Nuovo Italicum/ Renzi e la fine del bipolarismo
Di Ernesto Vergani
Il nuovo Italicum nelle sue linee principali - premio di maggioranza al partito vincitore e non più alla coalizione, abbassamento della soglia di sbarramento, riduzione dei collegi, prossime elezioni politiche nel 2018 - fa intravedere un procedere verso da un lato una sorta di partito unico virtuale, che va oltre quelli effettivi ma che di fatto governa, dall'altro lato fa intravedere la possibile fine del bipolarismo.
E quest'ultimo era l'obiettivo che la politica italiana si era data alla fine della Prima Repubblica. Tutti i partiti attuali - e i loro leader - col nuovo Italicum guadagnerebbero qualcosa e sopravviverebbero. Il che sarebbe possibile proprio perché a ottenere più di tutti sarebbe il Pd, il partito del premier Matteo Renzi.
D'altronde nelle democrazie occidentali il bipolarismo, e in Italia le differenze tra centro-destra e centro-sinistra, sono sostanzialmente teoriche. Riguardano le premesse ideologiche e le finalità ultime. Ciò in particolare perché il comunismo è stato definitivamente messo da tutti in soffitta e una volta per tutte. A cambiare è essenzialmente il peso dato a elementi quali liberismo, intervento dello Stato, merito, pari opportunità e via discorrendo.
Lo stesso Matteo Renzi, intervistato ieri a "Porta a Porta" da Bruno Vespa, ha detto fondamentalmente che le ultime elezioni nel Regno Unito, con il ruolo sempre più importante di liberali e UKIP di Nigel Farage rispetto ai tradizionali laburisti e tories, e le recenti elezioni di Midterm negli Usa vinte dal Partito Repubblicano, indicherebbero una qualche fine del bipolarismo. A questo ragionamento si potrebbe aggiungere ciò che è in Germania la Grande coalizione tra la Cdu di Angela Merkel e la Spd.
Difficile dire se questa sarà la tendenza. Certo si pone una riflessione sul da tanti negli ultimi anni auspicato cammino della politica italiana verso il bipolarismo. Sicuro se si andrà verso questa sorta di partito unico virtuale, fatto da un effettivo primo partito e da altri partiti vassalli, c'è il rischio che questi ultimi agiscano semplicemente più per la propria auto-sopravvivenza che per il bene del Paese. Senza dubbio la fine del bipolarismo e l'avanzare verso una Grande coalizione generalizzata pone il problema di chi debba essere leader di tutto questo, del consenso, del controllo dell'informazione e in ultima istanza della salvaguardia della democrazia.