Altro che Greta Thunberg e Ddl Zan, i giovani protestino contro i sindacati
Se i giovani avessero cultura economica fuggirebbero dagli slogan della Thunberg e capirebbero che non si salva il pianeta rinunciando ai principi del mercato
Sui giovani grava già il nostro sperequato sistema pensionistico che dà ai padri quello che non potrà dare ai figli, cioè a loro stessi
Nelle ultime settimane i giovani hanno riempito le piazze al grido di “salviamo il pianeta” (durante il COP26) e “difendiamo i diritti di tutti” (dopo il fallimento della legge Zan). Nobili principi che appoggiamo in pieno. Ma c’è un però, che è quello dello scarso pragmatismo di questa generazione giovanile che sostiene battaglie ideali e emozionali, mentre sembra poco incline a battaglie più legate al presente.
Questi giovani, se avessero un briciolo di cultura economica fuggirebbero dagli slogan di Gretha Thumber, se leggessero di più Franco Prodi o Chicco Testa capirebbero che non si salva il pianeta rinunciando tout court ai principi del mercato e del buon senso (distruggere intere filiere produttive avrebbe costi sociali enormi), se avessero un briciolo di formazione istituzionale capirebbero che è stato l’azzardo del segretario PD Letta ad affossare la legge Zan (bastava farla sopravvivere con mediazioni richieste a gran voce anche da alcune comunità LGBT).
Mi sarei aspettato che i giovani insorgessero di fronte alle recenti affermazioni di Landini sulla necessità di destinare gli otto miliardi del taglio delle tasse, previsti della manovra, ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Con tutto il rispetto, parliamo pur sempre di categorie ampiamente tutelale (e sindacalizzate), mai una volta poi che si provi a legare risorse e produttività, mai.
I giovani vadano pure in piazza con il sindacato contro i fascismi, ma ci vadano anche per battersi contro la sindacalizzazione che li esclude dalle partite sulla redistribuzione delle risorse che impattano la loro vita personale e professionale. Ricordo che sui giovani grava già il nostro sperequato sistema pensionistico che dà ai padri quello che non potrà dare ai figli, cioè a loro stessi.
Ma perché non battersi affinchè alcuni di questi otto miliardi siano destinati, ad esempio, ai giovani per borse di studio generalizzate e straordinarie (ben oltre le solite risicate risorse)? Perché i giovani non fanno barricate su questo? Perché non pretendono che si smetta di caricare su di loro i debiti futuri? Perché i giovani non vanno mai in piazza quando si apre la sessione di bilancio e si decidono i capitoli di spesa? Chiudo con l’invito di una nota rivista religiosa che capita di trovare nelle nostre cassette delle lettere: svegliatevi!
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