Terza bocciatura in Trenord. In Lega si apre il caso Bonomi
di Fabio Massa
C'è chi dice che lui sia davvero arrabbiato. Anche perché, da un po' di mesi a questa parte, di Giuseppe Bonomi si sono perse le tracce. Lo chiamavano "l'unico manager che la Lega Nord ha". Assessore ai lavori pubblici sotto Formentini, presidente della Sea che avviava l'hub Malpensa 2000, poi presidente di Alitalia, poi presidente di Eurofly e infine ancora una volta in Sea sotto la Moratti, era accreditato dai più come il naturale successore di Legnani alla guida di Trenord, la società che gestisce il sistema ferroviario lombardo, di proprietà di Regione Lombardia (tramite FNM) e di Trenitalia. E invece no. Nulla.
E dire che - secondo quanto può riferire Affaritaliani.it - l'accordo pareva fatto, tra lui e Maroni. Perché in origine Bonomi avrebbe chiesto la guida della Serravalle, società che è finita in pancia alla Regione dopo la morte della Provincia. Ma in Serravalle c'erano altre logiche politiche, con Massimo Sarmi in pole position. Difficile mettere due galli in un pollaio. E quindi, Trenord. Ma con le stesse prerogative che erano state di Biesuz: poteri pieni nella gestione dell'azienda. Intanto però Maroni sceglieva altrimenti: Laura Cavatorta, direttore di AirOne. Una manager che però ha detto di no, inaspettatamente. Ecco allora il nuovo "sondaggio" su Bonomi, che ancora una volta si mette a disposizione. E ancora una volta Maroni sceglie altrimenti: Lucia Morselli, dalle acciaierie di Terni. Addirittura Bonomi non viene neppure avvertito, e apprende la notizia dai giornali. Partita finita? Macché. Perché la Morselli decide di mollare. Una scelta non indolore, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, perché la manager il contratto l'aveva già firmato e adesso dovrà pagare una penale, che - pare - si aggiri intorno ai 60mila euro. Ora si torna a parlare di Bonomi. E subito arriva l'annuncio che Maroni avrebbe deciso per un'altra donna: Cinzia Farisé, ceo di Prysmian India. Una vecchia conoscenza per gli uffici di piazzale Cadorna.
Da Palazzo Lombardia la risposta è sempre la stessa: l'importante è che sia donna. Perché dovesse entrare Bonomi, gli si dovrebbe fare posto per rispettare le quote rosa, nel cda di Trenord. E quindi, un uomo dovrebbe uscire per far posto a lui. Un cambiamento che evidentemente Maroni non vuole fare. A costo di scontentare "l'unico manager della Lega", che - pare - per ora si consola con una superconsulenza per una società privata di logistica.
@FabioAMassa