Milano
CityLife Milano, il racconto della mamma scampata al rogo dell'appartamento: "Ho salvato me e i miei figli da sola"
Il 7 agosto l'incendio nell'appartamento all'interno delle residenze Libeskind a Milano. Il racconto della donna al suo interno: "Se fossi svenuta per il monossido, non so cosa sarebbe successo. La guardia giurata? Non ha fatto nulla". L'intervista

Le residenze Libeskind a CityLife Milano
“Ho visto la morte due volte”, racconta a Affaritaliani.it la madre dei gemelli di sei mesi rimasta intrappolata con i figli e i cani nell’incendio dell’11esimo piano a CityLife. Ricoverata al Niguarda e intubata, oggi non può ancora fare ritorno a casa. E contesta la ricostruzione a caldo dei fatti: “Mi sono dovuta salvare da sola”
Il racconto della mamma scampata al rogo dell'appartamento in CityLife a Milano
"E' stato l'incubo peggiore della mia vita. Ho visto la morte in faccia due volte: la prima quando il fumo si è propagato nell'appartamento dove dormivano i miei figli ed io ho rischiato di svenire a causa delle esalazioni, la seconda quando le mie condizioni durante il ricovero al Niguarda sono peggiorate e sono stata intubata". E' passato quasi un mese dall'incendio divampato nelle residenze Libeskind nell'esclusivo quartiere milanese di CityLife ma per C.P., la mamma di due gemelli di sei mesi nel cui appartamento all'undicesimo piano si sono propagate le fiamme, quanto accaduto nella notte del 7 agosto resta ancora una ferita aperta. Non solo perchè la donna si trova ancora impossibilitata a fare rientro nell'abitazione danneggiata dal rogo, ma anche per gli inevitabili sviluppi, le perizie e il confronto con chi amministra il condominio per giungere ad una esatta ricostruzione di quanto accaduto. E c'è in particolare un aspetto che la donna, interpellata da Affaritaliani.it, vuole ribadire con forza: "Mi sono dovuta salvare da sola, non si attribuiscano meriti a chi non ha fatto nulla". Nelle ricostruzioni a caldo, era infatti emerso il contributo della guardia armata di turno quella notte nel palazzo nel mettere in sicurezza lei ed i suoi figli. Un aiuto che nella versione della donna non c'è affatto stato.
La fuga dalle fiamme divampate nell'appartamento in CityLife
C.P. racconta: "Erano le 3 di notte e dormivo con i miei figli e i nostri due chihuahua, il giorno dopo sarei dovuta partire per le ferie. Mi ha svegliata una esplosione proveniente dal bagno, c'era un principio di incendio con fumo e fiamme che ho cercato di spegnere con l'acqua ma il fumo mi ha procurato ustioni al braccio sinistro ed al volto. E' saltata la corrente ed il calore ha frantumato il box doccia, alcuni cocci di vetro mi si sono conficcati nei piedi". A quel punto la donna ha capito che la priorità era mettere in salvo i gemelli, che ha portato assieme ai cani nel terrazzino comune vicino agli ascensori. Questi ultimi non erano in funzione, forse disattivati automaticamente per via dell'incendio. "Anche il citofono del mio appartamento non funzionava più e in mancanza di altri dispositivi di allarme al piano non ho potuto avvisare la control room. E il mio cellulare, rimasto in bagno, non era utilizzabile".
Fortunatamente il montacarichi era ancora in funzione e con quello la donna ha raggiunto l'ottavo piano, dove una condomina le ha aperto la porta: "Non riuscivo a respirare e la fuliggine era come un tatuaggio sulla pelle". C.P. ha quindi lasciato figli e cani in sicurezza presso la vicina ed ha preso nuovamente il montacarichi per avvisare la control room. Giù erano presenti un addetto alla guardiania e una guardia giurata armata, impossibilitati ad accorgersi da soli dell'incendio perchè si stava sviluppando in un appartamento che affaccia sul cortile interno. Mentre l'addetto alla guardiania ha chiamato i pompieri, la guardia giurata è salita all'undicesimo piano con la donna. Dove però, riferisce C.P., non avrebbe tentato di spegnere l'incendio con l'estintore, ma avrebbe fatto presto ritorno alla control room lasciandola sola. A quel punto la donna non ha potuto fare altro che tornare all'ottavo piano in attesa dei soccorsi.
Il racconto della donna: "non potevo credere alla ricostruzione che stava circolando"
"Sono rimasta ricoverata al Niguarda sino al 18 agosto, con un peggioramento delle mie condizioni respiratorie che ha reso necessaria l'intubazione, ho sfiorato la morte - commenta la donna - Il bagno di casa è distrutto e ci sono danni in tutto l'appartamento. Nel quale ovviamente non posso fare rientro. Sono ospite fuori Milano, ho dovuto anche disdire l'inserimento dei miei figli al nido che avevamo scelto. Non potevo credere che nel frattempo si diffondesse una versione in cui si parlava di un intervento decisivo della guardia giurata. A quanto mi risulta solo un successivo confronto con l'amministrazione ha portato a ridimensionare il ruolo di questa persona". La donna lamenta anche il fatto che non sarebbe stato possibile nelle 72 ore di tempo visionare le immagini delle telecamere, che avrebbero probabilmente fornito preziosi elementi per ricostruire l'esatto svolgimento dei fatti. Tutti elementi sui quali la donna protagonista della vicenda continua oggi a chiedere chiarimenti. Con una consapevolezza: "Se fossi svenuta nell'appartamento e non fossi riuscita a dare l'allarme, non so cosa sarebbe successo..."
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