Politica
Conte e il nodo delle amministrative: ore febbrili per le candidature del M5S

Il test elettorale sarà di fondamentale importanza per il nuovo Movimento guidato dall'ex Premier, ma il tempo stringe e ci sono ancora dubbi da sciogliere
Sono ore febbrili per Giuseppe Conte, consapevole che il destino del Movimento Cinque Stelle 2.0, quello che lo vede nel nuovo ruolo di capo politico, sta per attraversare un passaggio di fondamentale importanza con le incombenti elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre.
Con le maggiori città italiane al voto, è praticamente scontato che si tratti di un test con valenza nazionale, particolarmente delicato per il partito che continua a vantare la maggioranza relativa in Parlamento, frutto dell'exploit nelle urne del 2018, ma poi passato da vicissitudini interne che si sono ovviamente riflesse nei sondaggi.
Il progetto politico dell'ex Presidente del Consiglio guarda alla tanto invocata alleanza strutturale con il Pd, che sposterebbe il M5S nel campo progressista, abbandonando quella vocazione di rottura col sistema che dopo due esperienze di governo – con alleati di segno opposto – sembra ormai da relegare nel passato. A rendere accidentato il percorso ci sono però una serie di considerazioni, che spaziano dalle diverse sensibilità interne a questioni più oggettive date appunto dal peso elettorale stimato dai sondaggisti. Ulteriore motivo di cautela è dato dalle specificità locali, che in occasione delle amministrative non possono essere tracurate. A Napoli si è trovata una convergenza su Gaetano Manfredi, mentre a Torino no e quindi il M5S correrà per conto suo con Valentina Sganga.
Nelle due principali italiane, Conte si trova a gestire uno scenario estremamente complicato. A Roma la ricandidatura di Virginia Raggi si è frapposta tra Conte e il suo ex ministro Roberto Gualtieri, candidato del Pd. I rapporti tra i due sono ancora ottimi, al punto che è stato necessario specificare che Conte sostiene convintamente Raggi e che il “dialogo privilegiato” con i Dem sarà rinviato al ballottaggio (sempre che il secondo turno non veda proprio una sfida tra Raggi e Gualtieri, con una clamorosa debacle di Enrico Michetti).
La Sindaca di Roma non avrebbe gradito – secondo rumors capitolini – l'ormai celebre lettera di Conte al Corriere della Sera, nella quale si è invocata una legge speciale per il rilancio di Milano. La missiva dell'ex Premier ha fatto molto discutere per la clamorosa gaffe sui bambini poveri milanesi erroneamente quantificati in 200.000, quando in realtà sono 20.000. L'ingombrante presenza di quello zero di troppo ha fatto passare in secondo piano altri punti di non secondaria importanza di quello che tutti hanno interpretato come un tentativo in extremis di riavvicinarsi a Beppe Sala, che continua a rinviare l'alleanza con il M5S all'eventuale ballottaggio.
Se davvero quello era lo scopo, forse sarebbe stato il caso di formulare diversamente il passaggio della lettera sulle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, “aggiudicate all’Italia grazie al lavoro che ho fatto con il mio primo governo”, ha scritto Conte. Una rivendicazione comprensibile, ma anche ingenerosa verso gli altri soggetti coinvolti, ovvero i due comuni, le due Regioni e anche il Coni. Sulla scia dell'entusiasmo scatenato dai Giochi di Tokyo e alla vigilia della partenza delle Paralimpiadi, proprio il famoso niet di Raggi alle Olimpiadi viene portato ad esempio di quella prima fase del M5S, un po' autoreferenziale, che si vuole archiviare per diventare, in brutale sintesi, un partito “del fare” invece che del “no a tutto”. Un passaggio per nulla banale, anche perché i temi ecologici sono un elemento identitario delle origini grilline e ogni grande evento sollecita attenzione sul tema.
La questione ambientale è di centrale importanza anche a Milano, dove nella giornata di ieri era atteso il verdetto di Conte sulla candidatura a Sindaca di Elena Sironi, indicata dal Movimento milanese. Sul tavolo c'è anche l'ipotesi legata a Layla Pavone (membro del CdA di Seif, società che edita Il Fatto Quotidiano), ma per il momento l'unico dato certo è che il nodo non è stato ancora sciolto. Questione di ore, dicono fonti interne al Movimento, ma senza nascondere che c'è anche chi è perplesso di fronte all'ipotesi di presentare una candidata di bandiera, per poi al ballottaggio aggregarsi da comprimari alla già nutrita squadra a sostegno di Sala.
Ma quale potrebbe essere l'alternativa, a questo punto? L'unica potrebbe essere chiamarsi fuori dalla contesa, per lasciare libera scelta ai militanti (e ai leader locali) tra i principali candidati. Ciò comporterebbe il rischio evidente di perdere ulteriormente terreno nella città dalla quale il M5S vuole far partire l'assalto alla Regione Lombardia - dove si voterà nel 2023, salvo colpi di scena – e vanificare il proposito di Conte, che ha ammesso gli errori commessi a Milano non certo per vocazione masochistica, ma per provare a voltare pagina. A lui, quindi, il difficile compito di assumere le decisioni più opportune in questa febbrile fase preelettorale: entro il 3 settembre vanno chiuse le liste in tutte le città dove si va al voto.