Milano
Impresa, Moschini (Giovani Confindustria Lombardia): "Innovazione e competenze, la nuova generazione di imprenditori è pronta per essere protagonista"
Il bilancio di quattro anni alla guida dei Giovani imprenditori di Confindustria Lombardia di Jacopo Moschini: "Non siamo la classe dirigente del futuro, ma del presente. Fare network per garantire la competitività nei prossimi 10 anni". L'intervista

Jacopo Moschini (Giovani Imprenditori Confindustria Lombardia)
Impresa, Moschini (Giovani Confindustria Lombardia): "Innovazione e competenze, la nuova generazione di imprenditori è pronta per essere protagonista".
Quattro anni alla guida dei Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia, attraversando pandemia, crisi energetica, guerre e rivoluzioni tecnologiche. Un mandato che giunge a conclusione in questi giorni per Jacopo Moschini, dopo aver attraversato “un periodo che ha cambiato il mondo, confermando una certezza: le imprese sono fondamentali per la nostra società”. E nelle imprese un ruolo da assoluti protagonisti possono e devono averlo i giovani: "Non sono la classe dirigente del futuro, ma del presente”, afferma Moschini, sottolineando il ruolo decisivo delle nuove generazioni nel guidare un cambiamento tecnologico e culturale che appare oggi ineludibile. Una convinzione che riassume l’identità di un movimento pronto a sostenere la trasformazione dell’economia lombarda, coniugando manifattura, intelligenza artificiale e sostenibilità concreta: "Il nostro territorio è pronto a rischiare per cambiare, nella consapevolezza che non può esserci alternativa diversa". L'INTERVISTA
La sua presidenza ha coinciso con un quadriennio di eventi eccezionali a livello globale, con ricadute non solo in ambito politico ma anche economico e produttivo: come ha vissuto questo periodo dalla sua prospettiva?
Negli ultimi quattro anni il mondo è davvero cambiato. Dall'onda lunga del Covid ai conflitti mondiali, i mutamenti negli equilibri geopolitici e le ricadute sull'economia: l'energia, l'inflazione, i dazi statunitensi. In contesti che si potrebbe quasi definire apocalittici ma che costituiscono la nostra realtà, ha trovato conferma una certezza: le imprese sono fondamentali per la nostra società. E proprio la Lombardia può testimoniarlo. Ma questi quattro anni hanno anche visto l'innovazione fare passi da gigante. Nel 2021 in pochi parlavano di intelligenza artificiale, che è oggi una realtà ineludibile. Ma pensiamo anche a come lo smart working ha cambiato il contesto lavorativo. La lezione che abbiamo appreso è che oggi la flessibilità, ancor più della resilienza, è fondamentale per creare valore.
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Quattro anni alla guida dei Giovani imprenditori Confindustria Lombardia: quali obiettivi sono stati centrati e quale è l'eredità che lascia a chi le succederà?
I nostri obiettivi iniziali si muovevano su un duplice canale: il primo legato al movimento, il secondo più politico. Per quanto riguarda il primo aspetto, il mio messaggio è stato chiaro: i giovani imprenditori non sono la classe dirigente del futuro, ma del presente. Le future generazioni sono il motore che garantisce la competitività delle aziende. Ed è fondamentale continuare ad attrarre e trattenere i giovani talenti. La Lombardia è ancora oggi la prima manifattura d'Europa ma ci sono dei gap da colmare se si vuole mantenere questo primato. Dal punto di vista più politico abbiamo lavorato per compattare una Regione importante come la Lombardia, che ha tanti territoriali con le proprie specificità. Si è lavorato in modo unitario, con supporto reciproco e valorizzando i territori e le loro eccellenze. L'elezione di Maria Anghileri, donna e lombarda, alla presidenza nazionale dei Giovani imprenditori è infine qualcosa che entra nella storia dell'associazione.
Come emerso anche alla recente assemblea generale di Assolombarda, innovazione, AI e tecnologie avanzate sono una priorità per l'immediato futuro delle nostre imprese. I giovani imprenditori lombardi sono pronti a questa trasformazione? E quale ruolo possono avere?
I giovani imprenditori sono una componente fondamentale per l'accesso e la diffusione delle tecnologie. Oggi siamo nel mezzo di una rivoluzione che richiede competenze ed un uso consapevole: in soli due anni l'AI ha già cambiato il lavoro, il modo in cui prendiamo decisioni e i processi produttivi. Un cambiamento ben fotografato dal report "L’Intelligenza Artificiale per il Sistema Italia” realizzato da Confindustria su 240 casi d'uso dell'AI. Per i data center sono stati investiti 5 miliardi di euro e altri dieci saranno investiti nel 2026. Certamente Usa e Cina possono contare su cifre diverse, ma questa è l'applicazione su cui dobbiamo giocare la nostra partita. Dal manifatturiero alla meccanica, passando per l'agroalimentare: dobbiamo aumentare l'efficenza preservando il valore artigianale della nostra produzione. E questo cambiamento deve avvenire rapidamente, con tempistiche che purtroppo si confrontano con l'approccio super-burocratico dell'Europa.
Una partita nella quale anche le molte micro-imprese del tessuto lombardo possono essere protagoniste?
E' evidente come l'Intelligenza artificiale non debba essere adottata solo dalle imprese di grandi dimensioni, ma si possa introdurre con intelligenza anche nelle aziende più piccole, aiutandone la capacità produttiva e la produzione di dati: l'AI può essere un elemento assolutamente positivo anche per il nostro particolare tessuto produttivo.
Sostenibilità e green: costo o valore per le imprese?
Questo è stato sicuramente un altro trend topic fondamentale di questi anni. La parola "sostenibilità" è usata come un mantra, ma deve essere poi messa a terra. Ovvero: siamo ovviamente d'accordo con i principi alla base della green economy, ma non condividiamo quello che è un approccio ideologico alla transizione, che non tiene conto delle specificità del tessuto produttivo. Per noi sostenibilità significa equilibrio tra parte economica, sociale e green, altrimenti i suoi costi diventano un onere che ricade esclusivamente sulle imprese.
Lei ha affermato anche in una recente intervista che i giovani imprenditori vogliono “decidere la rotta, non solo sopravvivere”. Quanto è aumentata negli anni la capacità d’incidenza del vostro gruppo dentro Confindustria Lombardia e nella filiera istituzionale?
Abbiamo manifestato le nostre posizioni dialogando con istituzioni e stakeholder, affinché le nostre idee trovassero espressione nei luoghi istituzionali. Con Regione Lombardia il dialogo è stato assolutamente proficuo. L'Italia non può accontentarsi di essere un Paese che "galleggia", questo non mi sta bene e non possiamo permettercelo. Abbiamo saputo affrontare anni di continui cambiamenti e vogliamo poter far crescere le nostre aziende. I giovani imprenditori sono pronti, contiamo su vere e proprie eccellenze. Portiamo competenze e capacità di resilienza non da poco, siamo pronti a sostenere ruoli apicali nelle nostre aziende. Ma se il Paese si limita a galleggiare, le banche non fanno credito e questo diventa un problema. Abbiamo aziende che vogliono crescere ed investire in Italia ma che non trovano supporto dalla finanza. Ma non ci arrendiamo, abbiamo sviluppato ragionamenti di finanza alternativa, vogliamo crescere e giocare la nostra parte. Il futuro non ci spaventa ma chiediamo supporto.
Uno sguardo al futuro: quali scenari per l'imprenditoria lombarda - ed in particolare per i giovani imprenditori - nel 2030?
Da imprenditore, e quindi da persona per vocazione ottimista, credo che l'imprenditoria lombarda potrà continuare a fare da traino coniugando vocazione manifatturiera e innovazione. Ma è fondamentale definire un progetto di sviluppo lombardo, che sia tarato sul nostro sistema e le nostre caratteristiche. Credo poi molto in un approccio fortemente orientato all'open innovation, per la quale ho anche una delega specifica nel team di Anghileri. E quindi nel dialogo con i giovani talenti, le università, i centri di ricerca, con le giovani realtà che portano nuove tecnologie ed idee nelle aziende. Fare network condividendo competenze diverse alle quali le aziende possano aprirsi: questo è l'approccio che penso possa garantire la competitività nei prossimi dieci anni.
Per concludere: che Lombardia lascia dopo questi quattro anni alla guida dei Giovani imprenditori?
Da imprenditore di prima generazione ho cercato di portare quel coraggio dal quale oggi non si può prescindere. Vedo una Lombardia più consapevole rispetto alle criticità degli scenari globali, ma anche una Lombardia che vuole giocarsi la sua partita. Pronta a rischiare per cambiare, nella consapevolezza che non può esserci alternativa diversa.
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