Politica
“Conflitto d’interessi il primo step. Stop al potere dei grandi editori”

Intervista a Vittoria Baldino (M5s): “Nel testo base ok a ineleggibilità di chi ricopre il ruolo di direttore nei sei mesi antecedenti la candidatura”
Quello dell’editoria rientra tra i settori menzionati nell’ambito delle attività incompatibili per poter ricoprire incarichi di governo nazionale, regionale e locale. Tocca anche questo aspetto la legge sul conflitto d’interessi che dovrebbe approdare in Aula alla Camera a novembre prossimo. Proprio oggi, come spiega ad Affaritaliani.it, Vittoria Baldino, capogruppo del M5s in commissione Affari Costituzionali, infatti “dalla Commissione è arrivato il via libera al testo base”, un testo frutto dell’intesa raggiunta da Partito democratico e Movimento cinque stelle (si partiva da due proposte distinte, una targata Partito democratico e l’altra Cinque stelle). Nel dettaglio la legge punta a fissare dei paletti precisi, “intervenendo - continua Baldino - sia sul piano delle incompatibilità patrimoniali, a cominciare dal possesso di quote in asset strategici per lo Stato da parte di chi aspiri a ricoprire incarichi, e sia sul piano dell’ineleggibilità”. Secondo la deputata pentastellata, “l’approvazione di questo provvedimento segnerà un cambio di passo importante. Anche perché in Italia non esiste neppure una definizione di conflitto d’interessi”. Per quanto, come riconosce la stessa Baldino, l’editoria, meriterà un discorso a sé: “Questo settore è solo sfiorato dalla legge. Per gli aspetti che riguardano appunto le candidature. E’ chiaro che serve una riforma ad hoc. Un tema che in questa legislatura dovrà essere affrontato per scardinare finalmente il meccanismo di abuso di pozione dominante che è la regola in Italia”.
Baldino, soffermiamoci sul testo base. Nel dettaglio, chi sarà ineleggibile?
L’articolo 14 prevede espressamente che i direttori e i vicedirettori di testate nazionali non sono eleggibili se hanno ricoperto entrambi i ruoli nei sei mesi antecedenti alla data di accettazione della candidatura. Un tempo che si riduce soltanto in caso di scioglimento anticipato delle Camere.
Qual è la ratio che ha ispirato questo articolo?
E’ molto semplice: la decisione di impegnarsi in politica non matura dalla sera al mattino, ma nel tempo. Ecco perché è doveroso intervenire per far sì che chi ricopre un ruolo nobile quale la direzione di un giornale e, quindi, fa opinione non si trovi in una situazione di conflitto, influenzando in modo ‘non sano’ l’opinione pubblica.
Come sarà normata invece l’incompatibilità patrimoniale?
Il testo stabilisce l’incompatibilità per le cariche di governo in caso di proprietà, disponibilità o partecipazioni superiori al 2 per cento del capitale in svariati settori. Uno dei quali è, appunto, quello dell’editoria. Una incompatibilità che tra l’altro, è estesa anche al coniuge e ai parenti fino al secondo grado.
Crede sia sufficiente?
E’ un passo avanti importante. Bisogna infatti partire dal presupposto che in Italia non esiste una definizione di conflitto di interessi. Gli stessi interventi in materia che ci sono stati negli anni si sono rivelati insufficienti. Per una ragione molto semplice.
Quale?
Non affrontavano il problema in maniera preventiva. E, poi, non esistevano sanzioni. Aspetti che ora vengono, invece, disciplinati in maniera chiara.
Con quali effetti?
Certamente attraverso una disciplina del conflitto noi puntiamo a preservare l’imparziale esercizio dell’attività di governo e a salvaguardare la legittimità democratica delle istituzioni. Stop, insomma, a interessi privati o particolari che possano compromettere l’agire pubblico. Senza una disciplina seria che individua prevede, sanziona e controlla è evidente che poi la politica diventi appannaggio dei soliti noti.
Lo stesso discorso andrebbe fatto, secondo lei, anche per l’editoria?
Serve una riforma organica del sistema dell’editoria. Occorre una normativa ad hoc. Si tratta di un tema che andrà affrontato in questa legislatura proprio per scardinare finalmente il meccanismo vigente per cui pochi gruppi di potere gestiscono tutta l’informazione italiana.