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Per favore, non fate cadere Conte
(fonte Lapresse)

Di Gianni Pardo

Certo, chi non sa guidare provoca disastri. Ma anche chi è un eccellente guidatore provocherà danni e lutti, se gli danno un’auto senza freni. In questo secondo caso, dei guai provocati il guidatore non sarà colpevole tecnicamente ma lo sarà giuridicamente e socialmente. Giuridicamente, perché male ha fatto a fidarsi a non controllare il veicolo; socialmente, perché la gente non si interessa di tecnica e condanna chi era al volante.

Sto parlando del governo dell’Italia. Da molti decenni tutti i governi hanno rinviato i problemi senza risolverli, hanno contratto un Everest di debiti, ci hanno creato nel mondo una fama di finanza allegra e di inaffidabilità e insomma hanno posto le premesse di un disastro epocale.

Di fatto però, da quando siamo parte integrante dell’Unione Europea, il problema è stato preso in considerazione anche dal punto di vista delle possibili conseguenze comunitarie, e ciò ha fatto sì che i partner, nella misura del possibile, ci abbiano dato una mano. Si è visto con l’intervento della Banca Centrale Europea, al partire dal 2011, e si vede ancora oggi, con i vari Mes, Sure e soprattutto Next Generation Ue. Ma gli aiuti non hanno affatto fermato il degrado. Un drogato non lo si aiuta pagandogli dosi di droga (solo perché è in crisi di astinenza) ma imponendogli la disintossicazione. Nel 2011 è come se le Borse avessero detto: “Questo Paese è fallito”, e dall’Europa gli avessero risposto: “Ma no, lo sosteniamo noi”. Ed era una bugia.

Che vuol dire sostenere un Paese? Che quel Paese può vivere indefinitamente di debiti, al di sopra dei suoi mezzi? Assurdo. Che se non potrà pagare pagherà l’Europa, al suo posto? Anche questo è assurdo. Soprattutto visto il livello del nostro debito pubblico. Insomma anche i governanti europei, esattamente come i nostri, hanno “comprato tempo”, hanno rassicurato le Borse ed hanno spazzato la polvere sotto il tappeto. E questo gioco non può continuare all’infinito. Si tratta soltanto di indovinare quando si raggiungerà il punto di rottura.

In questo campo io mi sono sbagliato. Già molti anni fa ho pensato che quel punto era stato raggiunto, ed ho avuto torto. Non nel senso che la situazione fosse diversa da come la vedevo io, ma nel senso che gli altri non la percepivano nello stesso modo. E poiché la percezione pesa spesso di più della realtà, abbiamo tirato avanti. Ma quando si accumulano le cause, l’effetto è inevitabile. Chi si ubriaca ogni giorno non è che si mitridatizzerà, al contrario finirà alcoolizzato. Non c’è scampo.

La nostra recessione è cominciata prima che il Covid-19 ci assestasse la mazzata finale, ma in un momento particolarmente drammatico il governo è riuscito a peggiorare le cose. Ha aumentato il debito di cento miliardi, ed ha speso tutto questo denaro non per impedire che le imprese fallissero, ma per mille maldestre e demagogiche regalie. Nessun sostegno alla produzione di ricchezza, solo sussidi temporanei ai dipendenti. Anche nel momento più difficile gli imprenditori sono rimasti brutti e cattivi.

Si conta troppo sui futuri aiuti dell’Europa. Si parla di 209 miliardi come se dovessero arrivare subito e invece sono spalmati su cinque anni. Inoltre, salvo per una piccola parte, saranno soltanto il permesso di fare ulteriori debiti. Un permesso che ci dovrebbero dare i mercati, non l’Europa. Ma già, tutta la situazione è distorta, falsificata, drogata. Il mondo bara e crede scioccamente di poterlo fare all’infinito.

Naturalmente, se domani cadesse il governo e a dicembre si verificasse il collasso dell’Italia, che direbbe la gente? “Finché c’è stato Conte è andato tutto bene, è arrivato quest’altro e siamo rovinati”. Non sarebbe vero, ovviamente. Le premesse del disastro risalgono a molto tempo fa. Tutti coloro che sono stati al governo hanno accettato di guidare una macchina senza freni. E non hanno nemmeno tentato di ripararla. Ma in questi casi la responsabilità, invece di diminuire, aumenta col tempo. Ecco perché il più colpevole, in questa triste gara, è Giuseppe Conte. Fra l’altro perché ha speso più di tutti, male e nel momento peggiore. Egli deve dunque rimanere al timone finché non mieterà, insieme con la sua maggioranza da Corte dei Miracoli, ciò che ha seminato in questo 2020.

Già in ottobre avremo i licenziamenti, le chiusure delle imprese e tutto il rosario di disastri che non abbiamo saputo evitare. Non sarebbe giusto biasimare un altro governo che ha appena ereditato la situazione. Una volta o l’altra a qualcuno deve pur risultare impossibile passare ad altri il cerino acceso.

 

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