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Coronavirus, medici di base: perché Regione non li ha scelti per gestire crisi

Coronavirus, medici di base: perché Regione non li ha scelti per gestire crisi

Il tuo medico di base, caro lettore, sicuramente è il migliore del mondo. Davvero, ci credo. Però mettiti la mano sulla coscienza e chiediti: davvero quell'esame che ti ha fatto fare quella volta era proprio necessario? Quell'accertamento che hai dovuto pagare perché il servizio sanitario te lo passava solo sei mesi dopo, e che invece il privato ti ha fatto fare subito perché - appunto - pagavi, era proprio necessario? E quelle volte che ti sei fatto fare il certificato medico perché avevi mal di testa e perché, dai diciamocelo, magari sei una mamma e tuo figlio stava male, quelle volte il tuo medico ti ha visitato? Oppure bastava una telefonata? Tutte cose comprensibili. Giustificabili, pure.

Rispondere con onestà a queste domande è importante. Perché permette di inquadrare, ovviamente senza alcun tipo di politically correct, la questione del Coronavirus in Lombardia. Così come è importantissimo rispondere correttamente alla domanda: perché il medico di famiglia ti fa fare tutti quegli esami. Certo, lo fa per te. E' scrupoloso. E poi, è sempre bene per lui fare un po' di medicina difensiva. Che cos'è? La medicina difensiva consiste nella pratica con la quale il medico difende se stesso contro eventuali azioni di responsabilità medico legali seguenti alle cure mediche prestate. Copiato paro paro da Wikipedia. Tradotto: vi fa fare un esame perché si sa mai che non ha valutato bene qualcosa, e così se qualcosa c'era, non è lui che non se ne è accorto, ma la risonanza magnetica o qualunque altra cosa. Sapete quanto vale in Italia, secondo una recente stima, la medicina difensiva? Ben 12 miliardi di euro.

Andiamo avanti. I medici di famiglia sono la prima linea di difesa. Ma la Lombardia non li ha minimamente coinvolti. Il motivo? Ha deciso di ospedalizzare tutto. Il trattamento del Covid si fa in ospedale, non a casa. Questa è la linea presa e su questa la politica regionale verrà giudicata alla fine. Anche qui, il discrimine è semplice: se in Lombardia percentualmente ci saranno più morti che in altre Regioni e in altri Paesi, sarà stato un fallimento. Se ce ne saranno meno, vorrà dire che il sistema ha funzionato. In nessun caso, a livello comunicativo, potrà mai essere un successo: è una pandemia, non Expo 2015.

Mi sono chiesto in questi giorni il motivo per cui Regione Lombardia non abbia chiamato a raccolta i medici di base. E ho pensato a quella storia della medicina difensiva. Non c'è solo quello, beninteso. Tra Regione e medici di base c'è un'antica ruggine dovuta alla seconda riforma della sanità, quella di Maroni. Poi ho pensato all'impreparazione, del tutto ovvia, del medico di base a una brutta bestia come il Covid. Tutte ragioni per tenerli fuori, alla quale si contrappongono ragioni per tenerli dentro. Detto questo, quale sarebbe stata l'alternativa? Proviamo a fare delle ipotesi. Il mio medico ipotizza che io abbia il Covid. Mi fa il tampone (ammesso e non concesso che sia disponibile). Risulto positivo. Mi spavento, e i miei sintomi sono abbastanza gravi. Magari non gravissimi, ma abbastanza gravi. Il medico decide che è meglio non rischiare. Non può decidere altrimenti: non può avere un morto sulla coscienza. Medicina difensiva, anche se in buona fede. Mi manda in ospedale, che però è già saturo. Magari però c'è un posto libero ed entro io che sono abbastanza grave ma non gravissimo. E un altro gravissimo che arriva con l'ambulanza muore. Fine della storia.

Vale anche l'inverso: con il metodo attuale arriva in ospedale solo chi è a fine corsa, gravissimo. Altri muoiono in casa perché in ospedale non ci arrivano. E non ci arrivano perché i medici di base non sono stati coinvolti. Qual è la differenza?

La verità è che non c'è differenza, perché se anche fossero stati mandati in ospedale, non ci sarebbe comunque stato posto. Semplicemente, non c'è più posto, ed è una roulette. Penso che per come si è impostato l'intero sistema, qualcuno muore, ed è atroce, senza ricevere le cure. Il male è profondo, ed è nei tagli alla sanità. Però ve lo ricordate quando dovevamo sistemare i conti perché dovevamo fare, che ne so, quota 100. O perché dovevamo mandare in pensione qualche anno prima? O quando dovevamo tenere la linea del rigore sennò eravamo fuori dall'Europa, e prima dagli accordi di Maastricht? O quando nella nostra Regione abbiamo scelto l'eccellenza, a discapito della medicina di base. Oggi la Regione, ma è discorso complesso, con l'eccellenza paga le prestazioni base. E questo è un sistema che funziona finché funziona. Appena arrivano i cigni neri come questo, va in mona. Ma quelle sono storie lontane, anche se ce ne dovremo ricordare quando questa emergenza sarà finita. Ora, nell'emergenza, sistema ospedaliero o sistema di base, penso che non cambi nulla. Perché quelli sono i letti a disposizione, e da là, semplicemente, non si passa. Tuttavia le convinzioni personali stanno a zero. La controprova sull'efficacia del metodo di Regione si baserà, come dicevo, con il raffronto con gli altri luoghi in cui sta fermentando il contagio. Se i dati saranno inferiori in Lombardia, allora avranno avuto ragione i vertici. Se i dati saranno superiori in Lombardia, allora avranno avuto ragione i medici di base. E in ogni caso, rimarrà solo rabbia, lutto, dolore. Non ci sono vincitori, in questa guerra.

fabio.massa@affaritaliani.it
 

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