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Milano
Processo Ruby Ter, Berlusconi pagava le “rette della Bocconi” a Ioana

Silvio Berlusconi, anche prima che si arrivasse al processo Ruby, pagava "già le rette dell'Universita' Bocconi" a Ioana Amarghioalei, una delle giovani che partecipò alle serate del 'bunga-bunga' ad Arcore, e quel "sostentamento economico che poi queste ragazze hanno ricevuto" va legato al fatto che "dopo essere state travolte dalla bufera mediatica della vicenda si sono trovate senza lavoro e in indubbie difficolta' economiche".

Arringa dell'avvocato che chiede l'assoluzione "perché il fatto non sussiste"

Lo ha spiegato l'avvocato Alberto Borbon, legale di Amarghioalei e di Elisa Toti, nell'arringa con la quale ha chiesto l'assoluzione "perche' il fatto non sussiste" per entrambe, che figurano tra i 29 imputati del processo milanese sul caso Ruby ter, assieme a Silvio Berlusconi. La difesa delle giovani, in sostanza, ha seguito la linea difensiva del Cavaliere, imputato per aver, secondo l'accusa, comprato il silenzio delle ex ospiti di Villa San Martino sulle serate hard. L'attenzione "mediatica sul Ruby 1 - ha detto il legale - ha letteralmente travolto le donne chiamate a testimoniare e tali ragazze sono state subito additate come prostitute ed e' stato coniato per loro un sinonimo, che e' 'olgettina'". Berlusconi "in questa situazione di pressione mediatica - ha aggiunto - ha maturato l'intenzione di farsi carico del danno recato loro da questa storia e ha adottato un mezzo di pagamento assolutamente tracciabile, ossia il bonifico, e quelle elargizioni mensili da 2.500 euro vanno lette in questa chiave".

"Berlusconi aiutava economicamente le ragazze anche prima del caso"

Il legale ha evidenziato, inoltre, che il leader di FI aiutava economicamente le ragazze anche prima dell'esplosione del caso, tanto che pagava le rette universitarie per Amarghioalei (per lei chiesti 3 anni e 6 mesi dai pm) e "i canoni d'affitto" per Toti (chiesti 3 anni e 4 mesi) gia' "nel 2010". Per la difesa "mancano le prove dell'accordo corruttivo" e le giovani testimoniando nei processi hanno trovato "un legittimo modo di sottrarsi a domande che avrebbero recato gravissimo nocumento" alla loro vita.

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