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Politica

Nella serata di ieri si sono riuniti a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Conte, i capi-delegazione e i ministri competenti nell’ambito del tema che concerne la tecnologia 5g. Nello specifico la riunione è servita per fare il punto sullo stato della legislazione italiana, con particolare riguardo all’attuazione delle varie previsioni legislative, anche da ultimo introdotte (ad es. d.l. 23/2020, c.d. decreto liquidità), mirate a rafforzare il sistema di difesa e sicurezza nazionale rispetto ai servizi di comunicazione 5G.

Secondo quanto apprende Affaritaliani.it, il confronto ha condotto a una condivisa valutazione positiva dell’assetto normativo di cui l’Italia si è dotata negli ultimi tempi, che appare ben strutturato, orientato alla definizione e prescrizione di standard di sicurezza molto elevati, e idoneo a garantire un adeguato livello di protezione delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di rilevanza strategica.

Altrettanto condivisa è stata la piena consapevolezza dei potenziali rischi connessi alle nuove tecnologie e della necessità di adottare sempre nuove iniziative che rafforzino il livello di protezione, avendo come primario criterio di riferimento la tutela della sicurezza nazionale.

In particolare si è convenuto che appare assolutamente prioritario perseguire una strategia di indipendenza tecnologica nell’ambito dell’Unione europea, con pieno impegno del Governo italiano a operare per assicurare il più pieno coordinamento delle varie iniziative europee adottate sia a livello legislativo sia a livello di realizzazione delle infrastrutture tecnologiche. 

L'Italia frena dunque sulla questione 5g e più nello specifico allontana la Cina e Huawei, la società che si sarebbe dovuta occupare dell'installazione della tecnologia in Italia. Un'esclusione già arrivata in Regno Unito, inizilamente favoravole ma che ha dovuto abbandonare il canale cinese dopo le pressioni statunitensi (in aperto conflitto commerciale con Pechino).

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