Auto e Motori
Auto elettriche in Italia: ottobre +26,9% e quota al 4,9%
Il mercato italiano delle auto elettriche accelera a ottobre: crescono volumi e quota di mercato, ma il divario con l’Europa resta ampio. La filiera invoca un piano nazionale.

Un mese di ottobre in chiaroscuro per l’auto in Italia, ma con una luce netta sul fronte elettrico.
Le immatricolazioni di vetture full electric raggiungono 6.214 unità, in aumento del 26,9% rispetto a ottobre 2024. La quota di mercato BEV sale al 4,9%, un punto in più sullo stesso mese dell’anno scorso, segnale che il segmento sta tornando a parlare a un pubblico più ampio. Sullo sfondo, però, il mercato complessivo segna una lieve flessione: 126.149 targhe totali, -0,6%anno su anno. È un dato che racconta un contesto ancora incerto, in cui l’elettrico si muove in controtendenza, sostenuto dall’effetto attesa per i nuovi incentivi e da un’offerta che comincia a toccare le corde giuste di prezzo, autonomia e servizi.
Dieci mesi in crescita: incentivi e ISEE accendono la domanda
Nei primi dieci mesi del 2025, le auto elettriche immatricolate in Italia toccano 67.086 unità, in crescita del 28,7% sullo stesso periodo del 2024. La market share sale al 5,2% (era 3,9% un anno fa) e il parco circolante BEV raggiunge 339.231 vetture al 31 ottobre. Il segnale più interessante arriva dalla risposta dei consumatori alle misure legate all’ISEE: la corsa alle prenotazioni ha acceso un’attenzione nuova verso la mobilità elettrica, destinata a riflettersi nelle consegnedei prossimi mesi. In altre parole, è come se la spinta degli incentivi avesse finalmente avvicinato domanda e offerta, mostrando a molte famiglie che l’elettrico può essere un’opzione concreta e non solo una promessa.
Il confronto europeo: il gap da colmare
Se allarghiamo lo sguardo all’Europa, la strada da percorrere resta evidente. A settembre 2025 la quota BEV ha toccato il 22,4% in Francia, il 19,4% in Germania, il 12% in Spagna e il 23,3% nel Regno Unito. L’Italia si è fermata al 5,6%, mentre piazze molto dinamiche come Belgio e Olanda hanno sfiorato rispettivamente il 37,6% e il 37,4%. Una forbice che non parla solo di prezzi o di modelli, ma di ecosistemi: politiche stabili, infrastruttura di ricarica capillare, canale flotte aziendali più maturo, servizi post-vendita e formule finanziarie tarate sui nuovi bisogni. Colmare questa distanza non è impossibile, ma richiede una regia che metta a terra un percorso credibile nel medio periodo.
La voce della filiera: le parole di Motus-E
A leggere i numeri, anche la filiera vede il bicchiere mezzo pieno. «L’intonazione positiva delle immatricolazioni elettriche è un segnale importante per le prospettive del mercato italiano, così come lo è stato il clamoroso boom delle domande per gli incentivi, testimonianza chiara di un interesse per questa tecnologia», osserva Fabio Pressi, presidente di Motus-E. E ancora: «Occorrerà fare tesoro dell’esperienza delle ultime settimane, che accanto all’attenzione dei cittadini verso l’elettrico ha dimostrato le potenzialità del dialogo tra le Istituzioni e gli attori della filiera, grazie a cui si è messa a terra una misura utile a far toccare con mano a migliaia di famiglie le opportunità della mobilità elettrica». È una lettura che unisce mercato e politica industriale, e che rimette al centro la parola più gettonata quando si parla di transizione: continuità.
Un piano nazionale per ricarica e flotte: la leva che manca
«Ripartendo da questo spirito collaborativo pubblico-privato, ci sono tutti i presupposti per creare un grande piano nazionale per l’auto, esteso a fattori abilitanti strategici come l’infrastruttura di ricarica, che accompagni l’industria e dia una direzione chiara al mercato», prosegue Pressi. In pratica, servono azioni coordinate e programmatiche che valorizzino anche il canale delle flotte aziendali, vera cinghia di trasmissione per la diffusione delle BEV e la crescita del mercato dell’usato elettrico. La rete di ricarica resta l’architrave: capillarità urbana e autostradale, potenze adeguate, interoperabilità e una user experience semplice. Ogni chilometro aggiunto in colonnine affidabili è un pezzo di fiducia in più per chi oggi è indeciso.
Prospettive: dal rimbalzo alla maturità
La fotografia di ottobre dice che l’elettrico in Italia non è più una nicchia di pionieri. Il +26,9% mensile e il +28,7% nei dieci mesi indicano un reale cambio di passo, pur a fronte di un mercato generale che arretra del 2,6% tra gennaio e ottobre. La sfida ora è trasformare l’effetto incentivo in una curva di adozione stabile, sostenuta da ricarica diffusa, offerte finanziarie comprensibili e un TCO competitivo. Lì si gioca il vero allineamento con l’Europa. Se l’Italiariuscirà a spostare quote significative nel canale flotte, a semplificare gli accessi agli incentivi e a spingere la qualità dei servizi, i numeri dei prossimi trimestri potranno raccontare non solo un rimbalzo, ma l’inizio di una maturità industrialesull’elettrico. È una partita che riguarda milioni di automobilisti e l’intera catena del valore, dai costruttori ai gestori di rete, fino alle amministrazioni locali.
