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Politica
Centrista, liberal moderato ed europeista: il leader-statista che non c'è più

Di Paolo Oddi*

Il 2020 sarà sicuramente ricordato come l’anno “della pandemia mondiale”, l’anno degli sconvolgimenti sociali, l’anno che ha dato all’ Italia più morti delle guerre nazi-fasciste del 1942, l’anno dell’ aumento esponenziale dei disoccupati e la chiusura dell’ azienda. Sicuramente dopo tanto disastro, il 2020 è anche l’anno in cui abbiamo captato che non si può’ far da soli ma uniti; l’anno in cui abbiamo riscoperto la solidarietà tra noi cittadini italiani; l’ anno che ha radicalmente cambiato le nostre abitudini secolari per poterne accogliere delle altre completamente nuove.

Anche se questa pandemia non è paragonabile a morti e disastri di una guerra ( la quale colpisce tutti indistintamente e non ci sono vaccini o precauzioni per difendere la persone e per questo il raffronto non è applicabile), ha comunque prodotto un’ economia propria della guerra. Ha scavato solchi ancora più profondi nella già fragile società italiana.

Eh già. Tante volte dai politici e da chi governa abbiamo sentito questa frase “..siamo in un’ economia di guerra..”. Ma i nostri giovani, i nostri settantenni e addirittura chi ci governa, non hanno mai vissuto la devastante seconda guerra mondiale conclusasi nel 1945; ergo non sappiamo come realmente si potesse vivere in quegli anni strazianti e come reagivano i Governi. Lo sappiamo dalla storia; come le democrazie occidentali hanno applicato restrizioni anche alla politica e alle grandi aziende. Perché come giusto che sia, in un economia di guerra è austerity per tutti: se c’è povertà tra il popolo si tolgono, almeno, e si tagliano stipendi e benefit di chi governa, del Parlamento e del suo indotto. Ma tutto ciò oggi non accade, nonostante da più parti si acclami di essere in presenza di un’ economia di guerra.

Ovvio, non abbiamo più “eroi sacri della politica” come De Gasperi o Moro ma, quello che fa male ai cittadini italiani, oggi, non è solo la poca competenza della classe politica ma, un vero “menefreghismo” totale; parlamentari eletti in collegi o città che nemmeno conoscono pur di avere un posto blindato; l’abbandono totale delle aziende e dei cittadini al loro destino; tutela per chi lavora nel pubblico ed abbandono per chi sta nel privato; il Nord che vuole produrre ed il Sud sempre più indietro; la borghesia scomparsa a favore dei pochi ricchi e dell’aumento esponenziale dei poveri italiani.

Anche se non siamo più governati da personaggi politici con menti eccelse, un minimo di competenza, professionalità e vicinanza al popolo deve esserci. Non dico che si debbano sapere le differenze tra stabilità, governabilità e rappresentatività; oppure le differenze tra federalismo, confederazione e regionalismo; non dico che si debbano conoscere le diverse teorie del liberalismo di Berlin, di Rawls o Nozick prima di parlare di idee liberali; ma nemmeno presentarsi in Tv e fare i “sapientoni” o i falsi amici del popolo quando purtroppo non si ha il know-how in materia politica, economica e sociale.

Ma il problema della classe dirigente italiana scadente non deriva dalle stragi della pandemia ma, dalla scomparsa di veri politici centristi e liberal moderati; soprattutto, dalla poca fiducia degli elettori moderati ai loro rappresentanti. Dopo il crollo totale del sistema DC nel 1994, ci ha pensato il Cavaliere Berlusconi a riproporre il centro. Certo, diverso dalla DC ma con ottime fondamenta. Tutto ciò ha dato grande stabilità ai suoi governi ma poi il centrismo è scomparso. Illuso chi pensava che il Movimento 5 stelle potesse ricoprire quel ruolo quando si sa benissimo che un partito populista non ha nulla dei caratteri liberali, moderati ed europeisti. E tanto è avvenuto.

Allora una volta per tutte chiariamo la situazione. Si sente sempre parlare in maniera sgradevole dei centristi considerati, da sinistra e destra, solo persone che vogliono gestire il tutto; partiti “cuscinetto” che tengono sotto scacco il governo anche con una minima percentuale elettiva; persone assetate di potere e poltrone. Queste sono solo falsità perché sia a destra che a sinistra si ha paura della costituzione di un grande Centro che governi per altri cinquant’ anni; il 70% degli italiani sono moderati, laici-cattolici ed europeisti; si vince le elezioni sempre lì. Ecco perché tutti vogliono i voti del centro.

In primis il “centrista” non è chi vuole le “poltrone” ma, chi pone al centro della questione il Paese ed i cittadini ed oggi non credo che disponiamo politici di questo calibro e con questi pensieri. Poi, c’è il significato di “moderato”, invece, che è complesso perché non è decifrabile con una semplice accezione politica ma, possiamo affermare, in breve, che il moderato è colui che cerca sempre la cooperazione tra le varie forze politiche; non fa risse o spettacoli in Parlamento o TV per sua propria pubblicità; ascolta sempre i cittadini sia quelli che lo hanno eletto sia ancor di più quelli che non lo hanno votato sul territorio; lavora con tutte le forze politiche nelle aule parlamentari sui temi fondamentali del Paese per crescere e riportare alla produttività pro capite e... tanto altro. Quindi, essere moderato non è solo simbolo politico ma, è uno stile di vita cioè se un cittadino, sia esso operaio, impiegato, amministratore, è abituato ad utilizzare questi metodi nella vita comune con rapporto con gli altri, lo farà anche se svolgerà ruoli politici; saranno comportamenti normali per lui. Diffidare, quindi, da chi si professa centrista o moderato quando nelle sue esperienze di vita, o nella politica, con gli altri non ha fatto nulla di ciò descritto precedentemente oppure, proviene da aree sinistroidi, destroidi o populiste; perché quella persona non ha nulla di moderato.

Inoltre, infine, liberali ed europeisti ed uno sconfinato amore per una grande conquista : l’ Europa Unita. Certo, da rivedere trattati e collaborazioni perché qualcosa non va ancora sul bilanciamento del potere degli stati; creare quella famosa Carta Costituzionale europea ancora incompiuta ed auspicata da Altiero Spinelli; rivedere le quote di esportazione dei Paesi membri ma, comunque, una grande conquista. Da evitare, perciò’, politici e personaggi che cercano di convincere gli italiani ad uscire dall’ Europa; sarebbe la nostra disfatta sociale, finanziaria ed economica.

Come ha indicato il bravissimo Presidente Mattarella, spazio “ai costruttori per ricostruire il post pandemia”. Non so se il Presidente stesse pensando in quel momento all’ idea di “costruttori politici “ che ho in mente. Non posso saperlo. Ma di certo, una cosa è chiara: solo un Governo di centristi, moderati ed europeisti ci puo’ far tornare agli antichi splendori di qualche decennio fa nello scacchiere e nella geopolitica europea ed internazionale. Ma, ahimè, oggi, in Italia, di questo tipo di politico-statista non se ne vede neanche l’ ombra.

* Hotel Manager, imprenditore, docente di hotel management. Collabora attivamente con movimenti ed associazioni sul territorio nazionale per la costruzione di un centro moderato

oddipaolo79@gmail.com

 

 

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