Milano
San Siro, De Chirico (FI): "Non possiamo votare una delibera in bianco. Patto per Milano? Pd arrogante"
Il consigliere milanese di Forza Italia verso il no alla vendita dell'impianto: "Serve più tempo per studiare la delibera, inusuale che non sia emendabile. Patto per Milano? Pd arrogante". L'intervista

De Chirico su Stadio San Siro
San Siro, De Chirico (FI): "Non possiamo votare una delibera in bianco"
Alessandro De Chirico, consigliere comunale di Forza Italia, non usa mezzi termini nel commentare la delibera su San Siro portata in giunta. “Il progetto, innanzitutto, non c’è. Una settimana fa il sindaco aveva detto che la delibera non era pronta, poi l’hanno presentata all’improvviso mercoledì: 159 pagine più allegati, mandate ai consiglieri il pomeriggio stesso. Tre ore di chiacchiere da bar”, afferma. Per De Chirico la procedura è anomala: “La vicesindaca Scavuzzo ci ha detto che il testo non si può modificare perché ci sono già accordi con le squadre. È inusuale: ci chiedono di votare 'per il bene di Milano', ma senza darci il tempo di leggere e senza possibilità di emendare. È grave. Io non posso votare una delibera in bianco”. L’INTERVISTA DI AFFARI ITALIANI MILANO
Consigliere De Chirco, Milano può dirsi soddisfatto di quello che sembra essere il progetto definitivo per il futuro di San Siro?
No. Il progetto innanzitutto non c’è. Questo è già un punto negativo rispetto a quello che ci aspettavamo. Una settimana fa il sindaco aveva incontrato il gruppo di Forza Italia, e poi gli altri partiti, dicendoci che la delibera non era pronta. Poi, mercoledì, c’è stata un’accelerata: l’hanno portata in giunta e abbiamo scoperto che è composta da 159 pagine più allegati. Ci è stata mandata mercoledì pomeriggio, il giorno dopo avevamo Consiglio e oggi la prima commissione sullo stadio, con sette commissioni collegate da remoto. Tre ore di chiacchiere da bar: nessuno ha avuto modo di approfondire il testo. Trovo grave che la vicesindaca dica che non si può modificare il testo perché ci sono già accordi con le squadre. È qualcosa di inusuale per una delibera che arriva in Consiglio comunale. Se ci chiedono di sostenerla per il bene di Milano, bisogna darci il tempo di studiarla, di leggerla e almeno in fase preparatoria permettere di intervenire. Invece ci dicono che non possiamo emendare. Io non me la sento, in tutta onestà, di votare una delibera in bianco. Non sappiamo quale sarà il soggetto che gestirà l’acquisto, se ci sarà una nuova società. Ci sono tanti rimandi a norme che non conosciamo: non siamo tutti avvocati. Io ritengo grave che non mi venga data la possibilità di dire la mia
A proposito delle tempistiche di invio e della mole di materiale, secondo lei è stata una scelta intenzionale per limitarvi nello studio e nella reazione?
Che sia intenzionale, o meno, non lo so. So che ci sarebbe tutto il tempo per approvare con calma. Non penso che se si chiede una proroga non venga concessa. L’offerta è stata presentata a marzo, la vicesindaca dice che scade il 30 settembre, ma credo che ci possano essere proroghe. Non stiamo parlando di comprare una macchinina della Burago o un Lego: qui si parla di una compravendita da 197 milioni di euro. È un'operazione importante per il Comune, anche per lo spostamento del tunnel Patroclo, le bonifiche e altri interventi. Non parliamo di noccioline, ma di un asset molto importante per Milano.
A proposito di cifre, il sindaco Sala sostiene che serva uno stadio da 70mila posti, con un investimento da 1 a 1,5 miliardi, e che sia impensabile che il pubblico possa farsene carico. A suo avviso la motivazione di Sala regge?
Noi abbiamo dimostrato, con lo studio progettuale elaborato insieme ad Arco Associati, che ristrutturare il Meazza costerebbe 300 milioni, al massimo 350 con la copertura totale. Il Comune di Milano ha un rating molto positivo, quindi ha la capacità economica e le garanzie per chiedere mutui. Ha disponibilità in conto capitale e potrebbe farsi carico della sistemazione. È chiaro che uno stadio nuovo costa più di un miliardo, ma ristrutturare l’esistente è possibile, nonostante il vincolo dei 70 anni. È una scelta politica: vendere lo stadio per farne costruire uno nuovo. Ma non si può dire che il Comune non possa farsi carico della ristrutturazione. Il Meazza può essere rifunzionalizzato e riqualificato, e può avere utilizzi anche oltre il calcio. Qui si è scelto di assecondare le squadre, per cui un “nuovo San Siro” avrebbe sicuramente un altro tipo di appeal. Io però credo che il Comune avrebbe potuto fare un’altra scelta.
Veniamo al Patto per Milano, lanciato da Letizia Moratti. Forza Italia proponeva un dialogo con l’area riformista del PD, contro i Verdi. Ma il PD ha negato prontamente e gli alleati del centrodestra sono rimasti sorpresi dalla vostra apertura. Il patto è fallito o resta margine di lavoro? La compattezza del centrodestra regge?
La prima risposta del centrosinistra è stata arrogante: Majorino ha parlato di “marcia indietro”, la capogruppo Uggioni ha definito la nostra una proposta strumentale. Io invece credo che fosse una proposta sensata, non solo sullo stadio ma anche sull’urbanistica, sul Salva Milano, sui dossier bloccati. Non mi pare che Sala abbia convocato nessuno, né che la giunta abbia dato segnali di apertura. La stessa vicesindaca Scavuzzo ha detto che la delibera non può essere emendata: prendere o lasciare. Mi sembra che siano loro a dirci cosa dobbiamo votare. Io sono sempre più convinto che il nostro voto debba essere contrario. Quanto alla compattezza del centrodestra, non vedo problemi. Salvini aveva detto che la delibera non era votabile ancora prima che uscisse, quindi senza averla letta. Ora mi auguro che, da ministro delle Infrastrutture e da milanese, entri nel merito e dia indicazioni chiare e puntuali alla Lega. Questo è un passaggio importante non solo per le squadre, ma per la città: l’interesse di Milano deve essere superiore all’interesse delle società calcistiche.
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Lei si è sempre dichiarato favorevole tanto al nuovo stadio quanto alla riqualificazione, lo conferma anche adesso che dichiara di essere pronto a votare contro la delibera?
Sì, assolutamente. Sono sei anni che mi impegno per cercare una soluzione. Ritengo che un nuovo impianto o la riqualificazione siano fondamentali per il quartiere. Ma questa proposta non è la soluzione migliore. Non vedo un reale lascito per la città. Lo spostamento del tunnel Patroclo non basta. Il parco previsto non è un vero parco fruibile, ma solo aiuole sparse. Serve un parco attrezzato, come CityLife: tanto criticato all’inizio, oggi è uno dei luoghi più apprezzati e frequentati di Milano, realizzato grazie al centrodestra. Non sono un “ecotalebano”, ma credo che ai cittadini servano servizi veri. Non possiamo lasciare carta bianca alle squadre e poi vedere cosa succede.
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