Giorgio Armani e Milano ai tempi del Covid, quei manifesti per dare coraggio alla città: "Io ci sono, con sentimento" - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 16:39

Giorgio Armani e Milano ai tempi del Covid, quei manifesti per dare coraggio alla città: "Io ci sono, con sentimento"

Dal murale della dottoressa con l’Italia in braccio al messaggio “Io ci sono per Milano”: Re Giorgio ha vestito la speranza nei giorni più bui della pandemia. Anche donando due milioni di euro e riconvertendo le sue fabbriche per produrre mascherine

di Federico Ughi

Giorgio Armani e Milano ai tempi del Covid, quei manifesti per dare coraggio alla città: "Io ci sono, con sentimento"

Nei mesi più drammatici della pandemia, Giorgio Armani scelse di parlare a Milano con il linguaggio che più gli apparteneva: quello delle immagini e delle parole essenziali. Due manifesti, diventati simboli della resilienza del capoluogo lombardo, hanno raccontato il legame profondo tra lo stilista e la sua città, un legame fatto di eleganza, responsabilità e generosità.

Maggio 2020: Armani e la dottoressa che tiene in braccio l’Italia

Nel maggio 2020, all’incrocio tra via Broletto e via dell’Orso, nel cuore di Brera, comparve un grande cartellone firmato Giorgio Armani. Al posto delle consuete immagini di moda, campeggiava l’opera dell’artista Franco Rivoli: una dottoressa che stringe l’Italia tra le braccia come una madre. L’immagine, nata per l’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, uno dei più colpiti dall’emergenza, divenne l’icona della gratitudine verso medici e infermieri che, senza tregua, curavano i malati di Covid.


 

Accanto al disegno, Armani fece scrivere: “Per ripartire in sicurezza abbiamo ancora bisogno di lei”. Un messaggio sobrio e potente, rivolto non solo al personale sanitario ma all’intera comunità, chiamata a mantenere alta la vigilanza.

Lo stilista piacentino era stato tra i primi a prendere sul serio l’emergenza: già a febbraio, con i primi contagi a Codogno, decise di tenere la sfilata Emporio Armani a porte chiuse e trasmessa in streaming, un gesto che fece scuola. Nel frattempo, la maison introdusse misure speciali di sicurezza nelle boutique e annunciò che il 10% delle vendite primavera/estate sarebbe stato devoluto a enti assistenziali locali.

“Io ci sono per Milano, con i milanesi, con sentimento”

Con l’arrivo del Natale, in un’Italia segnata dalla seconda ondata e dalle restrizioni, Armani tornò a parlare alla città. Il suo messaggio, diventato manifesto, fu semplice ed emozionante: “Io ci sono per Milano, con i milanesi, con sentimento”.

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Le parole apparvero sul maxi cartellone di via Broletto, ma anche in Corso Garibaldi, piazza San Babila e persino su 300 pensiline del trasporto pubblico. La firma corsiva dello stilista rendeva il messaggio ancora più personale: dieci parole per dire che Milano non era sola, che il “Signore della moda” condivideva il dolore e la speranza dei suoi concittadini.

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La città vestita di speranza, le donazioni milionarie per gli ospedali

Quell’iniziativa non era isolata. Armani aveva già donato oltre 2 milioni di euro alla sanità, distribuendo fondi a ospedali come il Sacco, il San Raffaele, l’Istituto dei Tumori di Milano, lo Spallanzani di Roma e i nosocomi di Bergamo, Piacenza e Versilia. Aveva inoltre convertito le sue fabbriche per produrre camici e dispositivi sanitari. In un momento in cui Milano era svuotata e ferita, Armani la vestì di immagini e parole di speranza. Non slogan pubblicitari, ma messaggi civili e umani. Manifesti che invitavano a guardare in alto, a credere che la città avrebbe saputo rialzarsi.

Re Giorgio, fedele alla sua sobrietà, non cercò effetti spettacolari ma puntò all’essenza: la vicinanza, la concretezza, il sentimento. Messaggi che restano nella memoria collettiva come parte della storia del Covid a Milano. E che oggi risuonano ancora più forte.

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