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Politica
Regeni e una generazione di giovani perduti. Silenzio assordante dello Stato

Di Simone Rosti

Usciamo dall’infodemia per qualche istante per favore. C’è una notizia sulla quale più leggo dettagli e più provo vergogna. Parliamo del caso Regeni, dei macabri dettagli che sono usciti da parte di alcuni testimoni nelle indagini in corso e dei timidi passi che la politica sta tentando di fare con un blando coinvolgimento tardivo (che risulta offensivo) dell’Unione Europea. Pensate a un giovane, studente, brillante e pieno di vita, che viene torturato con lame e bastoni, piano piano in un’agonia che lo conduce alla morte. Pensate a un genitore che deve leggere e accettare tutto questo. Non siamo in guerra, non c’è una battaglia civile in atto, contesti nei quali queste atrocità purtroppo ne sono parte. Qui siamo invece in un contesto non di guerra, seppure non di democrazia, siamo in Egitto dove governano i militari.

Ma non è dell’Egitto che voglio parlare. La vergogna la provo per il silenzio assordante del nostro Stato. Parlo di Stato perché qui non si salva nessuno, tutte le istituzioni (nessuna esclusa) sono complici del silenzio assordante di questi giorni. Siamo bravi a indignarci con le parole, a esporre bandiere dai balconi, ma poi nei fatti con l’Egitto non siamo capaci di azioni forti. La pavidità di una classe politica la si misura anche in questi momenti, nei quali da salvare c’è la dignità di un proprio concittadino e i principi di uno Stato che, a differenza dell’Egitto, non perseguita i suoi oppositori. Tutto il resto, a partire dagli affari che l’Italia fa con l’Egitto, stavolta non c’entra, sono solo il fumo che coprono inettitudine e viltà. Abbiamo accettato, da parte della classe politica di questi anni, sproloqui e fake news di ogni tipo in ambito economico, abbiamo accettato lezioni di moralisti d’accatto, ma stavolta ci saremmo aspettati un segnale concreto. Invece silenzio, un silenzio assordante, superata l’emozione con frasi di circostanza inutili solo il nulla.

Caro ministro degli esteri, che nelle sue dirette con quell’aria imbambolata discetta, due volte su tre, su temi che c’entrano nulla con il ministero che presiede, perché ora non convoca subito la sua controparte egiziana? Perché non ritira subito il suo ambasciatore in terra d’Egitto? Perché non espelle seduta stante l’ambasciatore egiziano in Italia? Lo so che è più facile invocare l’Unione Europea (odiata fino a poco tempo fa..) come ha fatto ieri pur di non decidere nulla o occuparsi degli spostamenti fra comuni in Italia durante il Natale, che è più facile contare balle sugli effetti dei vari decreti bandiera che ha voluto, ma di questo non gliene faccio una colpa, le sue conoscenze su questi temi sono pari a zero e si è affidato a spregiudicati predicatori, scambiati per professori, che pur di guadagnarsi qualche prebenda le hanno raccontato quelle frottole che sarebbero piaciute al suo elettorato il cui collante ideologico è quello del “vaffa”.

Però, caro ministro, di fronte allo strazio disumano subito da un nostro concittadino, suo coetaneo, mi sarei aspettato un sussulto di dignità, e che lei aprisse come una scatoletta di tonno la sua controparte egiziana anziché timide azioni puramente simboliche. Dopo aver fallito con le scatolette in Italia, magari stavolta qualcosa di buono poteva farlo. Invece no, dobbiamo sorbirci, con la complicità dei media, le beghe giornaliere della ventilata crisi di governo da strapazzo o degli schizofrenici dpcm. La bozza del piano nazionale di ripresa e resilienza (su come usare le risorse del recovery fund) predisposta dal nostro governo è semplicemente penosa e offensiva (leggere Linkiesta Giovanni Cagnoli) per i giovani, allo stesso modo questo immobilismo sul caso Regeni è codardo ed è l’ennesimo colpo a una generazione di giovani perduti.

 

 
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