BYD Racco: la kei car elettrica debutta al Japan Mobility Show - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 17:12

BYD Racco: la kei car elettrica debutta al Japan Mobility Show

Al Japan Mobility Show debutta BYD Racco, kei car elettrica pensata per il Giappone: dimensioni compatte, porte scorrevoli, Blade Battery e lancio atteso nel 2026.

di Giovanni Alessi

Nel caos ordinato dei padiglioni di Tokyo, la BYD Racco cattura gli sguardi senza urlare.

È una kei car elettrica che parla la lingua della città: corta, alta, furba nelle soluzioni. Il messaggio è chiaro: un costruttore globale entra nel terreno più domestico del mercato giapponese, con un modello pensato solo per il Giappone e con un arrivo previsto nell’estate 2026, e chissà: forse arriverà anche in Europa. Non è una provocazione, ma una scommessa sul quotidiano: pendolarismo, quartieri densi, parcheggi millimetrici. La promessa è quella di un’elettrica accessibile, facile da vivere e da ricaricare, capace di spostare l’attenzione dalla scheda tecnica alla qualità della vita.

Design funzionale: boxy per scelta, non per moda

La Racco non gioca a nascondersi. Ha una silhouette boxy e proporzioni “tall” per massimizzare lo spazio. Le porte scorrevoli su entrambi i lati sono la soluzione più logica dove i centimetri contano davvero. Le dimensioni rispettano i vincoli kei: 3.395 x 1.475 x 1.800 mm, misure che raccontano più di mille slogan. È l’auto che ti consente di infilarti dove altri rinunciano, senza rinunciare a un abitacolo sorprendentemente arioso per quattro passeggeri. L’impressione, sedendosi a bordo, è di un oggetto disegnato “da dentro verso fuori”, dove i vani, i sedili e la visibilità guidano le scelte di stile. La città ti misura a vista d’occhio; lei risponde con funzionalità prima ancora che con estetica.

Tecnologia concreta: Blade Battery e due livelli di autonomia

Sotto la pelle lavora la Blade Battery a chimica LFP, diventata un marchio di fabbrica per efficienza e robustezza. La BYD Racco promette due tagli di accumulo una versione Short Range e una Long Range per costruire l’auto attorno alle esigenze di chi la guida. L’autonomia attesa si avvicina ai ~180 km WLTC: un dato che non cerca record autostradali, ma interpreta con realismo gli spostamenti urbani e metropolitani. La trazione è anteriore, la gestione della coppia privilegia la dolcezza più che lo scatto da semaforo, mentre l’elettronica è tarata per semplificare la routine: parcheggi stretti, rampe ripide, pavé bagnato. È la tecnologia raccontata dal risultato, non dalla teoria.

Strategia “overseas-first”: un progetto solo per il Giappone

La Racco nasce come progetto overseas-first, costruito su misura per il mercato giapponese. È una scelta strategica che sposta l’asse del racconto: un’elettrica globale che diventa locale, rispettando norme, gusti e infrastrutture di un Paese in cui le kei sono cultura prima che categoria. La produzione prevista in Cina punta a sfruttare sinergie industriali e volumi, mentre la distribuzione e l’assistenza in Giappone dovranno fare la differenza nel giorno per giorno. Nel mirino c’è una concorrenza affermata, con modelli come Nissan Sakura a fare da riferimento. La partita, però, non si gioca solo sul prezzo: contano la percezione di qualità, l’esperienza d’uso, la fiducia nel marchio e la capacità di garantire un TCO amichevole per famiglie e microimprese.

Prospettive 2026: la prova dei fatti in città

La BYD Racco arriva mentre la transizione elettrica in Giappone cerca una traiettoria credibile tra colonnine, incentivi e abitudini consolidate. Qui la promessa della kei car elettrica ha un senso profondo: compattare gli ingombri, ridurre consumi e costi, convertire la tecnologia in semplicità. Se manterrà le premesse Blade Battery, due livelli di autonomia, porte scorrevoli e un prezzo competitivo potrà smuovere un segmento che decide la mobilità di milioni di persone. Il 2026 sarà l’anno della verità, quando il prototipo diventerà prodotto e la città deciderà. Nel frattempo, l’immagine è già nitida: un’elettrica che non rincorre l’epica dei numeri, ma la concretezza di una vita urbana più agile, silenziosa e sostenibile.