"Arrivati a questo punto, diciamolo con franchezza, non si può cancellare quel che è accaduto, non si può pensare di recuperare la fiducia, condizione imprescindibile per lavorare insieme nell'interesse del Paese. Adesso si volta pagina". E' questo il punto chiave del discorso del presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Montecitorio. Fonti Dem vicine al ministro Dario Franceschini, mentre il premier sta ancora parlando alla Camera, affermano senza se e senza ma che ormai "Renzi è fuori". Anche perché Conte ha detto in Aula che la crisi "ha provocato sgomento nel Paese e rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha fatto salire lo spread, ma perché ha attirato l'attenzione dei media internazionali, delle cancellerie straniere".
Altre fonti Pd, però, vicine al segretario Nicola Zingaretti, sottolineano come Conte non abbia detto "mai più" lasciando quindi aperto un piccolissimo spiraglio a Italia Viva, qualora soprattutto al Senato non si trovassero i numeri per andare avanti senza i renziani (visto che l'operazione 'costruttori' si è arenata). L'impegno per una riforma elettorale in senso proporzionale, scandito chiaramente dal premier a Montecitorio, oltre a una chiusura a Italia Viva, che si era schierata per il maggioritario, è poi anche una manna per il Pd (che proprio sullo stop alle riforme nelle scorse settimane aveva mostrato forti segni di nervosismo) e una grande apertura a Forza Italia, che spera proprio con il proporzionale di ritrovare un ruolo centrale nella politica italiana e non solo di appendice della Lega e di Fratelli d'Italia all'interno dell'attuale Centrodestra. In sostanza Conte tira dritto, "volta pagina" come ha detto, anche se non chiude al 100% a Renzi, ma probabilmente al 99%, provando a strizzare l'occhio a Silvio Berlusconi, probabilmente per cercare di convincere singoli parlamentari più nella speranza di un accordo con Forza Italia.
L'annuncio della cessione della delega sui Servizi, l'intelligence, è chiaramente un'apertura indiretta a Italia Viva, compreso il rafforzamento della compagine governativa, ovvero il rimpasto, messo sul tavolo dal premier. Ma l'annuncio della cessione della delega del ministero delle Politiche Agricole, presa dopo le dimissioni di Teresa Bellanova, viene letta come un'apertura ai cosiddetti costruttori. Tutto è aperto...
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