San Siro, Giungi (Pd): "I paletti del Comune ai club? Peggio di prima. Ma non voglio che la giunta cada" - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 19:26

San Siro, Giungi (Pd): "I paletti del Comune ai club? Peggio di prima. Ma non voglio che la giunta cada"

Il consigliere milanese del Pd Alessandro Giungi, critico sul progetto di vendita di San Siro, commenta gli ultimi sviluppi: "Le condizioni presentate da Scavuzzo peggiorano la situazione. Se lo stadio è agibile per le Olimpiadi, come si può demolirlo poc

di Matteo Respinti

San Siro, Giungi (Pd): "I paletti del Comune ai club? Peggio di prima. Ma non voglio che la giunta cada"

Per Alessandro Giungi, consigliere comunale del Partito Democratico, il nuovo pacchetto di condizioni per la vendita di San Siro presentato dalla vicesindaca Anna Scavuzzo non solo non tutela l’interesse pubblico, ma lo peggiora: “Il Comune dovrà versare 36 milioni per sottopasso, bonifiche e rifunzionalizzazione, soldi che verranno sottratti dal prezzo di vendita. È inaccettabile”. Duro anche il giudizio sulla clausola anti-speculazione e sulla mancata trasparenza dei fondi coinvolti: “La proposta si allontana da quanto avevamo chiesto”.

Sulle Olimpiadi e sul vincolo della Soprintendenza, Giungi segnala contraddizioni evidenti e chiede chiarezza: “San Siro sarà pienamente operativo per la cerimonia di apertura, allora perché abbatterlo pochi mesi dopo?”. E sul piano politico, dopo gli insulti ricevuti dall’ex assessore Tancredi, rassicura: “Con il sindaco ho sempre avuto rapporti rispettosi. Non voglio far cadere la giunta, resto leale al centrosinistra. La mia appartenenza alla maggioranza non è in discussione”. L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT MILANO

Consigliere Giungi, il nuovo pacchetto di condizioni illustrato dalla vicesindaca Scavuzzo prevede: capienza minima di 70mila posti, un tetto di 9 milioni per le bonifiche, fideiussioni, e una clausola che garantisce un ritorno economico al Comune in caso di rivendita dell’area. A suo giudizio, queste condizioni tutelano davvero l’interesse pubblico?
No, peggiorano la situazione. Abbiamo la conferma che il Comune dovrà versare circa 36 milioni di euro, che saranno sottratti dai 197 milioni complessivi della vendita, per finanziare il sottopasso Patroclo, le bonifiche e la rifunzionalizzazione dell’area di San Siro, compresa la rimozione delle macerie. È una condizione inaccettabile. Si invoca l'applicazione della legge Stadi, ma non è obbligatoria. Si poteva scegliere diversamente. Lo dico anche da avvocato: tra le parti si poteva concordare un'altra soluzione, senza far ricadere queste spese sul Comune. Non è credibile che in un’operazione immobiliare così grande (con annessi centro commerciale e albergo) siano i cittadini a dover sostenere i costi. Le squadre avrebbero almeno potuto avere il buon gusto di farsi carico di tutto. Dal punto di vista economico, l’interesse pubblico non è affatto tutelato. La valutazione dell’area, poi, è tutta da discutere: alcuni urbanisti e accademici danno cifre molto diverse da quelle avanzate dal Comune. E in ogni caso, defalcare 36 milioni da quella cifra è assurdo. Inoltre, il Comune aveva inizialmente pensato a un vincolo che impedisse la rivendita per almeno 5 anni, per evitare speculazioni. Invece, ora si prevede che se i fondi rivendono nei primi cinque anni, al Comune andrà solo il 50% del ricavato in più rispetto ai 197 milioni. Anche qui siamo lontani dalle proposte che noi consiglieri critici avevamo avanzato. Aggiungo un altro aspetto grave: non abbiamo ancora informazioni chiare sulla reale titolarità dei fondi che porteranno avanti l’operazione. Né Milano né Inter hanno fornito trasparenza su chi siano effettivamente i proprietari o i responsabili ultimi del progetto.

Alcuni comitati contrari alla vendita hanno presentato un appello al Comitato Olimpico Internazionale sostenendo che la demolizione di San Siro contraddice il dossier di Milano-Cortina 2026. È una strada percorribile per fermare il progetto?
Sul piano olimpico, credo che l’iniziativa sia giusta nel merito, ma non so se avrà effetti concreti. Tuttavia, è importante anche un’altra questione: il vincolo della Soprintendenza. Si parla dell’11 settembre come possibile data in cui scatterebbe il vincolo, perché lo stadio era già completamente agibile – secondo anello incluso – in quel periodo, prima ancora del collaudo ufficiale del 10 novembre. Questo potrebbe essere un elemento decisivo. Da questo, San Siro resterà in piedi almeno fino al 6 febbraio 2026, quando è prevista l’inaugurazione delle Olimpiadi. Anche se si procedesse alla vendita e al nuovo stadio, i lavori partirebbero con il progetto per spostare il sottopasso Patroclo, quindi lo stadio attuale resterebbe operativo. Il vero problema è un altro: se nel febbraio 2026 San Siro sarà perfettamente funzionante e a norma per accogliere la cerimonia di apertura dei Giochi, come si può poi giustificarne la demolizione pochi mesi dopo? Che senso ha rifunzionalizzare lo stadio per poi abbatterlo? Anche su questo punto non ci è mai stato detto chiaramente cosa significhi “rifunzionalizzare San Siro”. Quali saranno le destinazioni? Nessuno lo ha spiegato, nemmeno nella riunione di ieri.

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Parliamo ora di un episodio recente che l’ha vista coinvolto in prima persona: l’ex assessore Tancredi ha usato espressioni pesanti nei suoi confronti. Come riesce a far parte di una maggioranza in cui un suo esponente la attacca in questo modo? E il sindaco sapeva?
Guardi, ho trovato quelle frasi imbarazzanti. Ma non per me: sono imbarazzanti per chi le ha scritte. Non mi hanno colpito in modo particolare, non sono arrabbiato, ma trovo sconcertante che un assessore possa rivolgersi così a un consigliere comunale della sua stessa maggioranza. È stato un episodio umanamente spiacevole. Il sindaco, ne sono certo, non sapeva nulla. E voglio dirlo chiaramente: con il sindaco ho sempre avuto rapporti improntati al rispetto, anche nei momenti di forte dissenso. Mi ha anche inviato un messaggio personale di solidarietà che ho molto apprezzato. Il sindaco non c’entra nulla con quella vicenda. La responsabilità è solo di chi ha scritto quelle parole, che ribadisco, sono fuori luogo e imbarazzanti.

Il consigliere Monguzzi (AVS) ha parlato di “tradimento del programma di maggioranza”. Lei condivide questa valutazione? O si tratta di una semplice divergenza legittima all’interno della coalizione?
Ho apprezzato che il sindaco abbia dichiarato di non voler dimettersi nel caso in cui la delibera non venisse approvata. Questo toglie ogni spada di Damocle dai consiglieri comunali e ci permette di affrontare la questione per quello che è: un dibattito politico. Un voto contrario alla vendita di San Siro non implica la fine della giunta. Io non voglio far cadere questa giunta, né consegnare la città al centrodestra. Politicamente sono lontano anni luce dalle destre che compongono l’attuale opposizione. Lavorerò sempre per il centrosinistra e per questa maggioranza. La mia lealtà non è in discussione.

Quindi che lei resta convintamente parte della maggioranza, nonostante le divergenze su questo specifico tema?
Assolutamente sì. Lo dimostra la mia presenza costante e il mio impegno. Partecipo al 95% delle votazioni in Consiglio, ho una presenza attiva, concreta, documentata. Nessuno può mettere in dubbio la mia appartenenza alla maggioranza.

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