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Politica
Assassinio del carabiniere Cerciello Rega, una “lezione” politica?

La tragica vicenda che è costata la vita al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega è tutt’ora avvolta da contorni non chiari anche dopo la confessione di uno dei due giovani americani fermati. Le indagini sono in corso, si vedrà. Tutto ciò non cambia la sostanza politica della vicenda che ripropone la realtà di un Paese dove la sicurezza del cittadino è a rischio, dove le forze dell’ordine pagano anche con la vita l’esercizio del proprio dovere, dove malviventi di ogni risma, provenienza e colore agiscono sfrontatamente e delinquono sicuri di non essere colti in fragranza o, se presi, certi comunque di farla franca o di pagarne il fio in modo assai limitato.

Negli ultimi anni, alle mafie nostrane, alla malavita organizzata e non, si sono aggiunti, fra le ondate di immigrati africani non identificabili, migliaia di giovani extracomunitari irregolari, senza arte né parte, per lo più violenti e arroganti, comunque per nulla interessati all’integrazione, alle nostre leggi, alle nostre regole, ai nostri costumi, facile preda e manovalanza per le organizzazioni malavitose nazionali e internazionali. Per miopia culturale e politica e per interessi di potere ed economici, PD e sinistra e tutto l’ambaradan del cattocomunismo agonizzante ma pur sempre presente negli anfratti massmediatici e finanziari hanno negato l’esistenza di questa situazione fuori controllo (prostitute e prostituti, pusher e borseggiatori, trafficanti di armi e di droga, fuorilegge e killer disposti a tutto) pagandone ripetutamente il prezzo nelle urne senza peraltro rinunciare a bollare chiunque affermi il contrario quale “razzista” e “fascista”, iscritto nel girone dei “cattivi”.

Si è così messa in campo una caccia alle streghe all’incontrario dove si travisa la realtà con le vittime che diventano colpevoli. In questa situazione, i primi a pagare sono le forze dell’ordine, sul campo come in trincea, disorientati perché al di là di annunci e contro annunci, non sanno come intervenire, e quindi alla mercé dei delinquenti. Il carabiniere e il poliziotto si sentono abbandonati, non tutelati da leggi e da regole d’ingaggio interpretabili, in difficoltà nell’agire di fronte al criminale perché se usa la pistola o eccede nell’uso della forza entrerà in una via crucis fatta di sospetti inquietanti e di processi infiniti. L’Italia non ha bisogno di eroi ma dice basta ai carabinieri e ai tutori dell’ordine ammazzati, vittime di delinquenti assassini ma anche dell’impotenza dello Stato e delle scelte sbagliate o mal gestite degli organi istituzionali e dei suoi apparati. Così la sicurezza dei cittadini è stata sacrificata sull’altare di riverniciate ideologie storicamente e politicamente già fallite portatrici di nuovi guai per l’Italia.

E’ per questo che Salvini ha tutt’ora il vento in poppa e PD e sinistra sono in crisi e alla deriva.  Come se ne esce? Non serve una nuova “legge eccezionale” e tanto meno la pena di morte. Anche stavolta, dopo questo ennesimo delitto, la collera, il dolore, le condoglianze rischiano di diventare rituali e inutili, non bastano più. Per battere chi delinque – su su, da chi scippa fino al terrorista – serve ritrovare, oltre a un progetto comune europeo di non facile attuazione, una volontà politica e una coesione sociale  nazionale che sappia utilizzare gli strumenti e le disposizioni dello Stato mobilitando la maturità, la forza culturale e morale della coscienza dei cittadini. Al di là delle cifre sul fenomeno dei “fuorilegge”, peraltro tutt’altro che rassicuranti, c’è nel Paese un senso generalizzato di insicurezza, di convinzione che vince chi delinque e perde l’italiano onesto. Il nemico non è il poliziotto che si difende e ci difende dal delinquente di ogni colore, anche con la pistola.

Il nemico di ogni italiano, è il delinquente che sa di poterla fare franca sempre e comunque e chi lo giustifica e lo “copre” in Parlamento, nei tribunali, sui media. Il fuorilegge è tale qualunque sia il colore della sua pelle. Ma la scellerata e autolesionista politica dell’immigrazione clandestina accettata e mal gestita dal Pd e dai suoi governi di centrosinistra favorisce chi delinque, moltiplicandoli in una perversa spirale di un “comunismo interrazziale” con a base l’Italia, il Paese per anni irresponsabilmente più ospitale e anche più facile da colpire. Va rilanciata una azione ideale e politica unitaria che isoli chi delinque, creando attorno una terra bruciata, facendo mancare loro ogni copertura. In altre parole si deve tagliare alla radice l’idea che in Italia chiunque può arrivare come vuole e fare quel che vuole, impunemente. In caso contrario, si mette a rischio, oltre la sicurezza personale del cittadino, la tenuta democratica e il futuro del Paese.

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