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Milano
Processo Expo, Sala: "Inconsapevole di retrodatazione atti, spero assoluzione"
Beppe Sala

Expo, processo a Sala: "Mai avuta consapevolezza retrodatazione degli atti"

 "Non ho mai avuto la consapevolezza della retrodatazione degli atti. Tutto nasce dalla ricostruzione ex post nel 2016, per me quella era stata la storia di uno dei tanti problemi accaduti nel percorso di Expo e risolto in maniera abbastanza veloce". Lo ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala, all'epoca amministratore delegato di Expo, nel processo in cui e' accusato di falso per avere retrodatato due verbali relativi alla nomina dei membri della commissione aggiudicatrice della Piastra di Expo.

Il sindaco si sta difendendo nel processo in cui e' accusato di falso ideologico e materiale per avere retrodatato due verbali, quando era amministratore delegato di Expo, nell'ambito della gara per costruire la 'Piastra', l'infrastruttura di base sulla quale e' sorta l'Esposizione Universale del 2015. E' la prima volta che il sindaco di Milano entra come imputato in un'aula di Tribunale, mentre si e' gia' presentato nelle vesti di testimone nel processo che e' costato all'ex presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni la condanna in primo grado a un anno di reclusione. L'episodio al centro del processo era ricostruito gia' nelle informative della Guardia di Finanza allegate all'inchiesta della Procura sulla 'Piastra' che si era conclusa con una richiesta di archiviazione respinta, alla fine del 2016, dal gip Andrea Ghinetti.

In seguito, la Procura Generale aveva avocato il fascicolo dando vita a un'indagine - bis con Sala che venne indagato nel 2017 in relazione alla presunta falsificazione dei verbali in concorso con il suo ex 'braccio destro' Angelo Paris, ora anche lui imputato. Secondo l'accusa, rappresentata dai pg Vincenzo Calia e Massimo Gaballo, Sala avrebbe retrodatato gli atti di nomina di due componenti su cinque della commissione che doveva assegnare l'appalto per la Piastra, il piu' 'ricco' di Expo, poi vinto dalla ditta Mantovani con un maxi ribasso. Sala avrebbe scoperto, dopo che la commissione si era gia' riunita una prima volta, il 18 maggio 2012, che due commissari erano incompatibili e avrebbe firmato due atti che annullavano quelli precedenti, aggiungendo due commissari supplenti che poi avevano sostituito i due incompatibili. Li ha firmati il 31 maggio 2012, ma la data sugli atti e' quella del 17 maggio. Il presunto falso fu siglato da Sala, secondo la Procura Generale, con "l'intento di evitare di dover annullare la procedura fin li' svolta" col rischio di non aprire i cancelli dell'Esposizione, tenuto conto del ritardo gia' accumulato. Sempre per l'accusa, l'allora manager aveva motivato la retrodatazione "con la asserita esistenza di un errore materiale consistente nella mancata nomina dei commissari supplenti, tacendo invece l'esistenza della causa di invalidita' che avrebbe comportato l'annullamento della gara".

Rispondendo a una domanda del sostituto procuratore generale Massimo Gaballo, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ha parlato di "amarezza" in relazione alla presunta retrodatazione degli atti di nomina della commissione chiamata a decidere a chi sarebbe stato assegnato l'appalto per la 'Piastra'. "Lei non ricorda quasi nulla, ha saputo dopo il procedimento penale - e' stato il quesito di Gaballo - si e' mai posto il problema di chi si fosse preso la responsabilita' di retrodatare i verbali a sua insaputa?". "Non e' un tema di curiosita' - e' stata la risposta del primo cittadino - semmai di amarezza che, in maniera inconsapevole, io possa avere fatto una cosa del genere. Non e' mai stato nel mio carattere attribuire colpe a quello o a quell'altro".

"Non ho guardato la data", ha affermato il sindaco Sala. Di fronte ai giudici della X sezione penale del Tribunale che gli hanno fatto visionare in aula i documenti, Sala ha riconosciuto di avere firmato quei verbali, ma ha affermato di non avere guardato la data nel momento in cui lo ha fatto. 

Expo, Sala: "La firma? Mi fidavo di chi curava gli aspetti tecnici"

Nel suo esame davanti ai giudici del Tribunale di Milano, il sindaco Giuseppe Sala ha chiarito quale fosse il suo modus operandi quando era ad di Expo in situazioni simili a quella che gli e' costata l'accusa di falso per la retrodatazione di due verbali: "La procedura era abbastanza standard, gli atti me li portava la mia assistente, poteva accadere che per questioni di urgenza me li portassero Chiesa o Paris o qualcun altro. Per me era importante sapere che Chiesa, Paris e quelli che avevano voce in capitolo dal punto di vista tecnico, avessero considerato il contenuto. E' chiaro che se mi mettevano davanti alla firma non e' che firmavo senza guardare, ma molto spesso era una verifica sommaria basata sulla consapevolezza che i tecnici avessero verificato tutto". A proposito della ricostruzione dell'accusa secondo la quale avrebbe firmato nella sua abitazione i presunti atti falsificati, Sala ha spiegato: "Ho firmato migliaia di atti, normalmente firmavo in ufficio e normalmente me li portava la mia assistente in una cartella. E' capitato che firmassi a casa, come potrebbe sembrare in questo casa dalla ricostruzione, o in auto, ma non sono in grado assolutamente di ricostruire il momento di quando ho firmato".

Circa la fretta, "lei motiv" come l'ha definito lui, di andare avanti col lavoro per aprire i cancelli di Expo nel 2015, Sala ha sottolineato che "ogni giorno era un giorno in piu' nell'urgenza. Sebbene fossimo a 3 anni dall'apertura, era chiarissimo che fossimo in grande ritardo, ogni giorno perso era una cosa che mi irritava profondamente in quella lotta contro il tempo". Inoltre, "vivevamo nell'angoscia dei ricorsi, era un tema all'ordine del giorno, ma non ho un ricordo specifico su questo tema a proposito dell'incompatibilita' dei commissari". Il presidente del collegio, Paolo Guidi, ha posto a Sala delle domande sui suoi rapporti con Carlo Chiesa, il responsabile unico del procedimento. "L'avevo assunto io e lo consideravo un collaboratore valido, mi fidavo molto e il nostro rapporto era continuo e costante". In una intercettazione telefonica, Chiesa e Paris parlavano di "un appuntamento con Sala per la firma". Alla domanda del giudice se fosse sicuro di non avere mai parlato con Chiesa, il primo cittadino ha risposto: "Sono assolutamente sicuro di non avere mai parlato della retrodatazione con Chiesa".

Expo, Sala: "Spero fortemente di essere assolto"

"Spero fortemente di essere assolto". E' l'auspicio espresso dal sindaco di Milano Giuseppe Sala ai cronisti fuori dall'aula del processo in cui e' accusato di falso per la presunta retrodatazione di due verbali. Al termine dell'udienza, Sala ha ribadito quanto detto in aula, cioe' che a guidare il suo comportamento era l'urgenza con cui di dovevano portare avanti i lavoro: "Bisognava fare in fretta e scegliere le persone giuste, sugli aspetti tecnico-legali onestamente allora non ero esperto e non lo sono neanche molto oggi. Dovevo fidarmi anche delle mie strutture interne ma ogni nostra azione era guidata dalla fretta e, come ho sottolineato, la cosa fondamentale erano le risorse giuste, le persone giuste che facessero quello a cui erano delegate da me"."Pur riguardandomi decide di volte le carte - ha aggiunto Sala - non sono consapevole di questo, ho probabilmente visto dove la mia attenzione era concentrata cioe' sui nomi. Tra l'altro devo dire che, ancora oggi, riguardando le carte di questa benedetta incompatibilita' non sono nemmeno molto convinto, ma questa e' tutta un'altra storia".

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