al giorno) nella fase in doppio cieco mostrando un ARR di 0,11 (95% CI 0,04–0,25) alla settimana 48 e di 0,12 (0,06–0,22) alla settimana 108.

I dati emersi dallo studio di Fase II continuano a dimostrare che il dosaggio BID può ottenere un'efficacia maggiore rispetto al dosaggio QD (una volta al giorno), sui risultati clinici, come dimostrato dalla riduzione di ARR. I dati di modelling mostrano che un’occupazionesuperiore al 95% di BTK come minimo è necessaria in quasi tutti i pazienti per ottenere la massima efficacia e questo può essere raggiunto, in maniera ottimale, con il dosaggio BID.

I dati precedentemente pubblicati sul New England Journal of Medicine riportavano i risultati dello studio di fase II in cui si dimostrava che, a 24 settimane, evobrutinib riduceva significativamente il numero complessivo di lesioni T1 captanti gadolinio rispetto al placebo, soddisfacendo il suo endpoint primario. Alla settimana 48, tutti i pazienti sono potuti entrare nello studio OLE che ha valutato l'efficacia e la sicurezza a lungo termine di evobrutinib.

"I dati di efficacia e sicurezza relativi ad evobrutinib a 108 settimane emersi durante lo studio in doppio cieco e il periodo di OLE sono molto solidi", ha osservato il Dr. Xavier Montalban, Presidente e Direttore del Neurology-Neuroimmunology Department & Neurorehabilitation Unit, Multiple Sclerosis Centre of Catalonia (Cemcat), Vall d'Hebron University Hospital, Barcellona, Spagna. "Questo, in aggiunta all'alta selettività della molecola, suggerisce che evobrutinib possa costituire un approccio promettente al trattamento della SM."

Su 267 pazienti randomizzati, 213 hanno completato il trattamento di 108 settimane (48 settimane nello studio principale e 60 settimane nello studio OLE). Evobrutinib

è stato generalmente ben tollerato, con il profilo di sicurezza mantenuto durante lo studio OLE, senza aumento di infezioni e, in generale, senza nuove segnalazioni di sicurezza. Coerentemente con l'alta selettività di evobrutinib, i pazienti che hanno partecipato allo studio non hanno manifestato effetti collaterali sistemici, come disturbi gastrointestinali. Nello studio di fase II, gli eventi avversi di qualsiasi grado più comunemente osservati in associazione con evobrutinib hanno incluso nasofaringite e aumento dei livelli di aminotransferasi alanina (ALT), aminotransferasi aspartata (AST) e lipasi.

Le aminotrasferasi epatiche elevate transitorie sono state limitate alle prime 24 settimane dall'inizio del trattamento con evobrutinib e non sono state osservate nello studio OLE nei pazienti che hanno continuato il trattamento con evobrutinib.

Evobrutinib sta entrando negli studi di fase III dopo i risultati dello studio clinico di fase II, che ha soddisfatto il suo endpoint primario nel corso di 24 settimane di trattamento. I due nuovi studi, EVOLUTION RMS 1 e 2 sono studi multicentrici, randomizzati, in doppio cieco, double-dummy a gruppi paralleli, , con controllo attivo che valuteranno l'efficacia e la sicurezza di evobrutinib verso teriflunomide, in pazienti con Sclerosi Multipla Recidivante. L'endpoint primario degli studi è l'ARR nei pazienti dopo 96 settimane di trattamento. Gli endpoints secondari includono la comparsa di nuove o ingrandite lesioni T2 valutate mediante risonanza magnetica per immagini e la disabilità progressiva misurata con l’EDSS  (Expanded Disability Status Scale).

 

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