Auto e Motori
Regole UE auto 2035: Renault avanti, gli altri costruttori sotto pressione
Dalla "Renaulution" di De Meo alla concretezza di François Provost: ecco come il Gruppo Renault sta anticipando i target UE rendendo l'elettrico un successo globale.


Il panorama automobilistico europeo sta vivendo una metamorfosi profonda, segnata dal passaggio da un approccio ideologico a uno pragmatico.
Il nuovo pacchetto normativo ha ridefinito l'obiettivo per il 2035: non si parla più di un azzeramento totale delle emissioni allo scarico, ma di una riduzione del 90% (base 2021). Questo margine del 10% apre la porta a soluzioni fondamentali come l'impiego di e-fuels e biocarburanti.
In questo scenario, la strategia di Renault, partita da lontano con la visione di Luca de Meo, si sta rivelando l'unica realmente vincente. Mentre i competitor si sono spesso limitati a inseguire l'elettrico di lusso con una visione a corto raggio, la "Renaulution" ha tracciato un percorso di flessibilità tecnologica. Oggi, quel testimone è passato nelle mani di François Provost, il nuovo CEO che non si limita a proseguire il lavoro del predecessore, ma lo sta migliorando attraverso una maniacale attenzione all'efficienza e alle partnership internazionali (come Horse e Ampere). Provost sta trasformando quella visione in una realtà industriale solida, capace di integrare plug-in hybrid e range extender in un mix che garantisce compliance e profitti.
Il ritorno delle piccole: il colpo di genio sui super-crediti
Una delle novità più significative della normativa riguarda le piccole elettriche sotto i 4,2 metri. Fino al 2034, ogni vendita di queste vetture varrà 1,3 nel calcolo della media $CO_{2}$. Questa misura convalida le scelte di De Meo, che aveva scommesso sul rilancio del segmento B e delle citycar iconiche quando tutti gli altri le abbandonavano.
François Provost ha preso questa eredità e l'ha trasformata in un vantaggio competitivo senza precedenti: sotto la sua guida, lo sviluppo di modelli come la nuova Twingo è sceso a tempi record (21 mesi), abbattendo i costi e massimizzando l'effetto dei super-crediti. Grazie a questa velocità d'esecuzione, Renault riesce a far crescere i volumi delle piccole senza "tirare su" il prezzo medio di gamma. Mentre la concorrenza arranca per riconvertire le fabbriche, il tandem De Meo-Provost ha già pronta la risposta per il mercato di massa, rendendo la mobilità sostenibile finalmente democratica.
Flotte aziendali e usato: creare il mercato del futuro
Il pacchetto europeo punta ora sulle flotte aziendali, che valgono circa il 60% delle vendite di auto nuove. L'obiettivo è generare un mercato dell'usato elettrico abbondante, chiave per rendere le BEV "normali" anche fuori dai grandi centri urbani.
Ancora una volta, la lungimiranza di aver strutturato un'offerta su modelli solidi sta pagando. Rendere l'elettrico desiderabile e durevole è stato il pilastro impostato anni fa; oggi Provost sta spingendo sull'acceleratore dell'integrazione, garantendo che il valore residuo di questi veicoli rimanga alto. Chi ha costruito una filiera basata sulla qualità delle batterie e sulla semplicità manutentiva si trova in una posizione di forza, mentre chi ha seguito logiche di profitto immediato rischia di trovarsi con flotte difficili da ricollocare sul mercato dell'usato.
Local content e sovranità: la nuova era Provost
Infine, la pressione sul local content e il sostegno alla filiera europea (con il "battery booster" da 1,8 miliardi) premiano chi ha riportato la produzione "a casa". Il modello di integrazione verticale voluto da De Meo e perfezionato da François Provost dimostra che la sovranità industriale è possibile.
Mentre altri produttori subiscono passivamente l'instabilità delle forniture globali, Provost sta consolidando partnership strategiche e potenziando le gigafactory europee. La sua capacità di unire la visione strategica a una profonda competenza negli acquisti e nella logistica permette a Renault di offrire auto accessibili prodotte nel cuore dell'Europa. È la dimostrazione che una trasformazione radicale, se gestita con competenza e continuità, non è solo una necessità ecologica, ma la più grande opportunità industriale del secolo.
