Milano
Garlasco, non c'è nessun sistema Pavia: così il Riesame ha demolito le accuse nei confronti di Venditti
Per i giudici non ci sono indizi di corruzione né prove dell’esistenza di un “sistema” in Procura. Annullati sequestri e perquisizioni: auto regolarmente acquistate, incarichi nella norma

Mario Venditti (fonte: Tgcom24)
Il Riesame smonta l’impianto accusatorio di Brescia
Nessun “sistema Pavia”, nessuno scambio di favori tra magistrati e fornitori, nessuna gestione distorta di auto, intercettazioni o fondi pubblici. È la conclusione a cui è giunto il Tribunale del Riesame, che ha annullato le ipotesi dei pm di Brescia secondo cui l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti e il pm Pietro Paolo Mazza – oggi in servizio a Milano – avrebbero acquistato a prezzi di favore tre auto e un furgoncino dalla Esitel, la società alla quale sarebbero stati poi affidati incarichi per intercettazioni e noleggi.
Per i giudici, gli elementi raccolti non bastano nemmeno per ipotizzare uno scopo privato: quei mezzi venivano utilizzati dagli ufficiali di polizia giudiziaria per le indagini e “non in via esclusiva né prevalente da quella che (…) viene definita una ‘squadra’”. Dunque nessun vantaggio illecito.
La decisione è arrivata nel giorno in cui Venditti incassa il secondo dissequestro di cellulari, pc e memorie esterne, bloccati il 26 settembre nell’inchiesta in cui è indagato per corruzione in atti giudiziari legata al caso Garlasco. Il Riesame spiega nel dettaglio perché “va restituito tutto”, sia nel filone collegato al delitto di Chiara Poggi – con l’ipotesi di un versamento da parte di Giuseppe Sempio per scagionare il figlio Andrea – sia in quello sulla presunta “mala gestio” della Procura e dei fondi per intercettazioni e mobilità. È proprio quest’ultimo filone a essere definito dai giudici privo di elementi concreti.
Nessun indizio di corruzione né di peculato nei confronti di Venditti
Per il Riesame, le auto acquistate o noleggiate tramite la Esitel di Cristiano D’Arena – anch’egli indagato – erano realmente funzionali alle attività investigative. E sono state comprate dai due magistrati “a prezzi di mercato e con pagamenti tracciati”. Nessuna anomalia nemmeno sugli incarichi per le intercettazioni.
Le circostanze evidenziate dall’accusa, scrivono i giudici, potrebbero “eventualmente assumere un qualche rilievo in termini di opportunità”, ma non sul piano penale. Come la frequente presenza in Procura di Maurizio Pappalardo e dello stesso D’Arena, la compravendita di auto “al valore di mercato”, i pasti consumati nel ristorante riconducibile alla società, o l’affidamento senza gara dei servizi tecnici. Elementi che non configurano “una allarmante gravità per la sistematica svendita della funzione giurisdizionale”.
Non solo. In cinque procedimenti in cui i pm avevano segnalato “anomalie”, i giudici affermano che non è possibile “escludere a priori l’effettiva necessità, ai fini investigativi, delle vetture richieste”. Da una testimonianza emerge anche che Venditti reagì “negativamente” quando l’ex carabiniere Scoppetta – già condannato nel caso “Clean 2” – chiese un permesso Ztl per D’Arena: un ulteriore elemento ritenuto incompatibile con lo scenario di corruzione prospettato.
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I numeri non confermano il “sistema”
Gli atti mostrano che il noleggio degli apparati di intercettazione non era affatto monopolizzato dalla Esitel: non la “quasi totalità” dei casi, come sostenuto dai pm di Brescia, ma “una quota inferiore alla metà”, il 46%. Analogo discorso per le auto: su 19 procedimenti con spese di noleggio, “meno della metà erano assegnati esclusivamente ad almeno uno dei due indagati”. Quindi nessuna evidenza di un circuito privilegiato.
Inoltre “le richieste di noleggio provenivano da differenti polizie giudiziarie e non in via esclusiva e prevalente” dalla cosiddetta “squadra” pavese al centro dell’ipotesi accusatoria. Un quadro giudicato insufficiente a giustificare perquisizioni e sequestri, anche perché nei decreti non erano state indicate neppure le “parole chiave” per le ricerche nei dispositivi, come già rilevato per gli atti annullati nel filone Garlasco.
"Spazzata via ogni malevola illazione"
“Siamo molto soddisfatti”, ha dichiarato il legale di Mazza, Massimo Dinoia. “Il tribunale del Riesame ha spazzato via ogni malevola illazione nei confronti del dottor Mazza ed ha ristabilito la verità con ragionevolezza ed equilibrio”.
La Procura di Brescia, però, non si ferma: è pronto il ricorso in Cassazione per ripristinare i sequestri. Nel frattempo il difensore di Venditti, Domenico Aiello, chiede la restituzione immediata di smartphone e pc e rinuncia – secondo quanto emerso informalmente – all’incidente probatorio. Intanto gli inquirenti hanno ascoltato per otto ore l’ex carabiniere Silvio Sapone, in servizio a Pavia nei periodi al centro dell’inchiesta. Al termine ha detto soltanto: “Nessuno ha coperto nessuno”, riferendosi alla posizione di Andrea Sempio, nuovamente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi.












