Allarme stock auto: quasi 400mila km zero invendute soffocano il mercato e mettono in crisi la rete vendita - Affaritaliani.it

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Allarme stock auto: quasi 400mila km zero invendute soffocano il mercato e mettono in crisi la rete vendita

Quasi 400mila auto immatricolate tra 2023 e 2025 giacciono invendute: l’eccesso di stock pesa sul mercato e rivela il vero freno alla mobilità elettrica.

Redazione Motori

C’è un problema che il mercato automobilistico italiano non può più permettersi di ignorare. Si chiama stock invenduto.

E oggi ha un volto ben definito: quasi 400.000 auto già immatricolate ma ancora ferme nei piazzali, senza un proprietario, senza una destinazione commerciale. Targate tra il 2023, il 2024 e i primi mesi del 2025, queste vetture rappresentano un 27,3% che pesa come una zavorra sulle concessionarie, sulle flotte, sulle case stesse. Un dato che, in superficie, potrebbe sembrare gestibile, ma che racconta di un sistema che fatica a reggere i propri stessi numeri.

Questa massa silenziosa di km zero è il prodotto di strategie che hanno preferito le apparenze alla sostanza. Le auto vengono immatricolate per gonfiare i volumi, per raggiungere target, per ottenere bonus di produzione. Ma quando il cliente finale non arriva, il paradosso si manifesta in tutta la sua gravità: auto nuove, già sulle targhe, che marciscono nei parcheggi. E a pagarne il prezzo è l’intera filiera commerciale.

Se si guarda nel dettaglio, il quadro diventa ancora più preoccupante. Delle auto già targate, più della metà delle plug-in hybrid (50%) è ancora in stock. Peggio ancora per le full electric: il 58,3% delle BEV è invenduto, oltre 21.000 vetture ferme. A marzo erano il 59,7%, segno che il problema non è stato risolto, ma solo leggermente contenuto. Il mercato elettrico, che sulla carta dovrebbe essere il motore del futuro, oggi è fermo al palo, schiacciato da un’offerta troppo ambiziosa e una domanda che non decolla.

Ma non è solo una questione di alimentazione. Lo stock in eccesso ha effetti devastanti su tutta la rete commerciale. Ogni auto ferma è un capitale bloccato, un costo vivo tra interessi passivi, svalutazioni, spazio occupato, assicurazioni. I concessionari si trovano a gestire centinaia di vetture invendute, spesso acquistate in anticipo con formule di prestito, e oggi costretti a svendere con margini compressi o nulli. L’equilibrio finanziario della distribuzione, già fragile, rischia di saltare.

E poi c’è il danno collaterale: la concorrenza interna. Le km zero, pur di essere vendute, finiscono per erodere il valore dell’auto nuova vera, deprimendo i prezzi e mettendo in crisi chi prova a lavorare con trasparenza. Si crea così un circolo vizioso in cui il mercato sembra muoversi, ma in realtà gira a vuoto su se stesso, senza reale crescita della domanda.

A livello industriale, il fenomeno assume proporzioni significative. Oltre 230.000 delle km zero in stock sono del Gruppo Stellantis, mentre oltre 46.000 appartengono al Gruppo Volkswagen. Due giganti dell’automotive che hanno spinto molto sulle auto-immatricolazioni per reggere la pressione del mercato europeo. Ma ora l’effetto boomerang è evidente: i piazzali pieni diventano il simbolo di una strategia commerciale insostenibile.

Il caso delle BEV è emblematico. Si investe in produzione, comunicazione, modelli sempre più avanzati. Ma senza un piano strutturale per infrastrutture, incentivi e accessibilità economica, l’elettrico resta un sogno parcheggiato. Il cliente medio italiano, ancora diffidente e poco informato, si trova davanti a listini alti, punti di ricarica assenti nelle periferie e un mercato dell’usato che non offre certezze. Di fronte a queste incognite, le auto elettriche restano a terra, letteralmente.

Eppure la soluzione non è impossibile. Serve una correzione decisa delle politiche di immatricolazione, con previsioni di produzione più aderenti alla domanda reale. Serve un sistema di incentivi stabile, trasparente e accessibile, soprattutto per le famiglie e le piccole imprese. E serve una rete vendita tutelata, che non venga schiacciata dal peso di decisioni prese a monte. Senza questo, lo stock continuerà a crescere. E con esso, l’insoddisfazione.

Nel frattempo, i numeri restano lì, inchiodati alla realtà. Quasi 400.000 auto nuove ma invendute sono il ritratto di un mercato che si illude di crescere, ma che in realtà sta implodendo. E se non si interviene subito, il danno rischia di diventare strutturale. Perché ogni mese che passa, quel 27,3% pesa un po’ di più. E la mobilità del futuro rischia di diventare un presente immobile.