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Riscoprire l'attualità dell'arte di Alberico Verzoletto
Alberico Verzoletto

Riscoprire l'attualità dell'arte di Alberico Verzoletto

“Ricordatevi che la primavera non può essere eliminata”. Così tra fine marzo e inizio aprile di quest'anno David Hockney ha intitolato la prima di dieci nuove opere realizzate e rese pubbliche dalla sua casa in Normandia, dove il più grande pittore britannico vivente si era ritirato mentre il mondo precipitava nei drammi e nelle inquietudini della pandemia di Covid-19 e della lotta al virus. Un vibrante inno alla vita e alla speranza di rinascita, rappresentato dagli steli nuovamente in fiore dei narcisi del suo giardino. Ed è indubbio che ad essere universalmente considerato una delle eredità di questo 2020 autentico annus horribilis è stato uno sguardo nuovo nei confronti della natura. La resilienza dei suoi grandi e antichi cicli offre conforto dalla contingenza dell'attuale, i vasti orizzonti di luoghi inurbanizzati hanno assunto nel contempo il contorno di un rifugio sicuro dalle insidie del contatto umano e di un miraggio di libertà nelle costrizioni dell'isolamento forzato nelle proprie abitazioni. Emblematicamente – e non deve stupire – ecco l'arte farsi dunque prontamente interprete di tale comune sentire.

Alberico Verzoletto   CopiaAlberico Verzoletto
 

Strada in collina 1987Strada in collina, 1987
 

Paesaggio presso Biella 1987
Paesaggio presso Biella, 1987

E quanta forza ed attualità assumono dunque oggi le opere di Alberico Verzoletto, artista che attorno al paesaggio ed al rapporto tra uomo e natura ha sviluppato tutto il suo percorso espressivo, in anni in cui il suo essere “semplice” autore di paesaggi e pittore figurativo dovette apparire scelta controcorrente e minoritaria, ma che ora una volta di più conferma come seguire la propria voce interiore sia la migliore garanzia di autenticità e consistenza per il proprio lavoro.

Una barca sul Cinquale 1990
Una barca sul Cinquale, 1990

La parabola artistica di Verzoletto è cristallina nel suo dipanarsi: nato a Trivero, nel Biellese, nel 1935, si è presto avvicinato al “mestiere di artista” specializzandosi inizialmente nell'intaglio del legno. Il passaggio alla pittura è stato consequenziale: autodidatta e dotato di uno spirito tanto sensibile quanto appassionato, ha trovato in una sua peculiare rivistazione aggiornata dell'espressionismo il linguaggio a sé più congeniale. Suggestioni della grande stagione fauve di inizio Novecento, da Matisse a De Vlaminck, passando per i più temperati Camoin o Dufy, che lasciano filtrare nell'impianto compositivo e nelle scelte espressive tracce di una attenta meditazione sulle fondative lezioni di Van Gogh e Cézanne. Nomi da spendere per suggerire la comune vocazione, poi naturalmente e opportunamente declinata secondo la propria personale inclinazione. Che porta, nel caso di Verzoletto, alla ricerca di una identità con i luoghi che maggiormente ama dipingere. La Valsessera, i suoi colli ed i suoi castagni soprattutto. Ma anche le coste liguri e sarde, la Toscana, l'Umbria. Paesaggista e naturista con radici ben salde nella più elevata tradizione della cultura visiva dell'ultimo secolo, sulle quali ha saputo innestare un proprio gusto contemporaneo, forgiato nell'esercizio costante e meticoloso di sguardi e gesti a stretto contatto con i motivi e i soggetti che più hanno acceso la sua ispirazione.

Paesaggio toscano 1991
Paesaggio toscano, 1991

Sarzana paesaggio con cipressi 1991
Sarzana - Paesaggio con cipressi, 1991

Accanto alla pittura, dominata da un uso felice e corposo del colore, significativa anche la produzione grafica, con graffianti e incisivi disegni nei quali riemerge la centralità della linea e la sapienza dell'incisore. Il “gigante di Trivero” ha sempre orgogliosamente costruito in solitaria le tappe del proprio percorso interiore. Una schiva sensibilità che non gli ha impedito di affermarsi in vita come una delle voci più vere e interessanti della pittura del Nord Italia. Ma l'attenzione di critica e pubblico, a dieci anni dalla sua scomparsa risalente al 2010, non accenna a diminuire. Anzi. Numerose e regolari si sono susseguite le occasioni espositive e le pubblicazioni. Grazie alla sollecita e attenta opera della moglie, Carla Mazza Verzoletto, è stato istituito l'archivio generale delle opere dell'artista, imprescindibile strumento a tutela e garanzia della sua opera, E, nonostante il periodo certo non semplice, sono in fase di organizzazione nuove mostre ed iniziative per contribuire a diffondere ulteriormente la conoscenza dei lavori del Maestro di Trivero a livello nazionale.

I motivi di questo perdurante interesse? Proponiamo una lettura che poggia su alcuni tratti fondanti della pittura di Verzoletto. Che è stata opportunamente definita a tratti fiabesca, a tratti quasi mitologica per via della trasfigurazione espressiva che mette in atto. Ma che certo appare sempre, in ogni suo episodio, irriducibilmente anti-retorica. Perchè tale resta lo sguardo dell'artista di fronte alla realtà che intende rappresentare. Prospettiva lucida che è anche manifesto di Verzoletto pittore. Il suo è un racconto dal finale aperto e sospeso, il suo esito non è predeterminato dall'autore. E la natura protagonista dei suoi dipinti non è un'Arcadia idilliaca, non è utopia bucolica. C'è il calore emanato dal risveglio primaverile delle campagne, ma c'è anche la desolazione silente dei campi sepolti dalla neve. Ci sono albe abbaglianti di luce che si riflette sulle onde del mare, ma ci sono anche notturni immoti e metafisici.

 

Questa predisposizione verso una intepretazione schietta e non autocompiaciuta la si coglie in particolare nelle numerose opere dedicate da Verzoletto ai castagni, autentici totem del Biellese: spesso la loro corteccia è un corpo sinistramente deformato dagli effetti del tempo e degli elementi. Non va sottovalutato inoltre il fatto che sovente il paesaggio rappresentato dall'artista è quello proprio di una natura antropizzata: colline e tetti, chiese e nuvole, fiumi e coltivazioni. Ed anche in tal caso l'artista non cade nella tentazione moralistica di una narrazione a tesi. Uomo e natura sono in conflitto o piuttosto in simbiosi? L'universo dipinto da Verzoletto non prospetta una risposta evidente ed univoca a tale interrogativo, come se il fuoco della sua attenzione fosse altrove.

Curino   Un castagno 1995
Curino - Un castagno, 1995

E tale ermetica ambiguità di fondo apre forse una breccia verso una più profonda e consapevole comprensione delle leggi della natura, distinte da quelle umane e financo indifferenti rispetto a queste ultime. Proseguendo lungo il crinale all'inseguimento di questo corso di pensieri, si potrebbe giungere a ribaltare completamente il consolatorio assunto dei narcisi di Hockney. Perchè di fatto la natura si manifesta tanto come primavera quanto come inverno. E' vita ed è morte in eguale misura. E quello che questo 2020 ci ha dolorosamente ricordato, costringendoci a reimpararlo, è che il virus non ha costituito una negazione della natura bensì una eclatante affermazione della sua presenza e della sua capacità di pervadere ancora oggi la nostra esistenza, per quanto con sembianze con le quali non amiamo, nella nostra abitudinale narrazione, riconoscerla come tale. Nonostante la disinvoltura della sua evidente immediatezza espressiva, la pittura di Verzoletto pare abbracciare con profetica acutezza tale visione, più complessa e incomoda, della nostra realtà. E dimostra una volta di più la ricchezza di suggestioni con le quali continua ancora oggi a parlarci.

Veglio   Il castagno 1997
Veglio - Il castagno, 1997

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