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Citroen: 100 anni di storia al… femminile!

Nel 1915 e sull’Europa incombeva la prima guerra mondiale. Come la maggior parte dei francesi anche André-Gustave Citroën fu chiamato al fronte ed arruolato nel secondo reggimento d’artiglieria pesante, sezione convoglio di rifornimento, unità di manutenzione e guida autoveicoli, ovviamente!

In poco tempo la Francia rimase senza munizioni e, per risolvere questo problema, richiamò a Parigi industriali del calibro di  André Citroën, i fratelli Peugeot o lo stesso Louis Renault, ordinando loro di mettere le loro fabbriche e le loro capacità al servizio del Paese.

André Citroën iniziò così la costruzione di una nuova fabbrica e il 15 giugno 1915 iniziò la produzione di munizioni, raggiungendo le 1.500 granate al giorno già il 16 agosto. L’anno successivo si sarebbero prodotte le promesse 10.000 granate quotidiane che sarebbero diventate 50.000 (!) l’anno successivo. Nel periodo bellico la fabbrica di André Citroën produsse complessivamente ventitré milioni di proiettili per la Francia e per i suoi alleati.

L’idea geniale di André Citroën

Con l’aumento della produzione, aumentava anche la necessità di manodopera e… dove reperirla se tutti gli uomini erano al fronte? Così, mentre lo Stato francese arruolava i soldati, Citroën chiamava le donne a costruire le munizioni necessarie a vincere la guerra. Senza trascurare le loro esigenze…

“Le donne sono sempre state molto rispettate e noi facciamo sempre di tutto per piacere loro”. Così André Citroën rispondeva qualche anno dopo (nel 1924) ad un giornalista stupito nello scoprire dentro alla fabbrica Citroën la presenza di cooperative di consumo, cinematografo, asili nido, ambulatori medici (incluso lo studio del ginecologo) e di spazi ricreativi condivisi, come le mense con menù identico per operai, impiegati, quadri e dirigenti, in un’atmosfera assolutamente cordiale, ben diversa da quella degli opifici di inizio ‘900. La fabbrica Citroën si prendeva così tanta cura delle donne che vi lavoravano che a Parigi si diffuse una canzoncina che invitava le future mamme ad andare a partorire… in Citroën

Tutto in funzione delle donne

Già nella progettazione della fabbrica, André tenne conto delle differenze fisiche tra uomini e donne: esaltando le capacità manuali di queste ultime in fatto di sensibilità e delicatezza e fornendo loro i mezzi ausiliari per alleviare lo sforzo necessario alle attività della fabbrica, come i carrelli a trazione elettrica (siamo nel 1915!) per spostare le rastrelliere con i proiettili o i nastri trasportatori che portavano in giro i pezzi semilavorati.

Dalle granate alle vetture

Verso la fine della guerra, nel 1918, Citroën decise di dare un futuro a quella fabbrica passando dalla fabbricazione di granate a quella di automobili. All’interno della fabbrica di munizioni c’erano già gli impianti per la produzione di tubi e di acciaio a taglio rapido che permetteva di far funzionare le macchine tre volte più velocemente e c’erano le “munitionettes”, ovvero le donne che avevano vinto la guerra armando la Francia. Si trattava di combinare le cose, riqualificando il personale ed ampliando lo stabilimento.

Dopo aver costruito un nuovo capannone di 18.000 metri quadri, Citroën avviò la produzione delle macchine necessarie alla fabbricazione di automobili, impiegando 3.500 operai e, soprattutto, operaie che divennero 11.700 alla fine del 1918, quando, con il ritorno dei militari dalla guerra, la percentuale delle donne scese al 21%. Ma l’apprezzamento di Citroën per l’efficienza, la precisione e la sensibilità femminile era tale che quando nel 1920, a produzione avviata, l’organico della fabbrica crebbe in maniera significativa, le donne rappresentarono oltre il 50% dei dipendenti del Double Chevron!

Ai tempi della produzione dei proiettili d’artiglieria, nei reparti che curavano le fasi più delicate, la presenza femminile era preponderante, come nel caso delle sale di assemblaggio, dove su 750 presenze, 680 erano donne. A loro disposizione, nella fabbrica di Javel c’erano 4.000 spogliatoi individuali, 1.300 lavandini, 250 wc. L’infermeria, diretta da un primario a tempo pieno, disponeva di molti locali d’attesa, un laboratorio d’analisi, una stazione radiografica, l’ambulatorio ginecologico, la sala d’allattamento e quella operatoria: una clinica completa, con dodici infermiere, dove venivano curate, tra malati ed infortunati, dalle 50 alle 80 persone al giorno.

C’era anche l’asilo nido

L’asilo nido era situato in una vecchia scuola nel cortile interno di Javel. Dal lunedì al sabato, nei suoi quattro piani ospitava i bambini di età inferiore ai tre anni, era dotato di lavanderia e cucine separate da quelle della fabbrica e consentiva alle madri di allattare cinque volte al giorno i propri figli. Giovani ragazze si prendevano cura dei bambini mentre in una proprietà contigua erano ospitate le madri per la convalescenza post parto ed i bambini più grandi.

André Citroën è stato tra i primi a comprendere che la qualità del lavoro è collegata a doppio filo alla qualità della vita di chi lavora, e che il sorriso sul volto dei suoi dipendenti, uomini e donne, è un tesoro senza prezzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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