Milano
La delibera San Siro e il rimpasto di Giunta: il lungo settembre del sindaco Sala
Il possibile sconto alle squadre per le bonifiche fa riaffiorare le tensioni nel Pd. Il sindaco cerca di rilanciare l’azione amministrativa con un rimpasto che metta d’accordo Verdi, Azione e sinistra interna. Intanto Lega, Forza Italia e Fratelli d’Itali

La vendita di San Siro a Inter e Milan appare sempre più complessa. L’ipotesi di uno sconto di circa 30 milioni per le bonifiche ha aperto nuovi malumori nel Pd e nella maggioranza che sostiene Beppe Sala, già divisa su urbanistica e sicurezza. Sullo sfondo, un rimpasto di giunta che potrebbe coinvolgere deleghe chiave come Mobilità, Sport, Verde e Sicurezza, mentre le opposizioni al Comune attaccano parlando di “resa del sindaco” e di “trattativa da mercato delle vacche”. La delibera sullo stadio approderà in aula a settembre.
San Siro, lo sconto che agita la maggioranza
La delibera per la vendita dello stadio di San Siro da parte del Comune di Milano a Inter e Milan, che approderà in Consiglio a settembre, è sempre più incerta. Come raccontato ieri da Affaritaliani.it Milano, il prezzo di 197 milioni fissato dall’Agenzia delle entrate potrebbe scendere a circa 160 milioni, per effetto di uno scomputo dei costi di bonifica stimati in 30 milioni. Un’ipotesi che ha suscitato reazioni durissime all’interno della stessa maggioranza. “Davvero sconcerta la notizia”, ha commentato il consigliere Pd Alessandro Giungi, sottolineando che non vi sarebbe alcun obbligo normativo a porre quei costi a carico del Comune: “Se i fondi ne chiedono l’applicazione, dovrebbe essere ancora più chiara l’assenza di un qualsivoglia interesse pubblico in tutta l’operazione”.
Pd diviso, Verdi contrari, Azione distante
Le tensioni su San Siro si intrecciano con la prospettiva di un rimpasto di giunta, come ricostruito dal Corriere della Sera. Il sindaco Beppe Sala, dopo le dimissioni di Giancarlo Tancredi dall’Urbanistica, deve trovare un equilibrio tra forze che su molti dossier viaggiano in direzioni opposte. I Verdi restano contrari alla vendita dello stadio e critici sulle politiche urbanistiche, mentre Azione spinge in senso opposto. Anche all’interno del Pd emergono differenze sensibili, che la delibera su San Siro rischia di amplificare.
Giunta di Milano, le deleghe che possono cambiare
Il rimpasto, atteso dopo l’approdo in aula della delibera, potrebbe non limitarsi a sostituire Tancredi, le cui deleghe sono oggi temporaneamente nelle mani della vicesindaco Anna Scavuzzo. Sotto esame – scrive il Corriere – le deleghe all’Ambiente (Elena Grandi, Europa Verde), alla Mobilità (Arianna Censi, Pd) e allo Sport (Martina Riva, lista Sala). Possibile anche un ripensamento sulla Sicurezza, oggi in capo direttamente al sindaco dopo il ritiro della delega a Marco Granelli. Proprio il caso dello sgombero del Leoncavallo, gestito da Sala in prima persona, ha mostrato i limiti di questo assetto, rivelando ritardi nella comunicazione interna.
Milano, le opposizioni all’attacco
Le opposizioni hanno colto la fragilità della maggioranza. Per Alessandro Verri (Lega), il rimpasto “è la resa di Sala: mobilità, verde e sport sono simboli del fallimento”. Il capogruppo cita il caso dell’Agorà, “l’unico palazzetto del ghiaccio in una città olimpica, fermo ai box”, e quello di San Siro, “un impianto sportivo che non può essere trattato come una partita immobiliare”. Forza Italia, con Alessandro De Chirico, invita i consiglieri dissidenti del Pd a “uscire dall’aula per far mancare il numero legale” durante la votazione della delibera sulla vendita di San Siro. E ancora sull'impianto, per Fratelli d’Italia, Enrico Marcora denuncia che i 30 milioni “sono cifre sparate senza una base veritiera, una trattativa da mercato delle vacche”.
Sala e le incognite di settembre
Il voto in aula sulla vendita di San Siro sarà quindi un test cruciale per la tenuta della maggioranza e per la leadership di Sala. Se la delibera dovesse affondare sotto i colpi dei “mal di pancia” interni, il rimpasto rischierebbe di trasformarsi in un terreno minato. Come ha osservato il consigliere dem Rosario Pantaleo, “l’unità non è un dogma da caserma, le differenze di opinioni sono essenziali”. Ma a Palazzo Marino, dove le differenze si fanno sempre più profonde, il rischio è che a settembre il “treno San Siro” non riesca nemmeno a partire.