Politica
Conte candidato premier. Lo scenario che spacca il Pd in tre e che terrorizza sia Schlein che Salis (per la gioia di Meloni)
Primarie con il leader M5S sostenuto da AVS e Renzi

Pd spaccato in tre tra la segretaria Schlein, Salis e l'ultra-sinistra di Albanese
L'incubo per Elly Schlein, dopo il successo alle recenti elezioni regionali in Puglia e in Campania, a parte la probabile (stando ai sondaggi) vittoria del SI' al referendum confermativo sulla riforma costituzionale della giustizia, si chiama legge elettorale. La segretaria del Partito Democratico vorrebbe che restasse in vigore l'attuale Rosatellum visto che con questo sistema il Centrosinistra o campo largo vincerebbe in quasi tutti i collegi elettorali nelle grandi città, da Milano a Torino, da Genova Bologna, da Firenze a Roma fino a Napoli, Bari e Palermo.
Ma Schlein sa perfettamente che il Centrodestra, anche se non riuscirà ad approvare la riforma del premierato entro la fine della legislatura, sta lavorando a una legge elettorale sul modello Regionali o Comunali ovvero un proporzionale con sbarramento basso (ipotesi 3% per favorire Azione di Carlo Calenda) con un premio di maggioranza per la prima coalizione che superi probabilmente la quota del 42%.
Il tutto, come ha scritto ieri Affaritaliani, senza l'indicazione del nome del candidato premier sulla scheda elettorale (che danneggerebbe Fratelli d'Italia), ma con l'obbligo di indicare per partito o coalizione il candidato premier nel momento della presentazione dei simboli e del programma elettorale. E la tradizione nel Centrosinistra è quella delle primarie, a differenza del Centrodestra, alle quali Schlein non potrà sottrarsi.
Ed è qui che il gioco si fa duro. Il Pd potrebbe spaccarsi in tre parti con la candidatura della stessa segretaria, appoggiata dalle correnti di maggioranza Dem, con quella della sindaca di Genova Silvia Salis (che ci terrebbe molto ad andare a Palazzo Chigi) che raccoglierebbe moltissimi consensi dei Dem moderati, cattolici e riformisti, anche non elettori del Pd (alle primarie non si sa mai chi va a votare non essendo elezioni ufficiali) e con una candidatura di ultra-sinistra come quella della relatrice speciale ONU Francesca Albanese, alla quale è appena stata negata la cittadinanza onoraria di Firenze dalla sindaca Sara Funaro, ma che potrebbe portare ai gazebo moltissimi giovani e attivisti pro-Pal.
Chi ci guadagnerebbe in questo scenario? Giuseppe Conte. E' vero che il Movimento 5 Stelle alle Regionali è andato male, o comunque non benissimo, ma ha una base solida di militanti e fedelissimi e potrebbe anche avere l'appoggio di Alleanza Verdi Sinistra (decisivo). Le ipotesi che si fanno nel Pd sono quelle di un 25% a testa per Schlein e Salis, di un 10% per Albanese e di un 40% circa per l'ex presidente del Consiglio 'Giuseppi' (con il quale Matteo Renzi di Italia Viva Casa Riformista ha sempre tenuto ottimi rapporti personali e politici).
E così sarebbe Conte, nonostante i numeri dei sondaggi e delle elezioni, a sfidare la leader del Centrodestra alle Politiche. Ovviamente con la gioia di Giorgia Meloni che con questo scenario vede la sua riconferma a Palazzo Chigi fino al 2032 praticamente sicura.
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